Il terremoto bussava alla porta, nessuno rispondeva – E il “mostro” ci ha punito


L’Aquila – ORA OCCORRE UN DECISO CAMBIO DI ROTTA – (di Claudio Panone) –
(Foto da archivio Inabruzzo.com: faglie apertesi nell’Aquilano, un sismografo, una mappa satellitare del 7 aprile 2009 e altre immagini relative all’aprile 2009)
Il sacrificio di 309 vittime e la terribile esperienza di noi sopravvissuti sia d’insegnamento per
il futuro ma anche per il presente. Non è più tempo di ignorare, né di polemizzare, è invece
necessario un impegno collettivo per convivere con un fenomeno naturale che nel nostro
territorio si può ripetere in ogni momento. Lasciamo alla Magistratura l’onere di accertare le
eventuali responsabilità per quello che è accaduto ed iniziamo a lavorare tutti uniti affinché si
possa, con il mutato modo di porsi, vivere con più tranquillità.” (Claudio Panone)

Nell’ultimo decennio, dopo il terremoto di Colfiorito, l’Appennino centrale ed in particolare
quello abruzzese è stato oggetto di studi relativi alle analisi di pericolosità basate su dati storici e
geologici.
Tutte le faglie sono state oggetto di indagine con diverse tecniche, inclusa quella paleo-
sismologica ed esse sono meglio conosciute e caratterizzate di tutte quelle dell’intera area
mediterranea.
Il terremoto del 6 aprile è stato un terremoto ampiamente atteso dalla comunità scientifica
internazionale: basti pensare che proprio nel numero di aprile 2009, prima del terremoto,
l’autorevole Bulletin of the Seismological Society of America aveva assegnato, sulla base di modelli
probabilistici, proprio alle nostre faglie una probabilità particolarmente elevata di generare un forte
terremoto.
Limitarsi ad attendere, in Italia, il prossimo terremoto in maniera fatalistica, com’è stato finora, è
un atteggiamento sconsiderato. Qualcosa si può e si deve fare per prevenire i danni dovuti ai
terremoti ma è indispensabile che tutti prendiamo finalmente coscienza di un problema di cui deve
farsi carico tutta la comunità.
Occorre procedere, in questa direzione, attuando delle scelte di politica economica che non sono
certo facili, soprattutto in questo momento di crisi. Il terremoto è un evento naturale terribile ma si
deve arrivare, come già succede in varie parti del mondo, a conviverci.
Attraverso una dettagliata conoscenza della situazione geologica del territorio, l’attuazione rigorosa
della normativa antisismica ed un’accurata pianificazione del territorio, possiamo efficacemente
ridurre gli effetti prodotti dai sismi in Italia: la prevenzione è la sola via per ottenere risultati
positivi, immediati e tangibili.
Certo, prima del 6 aprile parlare di terremoto, dalle nostre parti, significava trattare di problemi
che per la quasi totalità delle persone non ci riguardavano da vicino, forse perché si riteneva di
esserne immuni. Il terremoto del 1703 è stato dimenticato per tre secoli: dopo il sisma del 2009 da tutti è stato
ricordato!
Basti pensare che per il 300° anniversario del terremoto del 2 febbraio 1703 non ci furono
significative iniziative per ricordare le circa ottomila vittime e per contribuire alla diffusione della
cultura della prevenzione in un territorio particolarmente sismico.
Marco Garofalo, marchese della Rocca, in una lettera al Viceré del Regno di Napoli descrisse così
la città: “La città dell’Aquila fu, non è; le case sono unite in mucchi di pietra, li remasti edifici non
caduti stanno cadenti. Non so altro che posso dire di più per accreditare una città rovinata ”. E’
una fotografia della città analoga a quella di oggi!
Dopo il terremoto del 1703 non si ebbe un ripristino della città medievale, e L’Aquila cambiò
totalmente volto. Nel periodo della ricostruzione settecentesca e fino all’inizio dell’ottocento, la
città fu oggetto di un imponente fenomeno di “sostituzione edilizia”: anche se non mutò l’impianto
viario di impostazione medievale, cambiò completamente la struttura delle componenti della città.
Le discutibili scelte urbanistiche nel corso del XX secolo, che hanno completamente ignorato le
caratteristiche geologiche dell’intero territorio aquilano, oltre che della città, i nuovi insediamenti
localizzati in luoghi poco idonei, le carenze strutturali conseguenti ad una inefficace normativa
antisismica, i lavori non eseguiti a regola d’arte e l’uso di materiali di qualità scadente, forse hanno
contribuito alla tragedia del 2009.

