Una proposta operativa di come organizzare la ricostruzione del centro storico dell’Aquila.


Faccio seguito alla richiesta di collaborazione rivolta da lei rivolta qualche mese fa agli esponenti della società civile e professionale, per illustrare un’ipotesi organizzativa per la ricostruzione veloce dell’Aquila, potendo contare sulle esperienze maturate nella ricostruzione del centro storico di Foligno.
Ho già espresso il mio pensiero su un possibile modello organizzativo generale della ricostruzione che potrebbe imperniarsi su 7 progetti affidati ad altrettante personalità politiche che sovrintendano altrettante strutture tecnico operative strutturate in ragione delle peculiarità dei progetti assegnato loro.
Oggi farò di più, mi immedesimerò presuntuosamente in uno di questi progetti settoriali: quello finalizzato alla ricostruzione del Cento storico aquilano. Ricostruire una città disastrata è un’esperienza complessa, mai realizzata prima d’ora in forma pianificata, anche il suo progetto va progettato. La prima questione riguarda il coinvolgimento della città. Nessun progetto che provoca il mutamento della vita sociale dovrebbe essere calato dall’alto, anche se chi lo elabora fosse una persona particolarmente dotata e lungimirante. Per prima cosa quindi bisognerebbe affiancare al consiglio comunale un nuovo organismo cittadino a carattere consultivo, composto da una trentina tra i cittadini più stimati e rappresentativi di cui la città dispone in campo professionale, culturale, artistico, sportivo e religioso, che possano in qualche modo dare il loro contributo di idee e proposte al consiglio comunale e al commissario per la ricostruzione, su tematiche riguardanti la ricostruzione cittadina e su quello dei progetti di recupero urbano.
Chiameremo questo nuovo organismo “ il Consiglio grande”.
Una volta definito meglio l’organo istituzionale di riferimento si può passare alla proposta organizzativa.
Un primo passo consiste nel nominare un commissario straordinario del centro storico a cui conferire ampi poteri decisionali in ogni tematica riguardante il processo costruttivo.
Purtroppo tutti noi sappiamo quante leggi e leggine ci sono per chi vuole ammodernare la propria abitazione figuriamoci per ricostruire l’intero centro cittadino.
Si passerebbe poi a dividere il Centro storico in un numero limitato di “macroaggregati” che verrebbero trattati come se fossero singoli maxi progetti. Ciascun maxiprogetto verrebbe affidato ad un “ coordinatore del macroaggregato”, nominato con criteri fiduciari direttamente dal commissario straordinario, anche in deroga alle norme nazionali sugli affidamenti progettuali.
Il progettista strutturale di ogni macroaggregato sarebbe invece scelto con gara pubblica a evidenza europea come prescrive la legge. Questi professionisti dovrebbero risedere obbligatoriamente all’Aquila e non potrebbero assumere altri incarichi oltre quello di coordinatore del proprio macroaggregato.
Il macroaggregato includerebbe tutte le unità immobiliari che lo costituiscono, sia pubbliche che private. I loro proprietari potrebbero organizzarsi in un maxi consorzio obbligatorio in cui ciascuno di essi parteciperebbe con quote proporzionali alle superfici di proprietà. La scelta di costituire dei macroaggregati è obbligata in quanto le strutture resistenti al sisma reagiscono come se fossero un unico edifico, quindi le progettazioni strutturali devono necessariamente essere affrontate in u n’ottica unitaria rivolta agli edifici interni al comparto chiuso tra vie principali.
Se la progettazione strutturale deve essere unitaria, quella architettonica, invece può essere affidata dai proprietari a loro tecnici di fiducia che sarebbero chiamati alla riprogettazione distributiva e razionalizzazione impiantistica interna della loro proprietà in un’ottica di macroaggregato, correlandosi costruttivamente coi progettisti dei lotti vicini tramite il coordinatore del macroaggregato affinché la progettazione risulti concepita unitariamente.
In queste progettazioni locali il progettista potrà proporre al “tecnico coordinatore del macroaggregato” il recupero di vani tecnici, o soluzioni tecnologiche moderne, che ottimizzino i consumi o recuperino vani e sottotetti ora inutilizzati e persino compensazioni tra proprietari o cambiamenti d’uso senza seguire le lungaggini degli iter autorizzativi attualmente in vigore. Tutto verrebbe sanato a fine lavori.
Il coordinatore del macroaggregato avrebbe quindi il potere di valutare preventivamente anche proposte di variazioni di standard urbanistici ed edilizi in un’ottica di razionalizzazione del macroaggregato e di sottoporre le soluzioni al commissario straordinario per le autorizzazioni a proseguire. Così facendo si potrebbe procedere speditamente a realizzare ipotesi di ammodernamento e razionalizzazione del tessuto abitativo, di quello commerciale o urbanistico o di arredo urbano che assecondi la caratterizzazione storica dei luoghi o che comunque conferisca un’impronta marcata della città, seguendo canoni liberi purché rispettosi dell’ambiente storco culturale e delle disposizioni impartite dalla soprintendenza per gli immobili vincolati. La deroga dalle innumerevoli leggi che governano il processo di costruzione è giustificata dal fatto che in emergenza si devono prendere decisioni rapide e bisogna stabilire subito se queste vadano contro interessi generali. Il coordinatore ha sempre l’ultima parola nei confronti delle soluzioni proposte dai singoli progettisti, il commissario straordinario l’ultima per quanto riguarda le scelte dei coordinatori, il sindaco o la giunta sentito il consiglio grande, l’ultima su tutti.
