Università, Medicina e carriere


L’Aquila – (di Maria Grazia Cifone, preside di Medicina) – Sconcerto e sconforto per le affermazioni del Presidente Chiodi alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Sanità, presieduta dal Senatore Ignazio Marino contenute nell’articolo pubblicato su “Il Centro” del 17 febbraio . Non bastavano decenni di mortificante silenzio da parte dei referenti della sanità regionale, di indifferenza, di non risposte, di mortificazioni, di non rispetto nei confronti dell’istituzione universitaria……..dovevamo arrivare a leggere che alla base del disastro della sanità abruzzese c’è l’Università o meglio la lobby universitaria (“nel senso bonario, americano, del termine”, ovviamente) che avrebbe influenzato le scelte scellerate “in funzione delle carriere”. Pur consapevole di non scrivere cose originali e nuove per i lettori, è doveroso ricordare cose più volte dette e scritte negli ultimi dieci anni.

L’inscindibilità fra didattica, ricerca e assistenza prevede (per legge) la strutturazione del personale docente dell’area clinica della Facoltà Medica. Appare evidente l’anomalia di una Regione in cui numerosi professori e ricercatori di aree centrali nella formazione in ambito sanitario (Medicina Interna, Chirurgia generale e specialistica, Odontoiatria, Igiene generale e applicata, Cardiologia, Anatomia patologica, Ematologia, Reumatologia, Medicina fisica e Riabilitativa, Bochimica clinica, Patologia Clinica, Farmacologia medica, etc) risultano ancora in attesa (alcuni da oltre trent’anni!) di un convenzionamento. Professionalità indiscusse alle quali sono state chiuse tutte le porte dalle strutture sanitarie di riferimento. In considerazione dell’OBBLIGO di svolgimento di attività assistenziale da parte di questi docenti, sarebbe appena il caso di domandarsi quanti danni hanno subito costoro, anche in termini di progressione di carriera fortemente condizionata da questa grave anomalia, per non parlare di diritto al lavoro!

I docenti universitari strutturati nel SSR in regime convenzionale percepiscono lo stipendio dall’Università. Nel riconoscere che l’attività assistenziale inscindibile dalla didattica concorre alle finalità del sistema sanitario, la legge prevede, a carico del SSR, solo un’integrazione stipendiale per l’equiparazione all’unità di personale ospedaliero di pari ruolo e di pari anzianità (per semplificare, una lunga anzianità nel ruolo di professore comporta l’azzeramento dell’integrazione stipendiale, ovvero COSTO ZERO). Appare immediatamente evidente il vantaggio che ne deriva dall’acquisizione di professionisti a fronte di un impegno economico irrisorio. In che modo, quindi, l’Università può avere inciso sul “buco” della Sanità Abruzzese? E’, altresì, bene ricordare ancora una volta che la “mission” di una Facoltà di Medicina è quella di formare, di trasformare la ricerca in conoscenza e la conoscenza in “salute”. Il miglioramento di percorsi assistenziali, di prevenzione, di diagnosi, di terapia è l’obiettivo formativo dei corsi di laurea e delle scuole di specializzazione di area sanitaria ed è alla base di tutte le linee di ricerca di area biomedica.

Un commento su quanto affermato dal Dott. De Rubeis e pubblicato sullo stesso numero de “Il Centro”. La Facoltà di Medicina dell’Aquila, sorprendentemente, non è stata coinvolta, in alcun modo, nella ridefinizione della rete ospedaliera, anche laddove siano stati previsti (?!?) spostamenti di Unità a direzione universitaria da un presidio all’altro come si evince dall’articolo. Viene da pensare che, nella nostra Città, nella nostra Provincia, nella nostra Regione, la presenza della Facoltà di Medicina non rappresenti un elemento di rilievo e si possa prescindere dal rispetto di normative che la vincolano visceralmente alle strutture sanitarie di riferimento. Infine, la Facoltà di Medicina non ha MAI proposto “spostamenti di specialità” verso la ASL di Teramo. Penso che NESSUNO possa dire che la nostra Università, in generale, non stia combattendo quotidianamente, nonostante le tante avversità, per ridare vita a questa città. Ma si può dire questo di tutti?


19 Febbraio 2011

Categoria : Cronaca
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