Brioni, purchè resti abruzzese


(di G.Col.) – Un altro gioiello di famiglia emigra, per fortuna in Europa e non oltre gli oceani, la Brioni Roman Style di Penne: sartoria di qualità mondiale, negozi in tutto il mondo, abiti addosso a celebrità, da Obama a Kirk Douglas, da James Bond a John Wayne. I francesi vogliono acquistarne la proprietà, pare per una somma astrale, 350 milioni. L’azienda ha 1400 lavoratori, diversi stabilimenti in Abruzzo. Ma non importa solo questo. Conta il fatto che la Brioni sia, come pochissime altre cose, l’Abruzzo nel mondo. Quell’Abruzzo geniale, genuino, intraprendente che diviene sempre più filiforme e raro, più di un panda o di un diamante da corona monarchica. Le regole mercantili sono ineludibili, se i francesi comprano, avranno i loro buoni motivi. Francesi, americani, inglesi, forse domani anche i cinesi, si stanno comprando tutto ciò che al mondo conserva valore e in Italia rimane ben poco di italiano. Sicuramente è un segno di stima e apprezzamento per i nostri prodotti, i sindacati pensano che l’avvenire sia meno tenebroso, si spera che l’occupazione resti intatta e anzi cresca. Tutto bene. Ma qualcuno dovrebbe garantirci che Brioni resti abruzzese nel cuore, nell’intimo, nello spirito. Poco importa chi sarà il padrone. Si fa per dire, in realtà dispiace questa alienazione continua del meglio che c’è in Italia, ma, ripetiamo, alle regole di mercato non si sfugge. Però qualcuno ci garantisca che Brioni resti nostrana. In qualche modo. Dopo tutto, gli inglesi hanno venduto la Rolls Royce senza cambiarle identità e fisionomia. Per il mondo rimane british. Sia così anche per Brioni.



30 Luglio 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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