Per quanto detto, assume particolare importanza la sensibilità storico artistica e la competenza dei progettisti e dei coordinatori che dovrebbero essere scelti tra i maggiori esponenti della cultura locale o nazionale, ecco perché sceglierli su base fiduciaria senza gara di evidenza pubblica. Le progettazioni finali di ogni singolo macroaggregato sarebbero illustrate anche in corso d’opera al “consiglio grande” per eccepire eventuali integrazioni e ai tecnici designati dal comune riuniti in apposita “conferenza di servizi”, per le verifiche di congruità tecnica ed economica.
Il sindaco e la giunta, come prevede la legge, naturalmente dicono l‘ultima parola per il rilascio delle autorizzazioni ad iniziare i lavori come per un qualsiasi altro progetto edilizio.
L’approvazione di ogni singolo progetto del macroaggregato, col relativo quadro economico, diventa titolo esecutivo per l’accredito dei contributi alla banca di riferimento.
Con l’approvazione del progetto e del suo quadro economico si può dare inizio al normale iter di appalto.
I bandi e le procedure di gara sarebbero espletate dagli uffici comunali o altro organismo ad hoc, secondo le usuali procedure che regolamentano gli appalti pubblici. Si potrebbero adottare come metodo di aggiudicazione “l’offerta più vantaggiosa per l’amministrazione” nella quale potrebbero essere inseriti criteri di preferenza che tengano conto dei tempi di realizzazione e del massimo coinvolgimento in subappalto delle imprese o degli artigiani locali che opereranno in parallelo sui diversi edifici costituenti il macroaggregato sotto il coordinamento tecnico e la responsabilità dell’impresa aggiudicataria. Il coordinatore di ogni singolo macroaggregato assumerebbe le stesse funzioni assegnate dalla legge al Responsabile Unico del Procedimento e risponderebbe unicamente al commissario per la ricostruzione.
In questo modello organizzativo, la copertura finanziaria dei progetti approvati verrebbe garantita al 100% dai contributi pubblici che transiterebbero dallo Stato direttamente alle banche locali convenzionate che si impegnerebbero ad erogarli o anticiparli in caso di ritardi, all’impresa aggiudicataria o direttamente ai terzisti, per stati di avanzamento, redatti dai Direttori dei lavori incaricati dai singoli proprietari, previo controllo di congruità del Coordinatore del macroaggregato e dei tecnici della banca stessa come per qualsiasi mutuo.
Nessuna somma di danaro verrebbe consegnata ai singoli proprietari, nessun complicato calcolo dei contributi per parti comuni o private, per prime o seconde case.
Le abitazioni danneggiate riceveranno, di fatto, rimborsi proporzionali ai lavori eseguiti nelle loro abitazioni che saranno proporzionali danni stimati dal tecnico di fiducia dei singoli proprietari e avvallati dal coordinatore del macroaggregato.
Anche la gestione dei dissidenti o irreperibili diventerebbe più facile. I proprietari delle unità immobiliari avrebbero la garanzia della ricostruzione o consolidamento della loro proprietà, come previsto nel progetto redatto dal loro tecnico di fiducia, che seguirà anche i lavori e risponderà verso di loro delle scelte progettuali e realizzative. Se qualche privato, a discapito della massima equità, si troverà una casa vecchia ammodernata a spese dello stato, meglio per lui, se invece vorrà materiali migliori di quelli previsti nel prezzario regionale se li comprerà a sue spese, se vorrà eseguire modifiche sostanziali o migliorie ne contratterà il prezzo col coordinatore del macroaggregato che risolverà i casi anomali di volta in volta e se le pagherà. In processi così complessi è meglio fare in fretta piuttosto che cercare col bilancino un’equità che comporta ritardi e danni maggiori per tutti. In questa ipotesi si può lavorare in parallelo sui diversi macroaggregati costituenti il centro storico aquilano frazionando fortemente gli interventi progettuali e costruttivi. L’organizzazione dei lavori ricadrà sotto la supervisione tecnica dell’impresa aggiudicataria del macroaggregato che provvederà alla loro pianificazione sui singoli edifici a seconda della fattibilità economica e tecnica garantendo il rispetto dei tempi di consegna per non incorrere nelle penali. Una programmazione facile avendo un flusso finanziario garantito. I primi edifici con danni lievi che non mostreranno pericoli dall’analisi statica compiuta sull’intero macroaggregato, potranno essere sistemati subito e consegnati entro pochi mesi, per procedere gradualmente alla consegna di quelli con lievi danni e quindi quelli da ricostruire a scalare nei prossimi anni. Il compito del commissario per la ricostruzione dovrà essere di stimolo affinché le progettazioni procedano spedite e gli edifici costituenti il macroaggregato costituiscano un insieme omogeneo e armonico rispettoso della storia e della cultura locale. Dovrà anche sovrintendere alle decisioni dei coordinatori dei singoli macroaggregati affinché ogni decisione sia sempre assunta nell’esclusivo interesse della città.


29 Ottobre 2009 - 10:00

Giampaolo Ceci  -  Ingegnere