La riffa degli apparentamenti


Per il ballottaggio (difficile a L’Aquila, viste le percentuali non esaltanti degli aspiranti sindaci) non si guarda in faccia nessuno. Come accade per certi maturi o per certe mature single che, pur di conquistare un matrimonio in extremis, accetterebbero qualsiasi partner. Ricordate quel bel film con Alberto Sordi emigrato in Australia?
Infuria in queste ore la corsa al patto, che si può stringere con chiunque purchè porti voti. Non importa se prima del 7 maggio c’erano guerre e risse, ora c’è la riffa. Per occupare quell’amato seggio da sindaco, sono capaci di diventare amici anche quelli che si disprezzavano, si vilipendevano due volte al giorno, si disistimavano 24 ore su 24. Cosa avrà mai di tanto attraente la poltrona di sindaco di una città che non c’è? La corona del monarca di una townopoli diffusa e spersa, tutta da rifare? La guida di un popolo spennacchiato, sbandato, allo sbando?
La verità è che, per tanta gente, non si vede l’ora di farla finita con queste elezioni in cui gli elettori non hanno scelto, non hanno fatto la rivolta, non hanno punito o premiato, ma solo espresso un blando e svogliato verdetto. Domenica alle urne, un’altra volta: ballotteremo. Poi lotteremo, come prima, per avere almeno il diritto di esistere. Con un capo che sarà quello vecchio, oppure quello che scalzerà e rottamerà. Auguri ad ambedue. Ne hanno bisogno, almeno quanto gli aquilani. Ma non state tranquilli, perchè l’anno prossimo si ricomincia per le regionali.



12 Maggio 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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