C’è anche da riconoscere che non è stato volto lo sguardo al passato per trarre importanti
insegnamenti e costruire al meglio il futuro. Non sono stati presi in considerazione i suggerimenti e
gli allarmi che nel corso degli ultimi anni sono stati lanciati (studi geologici della conca aquilana,
studi sull’esistenza e della pericolosità della faglia di Paganica, studi sul rischio sismico e sulla
vulnerabilità degli edifici, studi sull’elevato fattore di accelerazione prodotto da un terremoto con
epicentro Campotosto e dal terremoto dell’Umbria, esercitazioni di simulazione e relazioni
conseguenti, studi sul patrimonio monumentale abruzzese).

Da convinto assertore della previsione sismica statistica ho sempre ritenuto probabile il rinnovarsi,
nel nostro territorio, di un evento sismico simile a quelli storici e per tale motivo, nelle varie
esperienze lavorative, ho sempre cercato di mettere al primo posto l’aspetto della prevenzione.
Il 7 aprile 2009, il giorno successivo a quello del sisma, avrei dovuto tenere un incontro con la
popolazione presso il Centro civico di Paganica, il mio paese, incontro organizzato in
collaborazione con il presidente della X Circoscrizione del Comune di L’Aquila. Questo perché le
scosse di terremoto che si stavano susseguendo mi preoccupavano: le collocavo, con alta
probabilità, nell’arco temporale dei ritorni storici per i sismi dell’area aquilana. Precisamente, sulla
base della storia sismica aquilana (si ricordano i forti terremoti del 1315, 1349, 1461, 1703, 1762)
ricostruita nei Cataloghi dei terremoti, dalle cronache dei vari storici dell’epoca e soprattutto alla
luce dei precursori che si stavano verificando (oltre 300 scosse a partire dal 14 dicembre 2008),
precursori analoghi a quelli dei terremoti precedenti, consideravo quelle innumerevoli scosse una
vera e propria crisi sismica piuttosto che un semplice sciame senza conseguenze. Anche in
considerazione del particolare sistema di fagliazione che interessa il nostro territorio, costituito da
numerose faglie più o meno attive ed alcune delle quali con un gap sismico, ritenevo altamente
probabile il verificarsi di un imminente forte evento sismico. Tutto questo mi aveva portato ad
informare, nel periodo che ha preceduto il sisma, gli studenti ed il personale della mia scuola, in
diversi incontri tenuti nell’aula magna, puntualizzando il comportamento da tenere in caso di una
eventuale forte scossa. La stessa cosa avrei voluta farla con la popolazione, a Paganica, ma non c’è
stato il tempo!

6 aprile 2009
L’aquilano, oltre ad essere zona sismica, era un territorio ricco di storia e di arte, con un patrimonio
edilizio preziosissimo, ma fragile. E questo non è stato adeguatamente considerato. Anzi. Seppure
in passato ci fossero stati studi ed indicazioni, talora questi rimasero solo su carta: nulla è stato
fatto di quanto segnalato attraverso diverse relazioni. A tal proposito, dopo 23 anni, il Centro
europeo per i Beni culturali di Ravello ha pubblicato sul primo numero della rivista on line
“Territori della Cultura” una mia relazione. Infatti, dopo aver effettuato, nei primi anni ottanta,
studi riguardanti le tipologie delle chiese aquilane, i materiali, i tipi di murature, le maestranze
operanti in Abruzzo, schede di 1° livello di vulnerabilità sismica di trenta chiese aquilane ed aver
eseguito approfondite indagini geognostiche sulla Basilica di Collemaggio e sulla Chiesa di S.
Maria in Valle Porclaneta (Rosciolo di Magliano dei Marsi) (per quest’ edificio fu predisposto e
realizzato un adeguamento antisismico), ebbi l’occasione di presentare i risultati in due diverse
circostanze.

