Gasdotto: politici o tribuni della plebe?


L’Aquila – (di Fabio Spinosa Pingue, presidente Confindustria L’Aquila) – Se la sindrome NIMBY colpisse ogni abitante della Terra, diventerebbe di fatto impossibile assumere tutti quei provvedimenti di interesse collettivo che risultassero fastidiosi per la zona coinvolta. Si arriverebbe così al paradosso per il quale, pur riconoscendo un impianto come essenziale, o comunque valutabile, non si riuscirebbe ugualmente a realizzarlo. Gli anglofoni, per indicare la degenerazione estrema della sindrome NIMBY, utilizzano l’acronimo BANANA: “Non costruire assolutamente nulla in alcun luogo vicino a qualunque cosa” (Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything).

E’ singolare, anche se ormai di prassi, che rappresentanti della cosa pubblica non curino la stessa ma la propria raccolta di consenso, cavalcando ora una protesta ora un’altra.

La politica si fa con le proposte e non con i reclami, i proclami e le manifestazioni di piazza.

Sarebbe ora di cominciare ad occupare lo spazio dell’informazione pubblica per parlare di cosa è buono fare e di chi ha fatto bene anziché spendere tempo (pagato con denaro pubblico) per parlare male di chi ha fatto male e di chi ha fatto bene.

E’ qui che cominciano l’etica e la moralità.
Cavalcare la protesta come sistema è pura demagogia, finalizzata a fare vetrina e stare in mostra per raccattare qualche voto.

Ebbene, segnalo al Vice Presidente della Commissione Lavori Pubblici della nostra Regione, che gli uomini del “no a prescindere” stanno ad attestare che conflitto e scarsa partecipazione sono le due gambe sulle quali stiamo camminando in questo momento: un modo piuttosto instabile per affrontare la crisi epocale che ci attanaglia.

Dunque, nel corso di una necessaria negoziazione con il Territorio, come quella mai percorsa di Agenda 21 Locale, la cui applicazione invoco con forza, si possono costruire le forze necessarie per addivenire al buon esito del confronto, si può fare chiarezza sulla posta in gioco, si possono coinvolgere tutte le parti in causa e distribuire conoscenza nel territorio.
E’ nostro dovere, in sintesi, governare gli eventi invece che esserne in balia: come attori e non figuranti.
Decidere, insieme agli interessi e alle culture locali, il modo in cui vivere e gestire i rapporti reciproci chiede anche un altro sforzo: lasciarci alle spalle la dialettica del tipo “questo lo ha fatto la destra, questo lo ha fatto la sinistra…” che è solo la tecnica manipolativa del pensiero pubblico messa in campo da chi ha interesse a conservare lo status quo.
Ma tutto questo è molto faticoso, ed è più facile fingere di tutelare gli interessi piuttosto che farlo veramente.
Il nostro è un Paese che ha bisogno di scelte responsabili e di affrontare i problemi con serietà ed equilibrio. Dobbiamo essere aperti al dialogo, per riportare le questioni alla loro reale dimensione, affrontandole senza generalizzazioni ed inutili pregiudizi.
Chiedo questo per lo sviluppo sostenibile, per l’occupazione, per le nostre imprese e per gli
Abruzzesi, , nella certezza che il ruolo di Confindustria L’Aquila, speso anche a livello regionale come Confindustria Verde, sia quello di garantire il Territorio da quanti intendano realizzare opere altamente impattanti “inaudita altera parte”.


18 Febbraio 2011

Categoria : Economia
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