L’emergenza e i professori-banchieri


Semplicemente non si possono tagliare i soldi per l’emergenza, altrimenti l’emergenza diventerà una malattia mortale e comporterà oneri economici ben più pesanti. E’ quindi un ragionamento lineare che i banchieri e professori al Governo, finora, non hanno voluto capire. Dimostrando, oltre che insensibilità e indifferenza offensiva, anche di non capire ciò che capirebbe una qualsiasi brava massaia.
Se la lavatrice non funziona, conviene aggiustarla, altrimenti ne occorrerà una nuova.
Se i professori non arrivano a tanto, abbiamo seri dubbi sulla loro utilità. Stasera, 21 dicembre, c’è il caos nelle istituzioni e molti sono in preda a comprensibili emotività. Il governo non risponde, la sua porta è chiusa. Si danno malati come impiegati infedeli. O non sanno (e sarebbe grave), o fanno finta di non sapere che una grande comunità è con l’acqua alla gola. E che curarla, dopo, costerebbe molto di più che tenerla in vita adesso.
A meno che non abbiano deciso di tagliare dalle anagrafi 100.000 e più cittadini, destinati ai forni crematori. Si ha la nettissima impressione che il Governo sgoverni. Molti dicevano: se questi sanno solo impugnare le forbici e aumentare le tasse, sono superflui. Lo avrebbe saputo fare chiunque. Se sono anche incoscienti, è il massimo per peggio possibile, scusate il groviglio di parole. O amano anche loro lo stile Berlusconi, cioè la firma all’ultimo secondo? Bene, allora era meglio tenersi Berlusconi e le sue donnine con reggiseni filiformi. Almeno erano belle. Monti e le sue ministre, molto meno.



21 Dicembre 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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