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Lettera aperta al professor Guido Visconti
30 agosto 2010 @ 20:56 Categoria: Dai Lettori
[1]L’Aquila – (di Gino Lucrezi) Esimio Professor Visconti, seguo da tempo con piacere la sua prestigiosa attività scientifica, che porta tanto lustro anche alla nostra università e, di riflesso, alla nostra città. Proprio per questo motivo sono rimasto stupito nel leggere il suo intervento sul Centro di giovedì 26!
Non posso fare a meno di cogliere la contraddizione fra la sua difesa ad oltranza dei membri della Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi (sui quali mi esprimerò più avanti) ed il suo richiamo al dovere della classe scientifica di informare correttamente la società.
Così come, nel suo campo (il clima) è compito degli studiosi avvertire delle conseguenze delle azioni dell’uomo (come ad esempio la produzione di CO2), analogamente è compito dei sismologi avvertire dei rischi connessi al territorio e ai suoi movimenti. Ma proprio in questo la Commissione ha rinnegato il proprio compito! Mentre tutta l’evidenza scientifica evidenziava la forte probabilità di un sisma catastrofico nella nostra zona entro i prossimi anni, la Commissione preferiva ignorare l’esistenza di questi rischi, scegliendo piuttosto di “rassicurare” la popolazione, invece di fare una corretta analisi dei rischi, informando la popolazione e le autorità locali, chiedendo a queste ultime di fare i loro preparativi. La commissione, insomma, si è schierata dalla parte di quei costruttori edili che, negli ultimi decenni, volevano solo abbassare i costi di costruzione, dei politici che hanno assecondato la voglia di profitto di questi costruttori, e di coloro che hanno intimidito quei sismologi che su riviste scientifiche accreditate pubblicavano dati sulla pericolosità del terreno nel centro storico aquilano. Insomma, stiamo parlando di una commissione che ha tradito proprio quelle stesse responsabilità di cui lei parlava nella sua lettera.
Voglio che sia chiaro che sono d’accordo con lei, quando dice che la ricerca scientifica deve essere libera. Ed aggiungerò che secondo me la ricerca deve essere libera di partorire anche le teorie più bislacche (come del resto appariva bislacca, al suo inizio, la fisica quantistica) perché, a priori, non è possibile sapere se queste teorie abbiano fondamento oppure no. Sarà poi il metodo sperimentale a fare da crivello, selezionando le teorie corrette e scartando quelle che non trovano riscontro. Ma guai se organismi tecnici e decisionali si basassero su teorie ancora dubbie nel prendere le proprie decisioni!
Farò un esempio. Alla fine degli anni ottanta, il professor Peter Duesberg, noto biologo e membro della National Academy of Sciences, propose una teoria alternativa sull’origine dell’AIDS, che ebbe anche il sostegno del premio Nobel per la chimica Kary Mullis. Questa teoria sosteneva anche la possibilità di curare l’AIDS con la penicillina, farmaco più economici degli antiretrovirali come l’AZT.
Nell’ottica della libertà della ricerca, sosterrò sempre il diritto del professor Duesberg di studiare la sua teoria, e di porla al vaglio della comunità scientifica. Ma fintanto che l’evidenza sperimentale non avrà dimostrato (con conferme indipendenti) la validità di tale teoria, nessuna commissione sanitaria deve prendersi la responsabilità di sostituire le terapie attualmente in uso con la penicillina proposta da Duesberg. Per la cronaca, la teoria di Duesberg è oggi considerata screditata per la mancanza di validazioni indipendenti, ma a priori non poteva essere scartata.
Analogamente, è perfettamente lecito che un singolo sismologo porti avanti la teoria secondo cui “non c’è pericolo perché c’è uno scarico continuo di energia” (questa è una delle cose che sono state sostenute nella riunione della commissione il 31 marzo, pur di rassicurare gli aquilani e gli amministratori locali). È vero che tale teoria si basa solo su credenze popolari, non esiste alcuna evidenza sperimentale che la confermi, e non si ritrova in letteratura scientifica alcun articolo che sostenga tale ipotesi. Ma, proprio per il fine imprescindibile di garantire pienamente la libertà di ricerca, va consentito di portare avanti anche la ricerca su una teoria del genere, per quanto essa sia addirittura meno credibile di quella di Duesberg.
