Dopo sisma, solo il lavoro ci salverà


precari-stanchiL’Aquila – (Prof.Flavio Colacito, psicopedagogista) – Il terremoto è sempre più una realtà dalle mille facce, un evento che, per essere compreso fino in fondo, va calato nella realtà, nel territorio, facendo un bilancio tra passato e presente, senza dimenticare il futuro. Si dice che bisogna guardare avanti, che ora più che mai si deve partecipare al processo di ricostruzione, ognuno con il proprio contributo, della città e del suo comprensorio, di non abbandonarla come vorrebbe fare qualcuno, perché L’Aquila potrà tornare a vivere solo grazie alla sua gente. Queste considerazioni sono giustissime e fanno bene ad essere comunicate dai nostri amministratori, quelli che con coscienza e tra mille difficoltà fanno onore al compito che è stato affidato loro dagli elettori. Purtroppo l’evento sismico, oltre a distruggere e a cancellare tante vite innocenti, si è abbattuto su un territorio già gravemente provato da una crisi economica profonda, amplificata da quella dei mercati internazionali, la stessa che ha portato al collasso il polo elettronico aquilano e il suo indotto, il tutto tra licenziamenti e cassa integrazione ai massimi storici. Chi opera a sostegno delle persone, sa perfettamente quanto sia importante il lavoro, non solo dal punto di vista economico, ma anche per il buon equilibrio psicologico della persona: chi lavora ha una migliore percezione di sé, è meno soggetto a turbe depressive, mantiene alte le facoltà intellettive. Per l’economia del territorio la presenza dei lavoratori garantisce i consumi, incrementa i movimenti commerciali, favorisce la politica degli investimenti, attrae i grandi gruppi commerciali che, seppure attraverso contratti poco remunerativi, portano attraverso i loro insediamenti centinaia di posti negli ipermercati dando occupazione ai più giovani, gli stessi che rischiano di andare via se non avranno alcuna certezza sul futuro che li attende. Proprio in questi giorni il dramma della disoccupazione è apparso in tutta la sua dura realtà: la Transcom manda a casa 276 dipendenti, più altri 77 trasferiti in altre sedi, e chiude in città. Ben 1.571 aziende comprese nel cratere hanno fatto richiesta all’Inps per la cassa integrazione in deroga che riguarda 6.761 lavoratori. I dati Istat, confermati anche da Draghi, parlano chiaro: nei primi tre mesi del 2009 la disoccupazione in Abruzzo è salita al 9,7 %, superando la media italiana nell’ultimo ventennio. Preoccupa la situazione della Coop Centro Italia che ha visto svanire la possibilità di realizzare un grosso punto vendita in seguito all’esproprio dei terreni da destinare alla costruzione di alcuni alloggi per gli sfollati: a rischio 90 posti di lavoro. Sul fronte occupazionale si gioca il futuro dell’intero comprensorio. La stessa tanto auspicata rinascita non può basarsi sul precariato, pubblico o privato che sia, e di questo il governo dovrà tenerne conto nei prossimi decreti riguardanti l’emergenza terremoto in Abruzzo. Negli enti locali, ormai da anni, si consumano le ansie e le aspettative di quanti vivono la personale situazione lavorativa all’insegna di contratti di lavoro a scadenza. Ora le preoccupazioni di prima sono diventate un vero dramma, in quanto la mancanza di prospettive certe sulla stabilizzazione di molti dipendenti a tempo determinato in indeterminato, comporterebbe un danno economico inimmaginabile per la città: decine di famiglie non avrebbero più motivo di rimanere a L’Aquila e molte professionalità andrebbero perse, così come aumenterebbe le sacche di povertà ed emarginazione. L’impegno preso dal governo volto ad affrontare con il pacchetto anticrisi la difficile situazione economica nazionale prevede l’assunzione, gradualmente, dei dipendenti pubblici che hanno maturato il requisito dei tre anni, così come era previsto in precedenza dal decreto Bersani: benissimo. Per L’Aquila è auspicabile un decreto nel quale vengano date garanzie ai dipendenti pubblici locali mediante una copertura economica che possa trasformare i contratti in scadenza a tempo indeterminato. Tale provvedimento, oltre ad alimentare concrete speranze per il futuro, scongiurerebbe il pericolo di fuga, dando un impulso ai consumi in forte calo in tutto il territorio colpito, così da essere funzionale a quanti, lontano da polemiche e disfattismi, hanno voluto rimettersi in attività fornendo servizi alla collettività: bar, ristoranti, luoghi di ritrovo. Alcuni imprenditori questa priorità l’hanno capita a fondo: la Edimo costruzioni ne è un esempio, soprattutto per il fatto di offrire lavoro a decine e decine di operai, tecnici, ingegneri, architetti e geometri, una realtà colossale al servizio della ricostruzione in grado di essere competitiva a livello nazionale. Un altro elemento chiave è la realizzazione di una zona franca dove sia inequivocabilmente conveniente aprire attività commerciali, avviare imprese, assumere personale, beneficiare di effettivi sgravi fiscali impossibili da ottenere altrove, un’oasi fiscale in grado di far ripartire il volano economico abruzzese proprio dalle zone più colpite. Bisogna evitare che la morte dell’occupazione mini irrimediabilmente l’Abruzzo interno: questa la sfida.


29 Giugno 2009

Categoria : Cultura
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