Grandi rischi, che delicatezza…


La notizia, riferita da alcuni avvocati ad alcuni giornali, della richiesta di restituzione delle provvisionali erogate alle famiglie delle vittime del sisma (non tutte), non stupisce né deve sorprendere. Prima di tutto perché era ovvio aspettarselo, dopo l’assoluzione in appello della Commissione Grandi Rischi. Lo Stato aveva anticipato soldi, perché così ordinava il tribunale. Ma presupponendo una colpa. Se la colpa non c’è, lo Stato richiede i soldi indietro. Tutto ciò i legali lo sapevano benissimo, e dovevano informare i loro clienti. I risarcimenti arrivano e sono sicuri solo dopo una condanna definitiva. Le provvisionali si tengono da parte, perché non si sa mai. E a L’Aquila si è visto…
Richiedere i soldi indietro perentoriamente e in modo intimidatorio, dando persino un termine per restituirli, scegliendo per farlo il sesto anniversario del sisma e delle morti, è una “uscita” davvero grossolana, un’azione sgarbata, una prova desolante di insensibilità e arroganza. Pessima pagina di una terribile storia che è ancora da scrivere. E ancora, supponiamo, sorprenderà.
Dino Cecchini, amico teramano degli aquilani mai dimenticato, diceva: “Che delicatezza…”. Con ironia, ma anche con amarezza, di fronte alle brutture della vita e del nostro paese sempre più decaduto, in retromarcia, al tramonto. Se fosse ancora con noi, lo direbbe senza sorriso. Infatti, davvero non c’è niente da ridere.



28 Marzo 2015

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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