Letterina del precario natalizio


(Nella foto: il cibo del precario) – “Caro prof. Monti e caro presidente Chiodi, è confortante sapere che non vi parlate. Chiodi ci prova, Monti non risponde. Vi invio questa letterina di Natale non per chiedervi un’elemosina, l’ennesima, ma il diritto di vivere. Sono un precario pubblico di quelli appesi all’ennesimo rinnovo, che al momento non c’è, Voglio dirvi che è inutile, a mio e di tanti altri avviso, tentare di rimettere in piedi l’Italia a colpi di tasse e tagli, se c’è gente – come me e tante altre centinaia a L’Aquila – che non solo vive nell’ansia perenne, ma non ha un presente degno di questo nome, nè tanto meno un futuro.
Infatti, non so a chi chiederete tasse e sacrifici, se continuerà ad esserci gente che il sacrificio massimo lo ha già fatto: ha scelto di restare a vivere in questa realtà. Non si raddrizza un paese che è già morto. Non si costruisce nulla se ci sono tanti giovani che, semplicemente, non hanno prospettive. E quindi vorrebbero non esserci.
Una società non può essere fatta di zombi appesi alle elemosine e ai rinnovi. Zombi tutti giovani, peraltro, e quindi mattoni portanti di qualsiasi società. Quindi ricevete pure questa letterina di Natale, e leggetela con attenzione. Forse non vi rendete conto che tra inoccupati, disoccupati, precari e cassintegrati, presto non avrete niente da risanare. Non ditemi che sono pessimista e catastrofista, perchè il mio calvario (e quello di tanti altri) dura da anni e alla fine uno non ce la fa più a sopportare, sperare, pregare, raccomandarsi. Che Italia è questa? Buon Natale. Firmato: un precario natalizio, da molti Natali”.



19 Dicembre 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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