Che novità di Capodanno: carburanti alle stelle e rincari autostradali


L’Aquila – L’Italia furbastra e maneggiona, sempre in agguato a sfruttare i momenti favorevoli, non si smentisce mai. Sotto Capodanno, il momento in cui si presume possano esservi esodi e traffico più intenso, arrivano immancabili gli aumenti dei prezzi dei carburanti, che ormai veleggiano rapidamente verso 1,75 a litro. Non manca molto, probabilmente, al raggiungimento di 2 euro al litro, prevedibile entro il 2012. Il pretesto c’è sempre: è aumentato il prezzo del petrolio al barile. Tanto più ora che si profilano problemi per le petroliere a causa delle bizze dell’Iran.
La spiegazione del mancato ribasso dei prezzi quando, nei mesi scorsi, il petrolio è costato di meno, nè petrolieri nè governo l’hanno mai fornita. E’ difficile, in situazioni del genere, convincere i cittadini che si stia lavorando per salvare l’economia italiana.
Dal 1 gennaio aumenteranno i pedaggi autostradali. Si dice che non dovrebbero superare il 2-3%, ma si ricorda anche che in Abruzzo in passato gli aumenti sono stati ben più consistenti. Proteste, azioni legali, ricorsi, solenni promesse non sono mai serviti a nulla: i padroni delle autostrade (tra loro l’abruzzese Toto) aumentano e basta. E poi l’aumento si dimentica, si digeriscd quasi con fatalismo. Dimenticando, per esempio, l’inferno sulle autostrade in occasione delle modeste precipitazioni nevose di fine 2010.
La risposta la daranno, comunque, i forti cali di traffico anche a capodanno. La gente rinuncia, si muove di meno, sacrifica feste e ponti. In questo modo c’è chi guadagna e c’è chi perde: il turismo, settore essenziale in Abruzzo. Quanto ai costi autostradali, quelli toccano per forza a chi è costretto a usare auto e caselli. Bisogna vedere quanto durerà anche questo. I fatti dicono che il pieno di una modesta automobile, davvero utilitaria, due anni fa costava 7-8 euro in meno, rispetto ad adesso. Questo è quanto. Se è così che si salva l’Italia, evidentemente i professori hanno capito tutto, ma noi niente.


29 Dicembre 2011

Categoria : Economia
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