SEL, ciò che serpeggia su Facebook


Pescara – (di Daniele Licheri, coordinatore Sinistra e libertà) – In questi giorni a Pescara sono avvenute due vicende apparentemente distanti. Ma il luogo che le accomuna è la rete (e in particolare Facebook) e ambedue ci richiamano a un tema di fondo. La prima vicenda è quella del Festival Dannunziano e delle conseguenti polemiche sui costi e sul programma, sottaciute e semi pubbliche ma serpeggianti in rete tra operatori culturali e non.
La seconda è quella di alcune annotazioni del consigliere comunale Antonio Blasioli, che invitava i turisti a non frequentare la costa durante il weekend per impossibilità di trovarvi parcheggio.
Da frequentatore dei social network mi è capitato di rilevare che viene spesso sottovalutata la potenza e la velocità della rete nel produrre discussioni e opinioni e, di conseguenza, fatti politici.
Ma in questa calda estate pescarese si passa dalla sottovalutazione al suo opposto: c’è una grande timore (sintomo di grande debolezza) per le libere idee che circolano sul network a tal punto da ricorrere ad atteggiamenti censori e a una sorta di militarizzazione di questo territorio virtuale
La rete è un bar ‘contemporaneo’ dove scambiarsi opinioni, sensazioni e sfoghi. È un moderno muretto per commentare liberamente con i propri amici ciò che si ama o si odia, le difficoltà o i desideri e le paure. Considerata la carenza di spazi pubblici e gratuiti a Pescara dove potersi incontrare, soprattutto per i più giovani un luogo come la rete diventa un potente canale di aggregazione.
Se il giorno dell’inagurazione del Festival Dannunziano si mobilita la Digos temendo possibili contestazioni perché qualcuno (io stesso) ha democraticamente e pacificamente dissentito parlandone sulla propria bacheca di face book, siamo messi davvero male! Un’iniziativa di tale portata (anche economica) è soggetta alle luci della ribalta nel bene (come vogliono gli stessi promotori) e nel male . Se un’amministrazione comunale , in una fase così critica di tagli alla cultura, sceglie di investire in un grande evento quasi tutte le risorse disponibili per la cultura, lasciando gli operatori del territorio senza risorse, quantomeno dovrebbe accettare la libera critica. Come la democrazia dovrebbe ancora permettere.
È mortificante pensare che, oltre a non essersi confrontata con tanti operatori culturali, questa amministrazione si prodighi nello spiare tra le pieghe della rete discussioni chedovrebbero avere un carattere pubblico, e chi ha voluto reprimerle, potrebbe invece dar loro un luogo più consono e dignitoso.
Ciò appare poi preoccupante se parliamo di chiacchiere tra utenti di un social network.
Non c’è scusa di ordine pubblico che tenga quando in gioco c’è il diritto al dissenso.
Stiamo sfiorando il regime.
Un innocuo commento di Blasioli trasformato in polemica con un tiro al bersaglio e costringendo l’autore di una battuta a una smentita.
Chiedo a tutti, alla politica ma anche ai media: qual è il confine tra pubblico e privato, cosa ci sarà consentito dire per non essere spiati come fossimo potenziali criminali anche quando ci stiamo rilassando davanti a uno schermo? E, dall’altra parte, per costruire le notizie e controllare i dissensi s’ha da monitorare ogni commento altrui prescindendo dalla sua importanza?
Attenzione a non imboccare direzioni molto pericolose per la democrazia. Forse è il caso di aprire un dibattito pubblico, abbandonando finti atteggiamenti di cortesia bipartisan che poi mascherano atteggiamenti violenti e repressivi”.


30 Giugno 2011

Categoria : Politica
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