Tanta neve, niente turisti, ma indovinate: torna a mancare l’acqua come ogni anno


L’Aquila – SCOMPARSO IL PROGETTO DI USO DELL’ACQUA DI CAMPOTOSTO – Qualche anno fa l’ing. Mimmo Srour rese noto un progetto per l’utilizzo, non solo per L’Aquila, di illimitate quantità di acqua del lago di Campotosto, autorizzato e condiviso ad alto livello. Era piaciuto anche a Romano Prodi, quando era a capo del Governo. I costi erano limitati, i consumi energetici contenuti sfruttando la gravità: l’acqua scendeva a valle dalla quota del lago. Si sarebbe risolto il problema idrico per mezzo Abruzzo. Il progetto scomparve allora, ed è tuttora scomparso. E torna la immancabile crisi idrica di ogni estate. Che noia.
La filastrocca è sempre la stessa, comunque sia andato in Abruzzo l’inverno: quando arriva il caldo, e nonostante la scarsità di presenze turistiche, dato molto rilevante quest’anno, ovunque manca l’acqua e – quel che è peggio – mancherà. Si sente dire persino che del problema soffrirà l’area aquilana, dove l’erogazione potrebbe venir meno “anche per giorni”. Incredibile: nell’Aquilano non c’è un turista, la popolazione è sicuramente diminuita dal 2009 ad oggi, pare addirittura che il capoluogo abbia perso qualcosa come 10.000 abitanti. Nelle migliaia di seconde case che esistono in tutti i centri di montagna, nemmeno una ospita i proprietari. Da anni, ormai, non esiste più l’abitudine di tornare magari dalle calure romane per starsene al fresco in qualcuno dei paesini aquilani. I grandi rientri estivi di emigrati all’estero o a Roma sono svaniti, specie dopo il terremoto.
Ma manca l’acqua. Eppure durante l’invernata sono caduti metri e metri di neve, e tutti se lo ricordano bene. C’è chi dice, sorprendendo tutti, che quella neve non è servita “perchè si è sciolta troppo presto” e la pioggia, quella che “ricarica” le sorgenti, è risultata scarsa.
Gli esperti, o almeno quelli che vengono definiti tali, una spiegazione la trovano sempre: ci mancherebbe. Le loro parole sono vangelo, e tutti debbono credere in ciò che dicono. Ma la logica suggerisce il contrario: come possono enormi quantità di neve cadute fino al livello del mare risultare ininfluenti? Che nevichi o non nevichi, è dunque la stessa cosa? Gli occhi e l’esperienza empirica dicono che sulle montagne – almeno a quote elevate – la neve è scomparsa da poco, e che le cascate (almeno quelle che tutti vedono dalle strade) hanno smesso di zampillare solo da un mese: come sempre.
Non serviranno a nulla le solite ordinanze tardive o distratte dei sindaci che vietano l’uso smodato e lo spreco dell’acqua. Tanto, nessuno le farà rispettare. Non servirà a nulla esortare la gente a non adoperare troppa acqua per troppe docce (i giovani, si sa, sono nevrotici e fragili, e si “docciano” come forsennati anche tre volte al giorno). E’ servita, invece, la forte presa di posizione del sindaco di Chieti, Di Primio, che alzando la voce ha ottenuto dall’ACA un’erogazione idrica meno risicata per la sua città. Che soffre del problema idrico da almeno 50 anni, come tante altre città abruzzesi.
L’acqua, è noto da sempre, dalle reti idriche antiquate, frantumate, perforate, si spreca nel sottosuolo per oltre il 50%: questo, forse, è il vero problema. Ma di fronte ai veri problemi, la risposta è la totale inerzia di tutti gli organi e le istituzioni preposte.
Il caso dell’Aquila è emblematico per tutti: la rete idrica (oggi disastrata anche dal terremoto) è in condizioni pietose da almeno due decenni, da quando cioè – aumentati i consumi d’acqua – ci si è accorti che il flusso era insufficiente, come ogni estate immancabilmente viene ripetuto. Ad occuparsi del problema fu molti anni fa l’allora assessore regionale Giorgio De Matteis. Alle parole non seguirono i fatti, in pratica non avvenne nulla, nonostante il concreto impegno di De Matteis. Oggi il progetto per il rifacimento delle reti, ma anche di altri sistemi del sottosuolo, è scomparso pare a Roma, nei cassetti di qualche ministero. Insieme con quello riguardante reti elettriche, gas, telefonia. E, all’arrivo della calura, sentiamo le solite voci e gli annunci di emergenza. Accantonate, per ora, le diatribe sulla manutenzione di corsi d’acqua, torrenti e fiumi, perchè di quelle torneremo a parlare in autunno: sentiremo le stesse cose, le proteste, gli allarmi, i comitati civici, i tecnici e gli esperti, gli ambientalisti e i sindaci. Poi arriverà l’alluvione. Corsi e ricorsi storici? No, eterna incapacità di questo paese e di questa regione di fronte all’ordinario, perchè, alla fine, l’emergenza conviene. E nel 2013 si vota…


28 Giugno 2012

Categoria : Cronaca
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