I turbamenti del costruttore Frattale


Il capo dei costruttori aquilani, Frattale, nome suggestivo che ricorda misteri matematici, se la prende perchè qualcuno, nelle segrete stanze romane, pensa di porre limiti al numero dei lavori che ogni impresa potrà agguantare nella ricostruzione. Che prima o poi dovrà cominciare, altrimenti staremmo peggio che nel 1703, distruzione numero 2 della città dell’Aquila. Dimentica forse, il buon Frattale, quegli impresari che, arraffati incarichi e contratti, piantano cantieri e impalcature per mesi. Tanto, una volta preso il lavoro, a finirlo si è sempre in tempo. Magari con qualche costo in più, sai com’è…
Non sappiamo, figuriamoci, come andranno poi le cose e quanti, godendo di contiguità con il potere politico, amicizie, generosi scambi di gentilezze, si beccheranno gli appalti più succosi. Sarebbe forse meglio che i costruttori suggerissero loro regole e comportamenti, magari dicendo – per primi – che chi assume un impegno e non lo mantiene, va tolto di mezzo. Magari l’Italia funzionasse così: limpidezza, serietà, puntualità, trasparenza e rispetto degli impegni. Sarebbe un altro paese, e avremmo Angela Merkel al posto di Mario Monti. Ci chiameremmo Germania invece di Italia. E L’Aquila sarebbe già a buon punto, invece che al punto zero tra le macerie e lo sfinimento.



29 Giugno 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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