Nell’aprile del 1987, agli albori della “prevenzione sismica dei Beni culturali”, al 1° Seminario di
Studi sulla Protezione dei monumenti dal rischio sismico a Venezia, e successivamente, nel
dicembre dello stesso anno, al 2° Corso europeo “La protezione del patrimonio culturale (edifici
antichi) nelle zone a rischio sismico”, organizzato dal Centro Europeo per i Beni culturali di
Ravello, affermavo che “anche un’esatta previsione sismica (impossibile) non annullerebbe i
rischi: necessita la prevenzione. La vera difesa dai terremoti non è quindi la previsione ma la
prevenzione mediante l’adeguamento degli edifici posti in zone a rischio. Se “consolidare”, fino a
qualche anno addietro era un’attività trascurata, ora a seguito degli eventi calamitosi che hanno
ripetutamente colpito il nostro Paese (Belice, Friuli, Irpinia), costituisce un raro momento attuale
che assume particolare rilievo soprattutto per la protezione sismica dell’immenso patrimonio
culturale. Il patrimonio culturale abruzzese, esposto da sempre al rischio sismico, richiede
interventi atti ad assicurare la sua conservazione nel tempo; tali interventi devono garantire un
adeguato comportamento in occasione dei futuri eventi sismici. Usualmente gli interventi vengono
effettuati a valle di un terremoto per riparare i danni provocati da questo, danni che spesso sono
amplificati da situazioni di degrado, più o meno avanzato, dovuti ad eventi precedenti. È perciò
opportuno impostare un corretto piano di prevenzione, che, con modalità sistematiche e
coordinate, consenta di:
• catalogare i Beni da sottoporre ad intervento;
• diagnosticare il loro stato di conservazione;
• fissare criteri di programmazione, progettazione, esecuzione e verifica degli interventi;
• sviluppare una analisi critica dei modelli e metodi di calcolo. …………”

Anni 1986-87 : Indagini geognostiche alla Basilica di S. Maria di Collemaggio
(L’Aquila)ed alla Chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta (Rosciolo di Magliano dei Marsi)
Anno 1988: Seminario “Patrimonio monumentale e rischio sismico in Abruzzo”
L’Aquila – Castello cinquecentesco

Rilievo alla Chiesa di S. Silvestro (una delle trenta chiese prese in esame)
Nel mese di giugno del 1988 organizzai, assieme al soprintendente arch. Renzo Mancini, un
seminario sulla tutela dei Beni culturali nella nostra regione: “Patrimonio monumentale e rischio
sismico in Abruzzo”.

Successivamente, nel settembre del 1988, a seguito dell’esercitazione di protezione civile
“Amiternum”, dove si simulava un terremoto di settimo – ottavo grado della scala Mercalli con
epicentro tra Pizzoli e Barete, in una relazione richiesta ai tecnici partecipanti dal Prefetto Pistilli,
relativa ad osservazioni e proposte, avevo individuato degli elementi (infrastrutture, educazione,
politica) nei quali trasparivano delle criticità che, tuttavia, si sarebbero potute, se non eliminare,
quantomeno ridurre. Tra le infrastrutture più vulnerabili avevo individuato il Palazzo del Governo
che, fungendo da sala operativa, doveva avere una “adeguata antisismicità”. Secondo il mio parere
bisognava allestire della aree attrezzate a livello comprensoriale pronte ad ospitare strutture mobili
per il ricovero, il vettovagliamento, il ristoro e l’atterraggio di mezzi di soccorso ed in più dotate di
rete di servizi (acqua, luce, telefono). Ed invece tutto questo, nel cratere in quella tragica notte
d’aprile, non c’era. Senza parlare della rete viaria «idonea e di facile percorribilità» che ogni centro
abitato avrebbe dovuto avere. Avevo richiesto la “verifica della idoneità e l’ eventuale
adeguamento delle strutture, delle scuole e degli uffici pubblici”. Lo spazio più ampio, però,
l’avevo dedicato al capitolo “educazione”, perché in realtà ritenevo che la maggior parte della
popolazione non conoscesse come comportarsi in caso di sisma: in più occasioni avevo
sperimentato ciò attraverso incontri pubblici avuti in vari paesi ed in tante scuole della provincia.
Avevo suggerito, nel dettaglio, come fare: gruppi operativi permanenti (corsi per alcuni dipendenti
degli Enti pubblici), collaboratori volontari (cittadini addestrati in ogni centro abitato), mappatura
dei punti di maggiore rischio (informazione degli abitanti nei quartieri più a rischio), corsi di
protezione civile (nozioni basilari da insegnare agli studenti nelle scuole), istruzione della
popolazione (riunioni, volantini esplicativi, spot pubblicitari). Un compito importante era stato
assegnato anche alla “politica” che si sarebbe dovuta attivare per reperire finanziamenti al fine di
mettere in sicurezza gli edifici ed i centri storici. Le relazione si chiudeva con la proposta di un’
ulteriore simulazione per corpi specializzati e rappresentanti di enti atta a simulare condizioni più
attinenti alla realtà: operazione in area di centro storico con strade strette, “simulazione di ingombri
ed ostacoli da macerie”. Nulla o quasi, invece, è stato fatto in termini di prevenzione e troppo
poco in termini di protezione dei Beni culturali.

