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L’Aquila 309 morti, Christchurch 2: perchè?

9 settembre 2010 @ 10:31 Categoria: Dai Lettori

[1]L’Aquila- (di Gareth Fabbro, geologo gallese, su indicazione di Giulio Petrilli) – Con tutto il chiasso attorno alla questione se fosse stato possibile prevedere il terremoto a L’Aquila, forse ci dimentichiamo che realtà non ce n’era bisogno. Come ha mostrato il recente terremoto di Christchurch (Nuova Zelanda), le città possono sopravvivere relativamente incolumi senza predizione alcuna. Quel che serve è un’adeguata preparazione.
L’intero aspetto della “previsione” è un diversivo. Tutti sapevano che prima o poi L’Aquila sarebbe stata colpita da un terremoto. Indipendentemente da quanto detto dagli scienziati sulle possibilità di un terremoto a breve termine, la città doveva essere pronta. Il paragone tra L’Aquila e Christchurch mostra cosa si può ottenere con una diversa preparazione.
Intanto qualche dettaglio sui due terremoti: la magnitudo a L’Aquila era di 6.3 Mw, ad una profondità di 9 km; Christchurch era di 7.1 Mw a 10 km di profondità. La popolazione di L’Aquila è di 73.000 abitanti, mentre Christchurch 370.000. Questi numeri fanno pensare ad un numero di vittime molto maggiore a Christchurch.
In realtà non è così. A Christchurch ci sono stati solo 2 persone che hano riportato ferite gravi. L’Aquila invece ha avuto 308 morti. Come ha fatto Christchurch a rimanere così illesa?
C’è un tantino di fortuna nel nuemero delle vittime. In NZ il terremoto ha colpito alle 4:35 del mattino, quando quasi tutti dormono. Molte fotografie dei danni causati mostrano le strade del centro cittadino invase da macerie. Sarebbe andata molto peggio se fosse accaduto in un momento in cui le strade fossero state piene. Ma non è questo che fa la differenza con L’Aquila, dato che anche in Italia il terremoto colpì nelle prime ore del mattino, alle 3:32 locali.
Ma quel che conta di più è che il danno agli edifici di Christchurch è molto minore rispetto a L’Aquila. Perché? La corretta applicazione dei regolamenti edilizi. Potrà sembrare poco, ma le regole sull’edilizia sono probabilmente la miglior garanzia di sopravvivenza in caso di terremoto. Anche se l’Italia ha regolamenti severi, specie nelle aree più soggette a sisma, molti degli edifici a L’Aquila non erano costruiti secondo le regole. Sappiamo che il crimine organizzato è un grosso problema nell’industria edilizia in Italia, soprattutto nel sud. Alcuni costruttori canaglia hanno anche utilizzato materiali scadenti per risparmiare soldi, facendone pagare il prezzo agli abitanti.
Ci sono poi altre cose che fanno sì che la NZ riduca l’impatto dei terremoti. Ci sono campagne d’informazione che spiegano ai cittadini cosa fare in caso di sisma, ed assicurazioni sul terremoto obbligatorie del Governo mettono fanno sì che vi sia sempre pronto un fondo per la ricostruzione immediata.
Sono tutti elementi che autano, ma sono le regolamentazioni edilizie l’elemento cruciale. Sarà un cliché ma è vero: i terremoti non uccidono, sono gli edifici che crollano che uccidono.
C’è una grossa differenza nell’impatto del terremoto di Christchurch con quello di Haiti, e nelle implicazioni che ha la povertà sull’alto numero di vittime. La NZ e l’Italia comunque hanno un reddito procapite abbastanza simile, 29.000$ circa. Le mancanze a L’Aquila non sono dovuti alla povertà, né all’ignoranza scientifica. Sono politiche. Non si è lavorato abbastanza per assicurare la resistenza edilizia in caso di disastro naturale. E’ una lezione che ogni paese a rischio sismico dovrebbe imparare.


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