Ciò che invece non è accettabile è che un organismo tecnico ed operativo, quale è la Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, prenda decisioni accreditando una simile teoria. Tornando al nostro esempio di prima, è come se la Commissione Unica del Farmaco decidesse di cancellare i farmaci antiretrovirali dal prontuario medico, impedendo di utilizzarli come terapia per i malati di AIDS, lasciando solo la penicillina. Un simile comportamento sarebbe inaccettabile, e, se venisse punito dalla magistratura, non andrebbe comunque ad intaccare la libertà di ricerca. Peraltro, è più probabile che la penicillina possa aiutare chi è affetto dall’AIDS, piuttosto che il Montepulciano d’Abruzzo si riveli utile a prevenire i terremoti.
Vorrei anche far notare come la Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi non abbia redatto alcun verbale della riunione, se non dopo il 6 aprile. Per quanto, come si è detto, non si stia parlando di un organismo scientifico, questo è comunque un comportamento totalmente contrario al modo di procedere di uno scienziato che invece, come giustamente ricorda l’IUGGG, deve essere improntato ad “onestà, integrità e trasparenza”.
Posso capire che l’IUGGG esprima una posizione come quella da lei citata, a difesa dei membri della commissione. Posso capirlo perché è facile che chi si trova fuori dall’Italia possa essere male informato su ciò che sta accadendo (ad esempio, chi ha riferito loro delle accuse della magistratura le ha travisate). Così come è possibile che l’IUGGG non sappia che non stiamo parlando di una commissione scientifica che si occupa di ricerca, ma di una commissione tecnica col compito di valutare i rischi e di indicare le azioni di prevenzione da mettere in piedi. Addirittura, uno dei membri della commissione rivendicava attivamente il proprio status di “operativo” invece che di scienziato! Così come è comprensibile che l’IUGGG difenda i propri associati a prescindere da ogni altra considerazione.
Ma mi stupisce che lei non rilevi la contraddizione fra l’affermare che non si può prevedere se un terremoto arriverà o non arriverà e contemporaneamente difendere una commissione che (usando una sfera di cristallo, un pendolino, i tarocchi, o chissà quale altro metodo di divinazione, ma certamente non il metodo scientifico) ha sostanzialmente previsto che non ci sarebbe stato alcun terremoto, ed ha invitato la gente alla tranquillità, invece di dire quali precauzioni prendere contro un evento imprevedibile ma assolutamente possibile.
Questo comportamento è totalmente antiscientifico. Oltre, che, ovviamente, criminale, e per questo motivo i membri della commissione sono sotto indagine.
Per concludere vorrei confutare il titolo che lei o i redattori del quotidiano hanno apposto al suo intervento: “Non si processa la scienza”. Qui sotto processo non è né la scienza, né quegli scienziati che si comportano con onestà, integrità e trasparenza, e che sono in fondo la maggioranza. Qui sono sotto processo delle persone che hanno dato rassicurazioni infondate, hanno falsificato verbali, hanno fatto previsioni per definizione impossibili, hanno dato credito ad idee prive di riscontro scientifico (come quella delle piccole scosse che scaricano l’energia della faglia). Anzi, questi signori devono ringraziare il cielo che in Italia non esiste un reato di “attentato al metodo scientifico”, perché se vi fosse non troverebbero nessun tribunale disposto ad assolverli. E purtroppo l’atteggiamento antiscientifico della commissione contribuirà ad aumentare la sfiducia che tanti cittadini hanno (ingiustamente) verso la scienza.
Chi, come lei, compie la sua ricerca con onestà, integrità e trasparenza, non ha nulla a che temere da queste indagini, ma anzi, per amore della scienza, deve sperare che certi comportamenti vengano puniti. Spero soprattutto di non vedere più il suo nome associato a quello di chi ha tradito la scienza. Lei non lo merita.
Con rinnovata stima, Gino Lucrezi (Nella foto il prof. Guido Visconti)
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