All’inizio degli anni novanta iniziai ad occuparmi della sensibilizzazione degli studenti al
problema sismico organizzando in ambito scolastico mostre, conferenze, esercitazioni e facendo
partecipare gli studenti a concorsi nazionali sulla sicurezza (in sei occasioni studenti della mia
scuola sono risultati vincitori). Contemporaneamente cercai di coinvolgere la popolazione con
incontri tenuti in diversi centri (Paganica, Avezzano, Celano, Scurcola Marsicana, Tornimparte… )

EDUCAZIONE SISMICA ALLA POPOLAZIONE
Paganica, 13 maggio 1995
Conferenza sulla Protezione Civile – IL TERREMOTO: che cos’è e come comportarsi
MOSTRA ORGANIZZATA CON GLI STUDENTI DELL’I.T.C.
DI CELANO IN OCCASIONE
DELL’ 80mo ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO DELLA
MARSICA (13 gennaio 1915) – gennaio 1995
(Palazzo dell’ERSA di Avezzano – Atrio del Comune di Celano)

Dall’anno scolastico 2003-2004 in poi ho effettuato volontariamente corsi di educazione sismica
alle classi terze delle scuole medie di L’Aquila (Alighieri, Carducci, Mazzini) affrontando varie
tematiche sul fenomeno sismico ed in particolare: la trattazione scientifica dell’evento, la storia
sismica del territorio aquilano e dell’Abruzzo, il comportamento umano per la limitazione dei
danni alle persone e cose, la sicurezza negli ambienti di lavoro, di studio e di svago. Diverse
centinaia di studenti hanno seguito con interesse gli incontri che sono stati ripetuti, per le stesse
scuole, fino al 2008.

Con il progetto “Scuola Sicura” proposto dal Ministero degli Interni e dal Ministero della Pubblica
Istruzione (a partire dall’anno scolastico 2003-2004) ho tenuto lezioni, nelle varie istituzioni
scolastiche della Provincia di L’Aquila (Avezzano, Sulmona, Castel di Sangro, Pescasseroli,
Montereale, L’Aquila), agli studenti, ai genitori e al personale scolastico, relative alla sicurezza nei
riguardi del sisma e degli altri rischi.

….. Ed é arrivata purtroppo la tragica notte del 6 aprile: lo shock, assoluto, ce lo ha lasciato
addosso la violenza inaudita della Terra. Quella violenza ci ha atterriti tutti, ci ha fatto sentire
troppo piccoli, inermi ed impotenti, ci ha ricordato che la Natura va rispettata e non può essere
sfidata. Per questo, a noi sopravvissuti, non resta ora che valorizzare il dono prezioso della salvezza
ed il sacrificio di vite umane tragicamente consumato. E’ necessario attivare i segnali di una netta
svolta sul “modo di pensare ed operare italiano”; è necessario affrontare i problemi prima che
accadano altre tragedie come quella vissuta, soprattutto per il rispetto ed il ricordo delle vittime; è
necessario rivolgere l‘impegno nel concreto cambiamento nell’affrontare il nemico, “il terremoto”.
Un impulso determinante dovrà essere dato anche dai mass media ed è necessaria una forte azione
di sensibilizzazione alla sicurezza attraverso la scuola, ritenendo l’azione formativa presupposto
fondamentale delle coscienze civiche ed umane delle nuove generazioni, che sono per di più il
futuro e la speranza della rinascita nostra amata città.

Il Governo, le Amministrazioni, i vari Enti preposti devono attivarsi per salvaguardare la vita dei
cittadini, il patrimonio edilizio e culturale, le infrastrutture: per queste finalità i colori politici non
contano e le polemiche non sono costruttive ma solo dannose.
(CORSO DI EDUCAZIONE SISMICA AGLI STUDENTI
DELLE SCUOLE MEDIE ( Mazzini – Carducci – Alighieri)
aa.ss. : 2004)


05 Maggio 2012

Categoria : Cronaca
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