Acqua passata non macina più


L’Aquila – (di Antonio Iorio, dottore ingegnere) – I SOLDI DISSIPATI NON SI RICREANO – Alcuni servitori dello Stato, che per dovere d’ufficio sono intervenuti nell’emergenza post terremoto, rivendicano particolari meriti rispetto agli enti locali e rispetto agli stessi cittadini terremotati.
Il Presidente del Consiglio ci ha messo la faccia ed il cuore ma altri hanno gestito e speso risorse finanziarie senza limiti.
Le necessità post sisma erano:
- assicurare un ricovero temporaneo agli sfollati;
- stabilizzare una parte della popolazione in case provvisorie;
- assistere la restante parte della popolazione con un contributo per autonoma sistemazione o case in affitto dislocate nel territorio nazionale.
Il ricovero temporaneo, tende, alloggi trovati nell’immediato, alberghi, è stato attivato immediatamente.
Nei mesi seguenti tuttavia non si è proceduto al reperimento di alloggi a basso costo e solo in parte al sostegno per autonoma sistemazione.
Il reperimento di alloggi in affitto sarebbe stato possibile, data la enorme disponibilità nel territorio nazionale di abitazioni, seconde e terze case, ed anche nel solo territorio regionale, tenuto conto che lo stesso Codice civile prevede la possibilità di requisizione dietro adeguato compenso.
Il pagamento degli alberghi su base giornaliera, anziché con contratti a pensione di medio e lungo periodo, ha prodotto l’enorme lievitazione dei costi dell’assistenza temporanea.
Le case provvisorie sono state realizzate con una spesa che il Presidente del Consiglio, quale imprenditore di lunga ed ampia esperienza, avrà potuto valutare, a mente fredda, al di sopra di ogni ragionevole limite.
L’immensa disponibilità finanziaria impegnata nei primi mesi dopo il terremoto è nella piena responsabilità di chi l’ha gestita.
NESSUNO PUO’ DARE LEZIONI DI EFFICIENZA QUANDO QUESTA NON E’ COMMISURATA AL COSTO.
Gli Enti locali sono stati trascinati ad intervenire nell’immediato sul puntellamento dei centri storici con un dispiegamento di mezzi e impegno di risorse finanziarie oltre ogni misura.
Per la fase della ricostruzione, al di là di ogni polemica, era ed è chiaro che non si poteva cominciare a ricostruire quando ancora era in atto il terremoto, almeno per sei – dodici mesi, proprio per il timore del ripetersi di un evento sismico dello stesso ordine di grandezza come già avvenuto in tempi remoti a L’Aquila ed anche in altri territori nazionali.
Nel frattempo oltre alla costruzione di case provvisorie, come è stato fatto, si è dato l’avvio alla riparazione degli edifici meno danneggiati e a quelli più danneggiati.
A tal riguardo la comunicazione degli esperti della Protezione Civile è stata piuttosto contraddittoria.
Prima si è detto che il sisma del 6 aprile 2009 era stato il più terribile mai registrato a L’Aquila e che le case che avevano resistito avevano subito il più elevato collaudo e quindi potevano essere riparate immediatamente ed abitate.
Dopo alcuni mesi si è andata diffondendo la notizia che il sima del 6 aprile 2009 non era poi stato quel terribile terremoto di cui si era detto e che anzi, tutto sommato, era stato un piccolo evento senza particolari ed eccezionali effetti locali di amplificazione.
Per le case gravemente danneggiate, le OPCM sulla ricostruzione, prima hanno fatto ritenere possibile di adeguare simicamente gli edifici nel limite dell’80% della sicurezza, rispetto ad un edificio progettato secondo le Nuove norme sismiche, e poi, dopo circa un anno, hanno precisato che il contributo (o indennizzo) era totale fino al raggiungimento dell’80% della sicurezza e che la restante parte è a carico della proprietà.
E’ evidente la grossa differenza degli atteggiamenti e disposizioni impartite sia in linea tecnica che economica.
OGGI CHE SI DEVE AFFRONTARE la riparazione degli edifici riparabili fuori del centro storico per circa 30.000 abitanti, intervengono enormi difficoltà per la disponibilità finanziaria e quindi ritardi e maggiori costi per il prolungarsi dell’assistenza provvisoria che non accenna ad essere modificata a favore degli alloggi in affitto o autonoma sistemazione.
QUANTO AL FINANZIAMENTO DI OPERE PUBBLICHE O EDIFICI PUBBLICI, MONUMENTALI ED ECCLESSIASTICI (ivi comprese le proprietà del clero per attività remunerative quali collegi, dimore per anziani, strutture parasanitarie) si potrà procedere con la migliore cautela e parsimonia dando priorità alle abitazioni.
Una parte dei finanziamenti sono stati impegnati per le opere pubbliche o per il sostegno di attività pubbliche e sono stati erogati secondo necessità, ovviamente, e non per graziosa donazione del gestore dell’emergenza e quindi non possono essere rinfacciati ai destinatari, pubblici o privati, per averli ricevuti ed utilizzati.
CONCLUDENDO, un grazie al Governo ed al Presidente del Consiglio Berlusconi per il Suo impegno, agli italiani che con sovvenzioni in denaro o con attività di volontariato hanno aiutato i terremotati nell’emergenza ed aiuteranno con i provvedimenti di finanza pubblica la ricostruzione.
Ma a coloro che, facendosi scudo dell’autorità del Presidente del Consiglio, vogliono rivendicare il diritto di giudicare le azioni necessarie alla ricostruzione, va ricordato che nel territorio colpito dal sisma e in questa Regione Abruzzo vi sono sufficienti ed elevate capacità intellettuali per affrontare il futuro e che quegli stessi personaggi non si possono permettere di brandire la disponibilità dei finanziamenti come una clava contro gli stessi cittadini ed i loro rappresentanti.
Al Presidente del Consiglio si riconosce l’alta capacità intellettuale ed in specie imprenditoriale che lo dovrebbe mettere in guardia rispetto alla pletora di cortigiani che hanno speso e spendono la Sua immagine e si è certi che il Presidente non farà mancare il sostegno a questo territorio e ai cittadini così disastrati.


30 Luglio 2010

Categoria : Dai Lettori
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