Percorso di ricostruzione partecipata


Pescomaggiore – RIGUARDA CINQUE LOCALITA’ TERREMOTATE IN ABRUZZO – (Foto: Civitella Casanova, uno dei comuni coinvolti) - L’ASSOCIAZIONE MISA aps di PESCOMAGGIORE, presso L’Aquila, scrive: “Ha rappresentato una boccata di ossigeno, e un fatto assai significativo, quello che è finora accaduto , a Fontecchio, a Santa Maria del Ponte, a Pescomaggiore, a Fano Adriano, a Civitella Casanova, più o meno terremotati, tutti e cinque vittime di spopolamento e di una devastante marginalità.
Qui grazie ad un progetto promosso da una rete di enti locali, di associazioni, di cooperative e di strutture professionali con il WWF di Teramo capofila, una solida maggioranza di cittadini per un anno, attraverso assemblee, questionari, seminari, laboratori, ha osservato, ragionato, discusso e scritto insieme, con l’apporto decisivo di un facilitatone esterno, uno Statuto dei Luoghi, ovvero linee guida che mettono nero su bianco come si vuole ricostruire e rivitalizzare il paese, cosa in esso va conservato, perché bello e utile, cosa può e anzi deve essere cambiato, di cosa c’è bisogno e di cosa si può fare volentieri a meno.
Una cosa accomuna prima di tutto i cinque Statuti dei luoghi, distribiuti in questi giorni a tutti i cittadini e decisori politici del territorio, il valore che viene dato al paesaggio naturale ed agrario che circonda questi paesi,
In netta controtendenza si prescrive di minimizzare il consumo di suolo, di limitare all’essenziale le aree edificabili, ed anzi di ritrasformare in agricole aree di espansione non utilizzate. di bonificare ed eliminare capannoni e strutture dismesse, si statuisce che ”lo sviluppo delle nuove costruzioni nei dintorni del centro storico dovrebbe essere il più possibile compatto ed integrato col paese, per evitare il consumo di terreno agricolo e consentire di raggiungere il centro anche senza usare l’automobile”
Nei cinque paesi è stata elaborata una mappa della memoria, una sorta di piano regolatore interiore, esito di un grande lavoro corale, di passeggiate nel ricordo e nell’affettività che ha rinominato i luoghi, e con il nome gli ha restituito un valore.
Un cambio di paradigma ha rappresentato poi il prendere consapevolezza che lo spazio privato è anche pubblico, e nessuna ricostruzione, nessuna rinascita può essere possibile, se non si mette al centro lo spazio condiviso, il bene comune e le relazioni di comunità. A tal proposito per il 97% dei paesani di Pescomaggiore ”il decoro della propria abitazione è un preciso dovere che che ogni cittadino ha nei confronti della collettività”. E lo stesso vale negli altri paesi.
A chiare lettere nello Statuto è stato scritto che ad esempio gli intonaci esterni delle case storiche, ma anche dei nuovi edifici, devono mantenere le tonalità naturali, ovvero quelle dei materiali che il territorio offre e che per secoli sono stati usati, naturalmente in armonia con il meraviglioso paesaggio circostante. Il materiale che va usato, lo prescrivono tutti gli Statuti, deve essere la pietra e la calce aerea, che ha anche l’indubbio pregio di essere traspirante e di resistere agli agenti atmosferici.
Dove la pietra è a vista deve ovviamente essere lasciata tale, ma senza cornici squadrate e pacchianerie varie, inoltre le linee di fuga tra una pietra e l’altra devono essere di calce chiara e non di cemento. In alcuni casi lo Statuto prescrive di non tirare a dritto le pareti, perché anche le irregolarità delle abitazioni rurali e le loro imperfezioni, rappresentano un valore estetico da tutelare, esprimono la loro diversità rispetto alla dozzinale edilizia della linea retta delle periferie metropolitane.
Negli statuti dei luoghi si legge anche una generalizzata ribellione contro gli infissi e le finestre in alluminio dorato o argentato, contro le ringhiere non in sintonia con la semplice e sobria bellezza dell’artigianato espressione del genius loci. I vecchi portoni, che portano il segno dei secoli sono piccoli monumenti alla civiltà contadina. Vanno pertanto lasciati dove sono restaurati se possibile in modo fedele all’aspetto originario. E i portoni nuovi devono replicarne lo stile, il più diffuso è detto ”alla mercantile”, ovvero con doghe di legno orizzontali, a due battenti, talvolta con oblò ed essenziali finestrelle con grate di legno.
I tetti, quasi unanime il giudizio devono essere di legno, con le vecchie tegole di terracotta e senza i cordoli di cemento che gravano sulla struttura sottostante in pietra. Del resto i cordoli di cemento sono stati una delle cause principali di crolli e vittime nel terremoto del 2009.
Nello statuto dei luoghi c’è poi si individuano e descrivono interventi relativi agli spazi pubblici sentiti come prioritari e necessari.
