Le “cialentiadi”, una squallida storia – C’è chi sogna ghigliottine in piazza del Duomo


L’Aquila – LA RICOSTRUZIONE METTE IN FUGA – Non si contano ormai gli annunci di dimissioni (o quasi dimissioni, oppure dimissioni sì-no, o anche dimissioni no punto e basta) del sindaco Cialente. L’ultimo capitolo, come abbiamo riferito, ieri, quando di fronte all’argomento ricostruzione che il consiglio comunale doveva trattare, sono fuggiti in tanti: la minoranza per protesta, ben sapendo però che la maggioranza era sfilacciata, sbandata, incosciente e soprattutto assente in misura massiccia. In disordinata e pavida fuga di fronte alla ricostruzione.
LA DIGNITA? BISOGNA AVERLA – L’Aquila non merita tutto ciò, specie dopo essere stata messa in ginocchio dalla natura. Prima dagli incendi boschivi del 2007. Poi dal terremoto del 2009, cominciato però molti mesi prima, alla fine del 2008: una serie di sventure, di fronte alle quali un popolo forte, coeso, consapevole, ritrova la propria forza e soprattutto la sua dignità: se la possiede storicamente e se ce l’ha nel sangue. Vogliamo ancora una volta ricordare gli Inglesi sotto le bombe tedesche? Vogliamo ripetere “lacrime, sudore e sangue”? No, lasciamo andare: sono esempi e riferimenti che alla debolezza e inettitudine dei politici aquilani (quasi tutti) sembrano un’esagerazione.
ESASPERAZIONE – Gli aquilani che vorrebbero restare nella loro città sono all’esasperazione. Chiedono alcune cose, e vorrebbero risposte. Un sindaco bello e pronto ce l’abbiamo? Pare di sì, è Stefania Pezzopane. Un politico capace e piuttosto fiero pure lo abbiamo, è Giovanni Lolli. Parliamo di città dell’Aquila, non del territorio provinciale. Allora si mettano in sintonia questi personaggi, e si proceda. Basta con questa umiliazione di Cialente, sempre più isolato, teso, vibrante come una stringa nell’Universo quantistico. Consumato, inascoltato.
IL PD ABBIA IL CORAGGIO РIl PD abbia il coraggio di decidere, una volta per tutte, adibendo Massimo Cialente ad un altro ruolo. Non ̬ leale lasciare allo sbaraglio il sindaco in carica, facendogli mancare la terra sotto i piedi.
E qui sorgono i problemi, i più meschini. Quando Cialente grida che se ne va, in tanti corrono ai ripari: nessuno vuole perdere lo stipendio da assessore e le piccole prebende dei consiglieri e dei componenti delle commissioni (ai quali Tremonti ha persino promesso aumenti). La maggior parte dei politici sono nullafacenti, vivono di luce (fioca) e notorietà, si accontentanto delle briciole del potere, si pavoneggiano nei loro luoghi di residenza con il popolo che li crede importanti.
UNICO SCOPO IL GETTONE – Personcine, sovente anche incolte, il cui unico scopo è il gettone di presenza, quindi tanto vale allungare sempre il brodo, e correre poi a dare pacche di solidarietà al sindaco quando esasperato (dai suoi più che dagli avversari politici) grida che se ne vuole andare. Bruciando in cuor suo anche quell’ardore amoroso per la sua città che un tempo coltivava tra le sue speranze e ambizioni politiche.
CHE NE ABBIANO PAURA? Si dirà: ma come, c’è la corazzata Stefania Pezzopane pronta a prendere in pugno il Comune e a raddrizzarlo? Ma è proprio questo che in tanti temono, paventano: che in Comune possa cominciare a cambiare il vento, a funzionare qualcosa, a girare qualche idea che spinga fuori da comodi limbi e protettive ombre chi non fa nulla, chi colloquia troppo con gli imprenditori, che blocca ogni lavoro pubblico, chi sbaglia e non paga mai, e persino chi dovrebbe essere in aula e invece è al mare. E aspetta tempi utili per tentare di partecipare alla ricostruzione: in qualche modo utile per se stesso, e non per la città, di cui a pochi importa davvero qualcosa. Torniamo indietro di qualche riga: agli Inglesi importava che la loro patria non finisse sbriciolata dalle bombe. Perciò lacrime e sangue, coraggio, forza, tenacia e alla fine, vittoria.
AQUILANI E GHIGLIOTTINE – Ora sta agli aquilani alzare ancora una volta la voce e farsi sentire: anche agli aquilani che stanno in politica. Buttare fuori gli incapaci, gli affaristi, gli scrocconi, gli utili idioti, coloro che non ridevano la notte del terremoto (avevano troppa paura per farlo), ma sperano, forse, di ridere nei prossimi mesi. No, qui siamo alle corde: qui si giocano presente e futuro di tutti. Tolleranza zero. Altrimenti, meglio molte ghigliottine in piazza del Duomo, invece di tendoni. E non saranno re e caste nobiliari ad esserne i clienti, bensì personaggi di assai minore prestigio, eleganza, regalità. Teste senza blasone, di cui forse la città si sarebbe dovuta liberare da tempo.


20 Luglio 2010

Categoria : Politica
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