Si chiedono poi luoghi di aggregazione, ma sempre in edifici esistenti, da recuperare e valorizzare, nel paese. Come la ex-scuola a Pescomaggiore e a Santa Maria del ponte, uno stabile del Comune a Civitella Casanova, un ex-convento a Fontecchio, un ex-locale commerciale nel centro del paese a Fano Adriano. E questi spazi, i cittadini dicono di volerli gestire insieme, come circoli e in forma associativa e volontaria. A Pescomaggiore il 97% dei cittadini consultati si sono detti pronti ad offrire la propria forza lavoro gratuita per attivare una esperienza di auto-recupero della ex-scuola, al fine di ridurre i costi dell’intervento e anche per dare un bel segnale nel contesto di una ricostruzione post-sismica dove invece si assiste troppo spesso alla passività dei cittadini post-sismici.
E in questi spazi comuni i cittadini propongono di metterci poche cose ma utili: una cucina, una macchinetta per il caffè, una piccola biblioteca, una postazione internet, un presidio medico, come a Fano Adriano, Civitella Casanova, e Santa Maria del Ponte, o anche, come a Pescomaggiore, laboratori artigianali e di trasformazione condivisi e a disposizione di chi voglia riattivare la produzione di miele, farro, marmellate e altri prodotti locali.
Negli Statuti dei luoghi si chiedono poi cose essenziali e di buon senso, che rappresentano un diritto per cittadini di paese che come tutti pagano le tasse e non hanno poco in cambio, in quanto residenti in territori marginali delle aree interne: trasporti pubblici adeguati e più frequenti, la connessione a internet veloce, il rifacimento dell’impianto fognario, una minima manutenzione di strade accidentate e pericolose.
Grande interesse è stato espresso anche per l’energia pulita: in quasi tutti i borghi si è ragionato come e dove collocare pannelli solari e fotovoltaici o il mini eolico, minimizzando l’ impatto negativo sul paesaggio e sull’integrità estetica dei tetti del paese.
A Fontecchio si propone la realizzazione di piccoli impianti a biomassa che potrebbero senza problemi essere alimentati dal materiale risultante dalla pulizia dei grandi boschi che circondano il paese, anche in funzione anti-incendio.
A Santa Maria del Ponte si propone di risolvere la mancanza di trasporti grazie all’acquisto di un bus-navetta gestito dal Comune o dagli stessi abitanti a turno, che in determinate giornate trasporti le persone, in particolare gli anziani non automuniti, a fare la spesa, in farmacia e all’ambulatorio. La mancanza di negozi di generi alimentari e di prima necessità (è il caso di Pescomaggiore e Santa maria del Ponte) potrebbe essere risolta aumentando e razionalizzando la presenza di venditori ambulanti. A Fano Adriano la popolazione chiede di coltivare mirtilli, uva spina e altre varietà che poi possono essere commercializzati, nelle aree scoscese per frenare il dissesto idrogeologico e prevenire con un costo minimo le frequenti frane e gli smottamenti. A Civitella, un paese che per secoli ha vissuto di agricoltura, settore oggi in profonda crisi, si individua come strategia la creazione di una filiera che parte dai giovani agricoltori da incentivare e consorziare mettendo in comune gli attrezzi agricoli, a cominciare dai trattori e mietitrebbie, e termina con con i gruppi di acquisto delle città vicine, o anche costituiti dagli stessi paesani.
In tutti i borghi è forte e maggioritaria la consapevolezza che lo spopolamento può essere fermato e il trend invertito solo se si sarà in grado di offrire nuove possibilità abitative, spalancando le porte dei borghi a giovani e ai forestieri, a persone che possano portare nuova energie, linfa vitale, fare figli, avviare attività.
E dunque bisogna recuperare le tante case abbandonate e ricostruire anche per questa finalità le case inagibili, mettendole sul mercato a prezzi calmierati, anche attraverso l’abbattimento dell’Imu, e bisogna superare il problema del frazionamento della proprietà immobiliare, frutto di pratiche di successioni ereditarie in famiglie ampie che, in molti casi, hanno portato alla paralisi dei beni immobili. Realizzando anche un censimento delle terre coltivabili favorire l’affitto o la cessione degli orti a persone interessate del paese o di altre provenienze.
Gli statuti non sono vincolanti, Però alcuni cittadini che hanno partecipato a questo percorso hanno già garantito che porranno rimedio a interventi fatti nella loro abitazione che contraddicono le linee guida, da una ritinteggiatura alla sostituzione di un brutto infisso. Lo Statuto sarà poi consegnato agli ingegneri e architetti incaricati della ricostruzione dei vari aggregati di case terremotate, affinché adeguino i progetti a quanto deciso. E soprattutto le amministrazioni comunali di Fano Adriano e Fontecchio hanno già deciso che lo Statuto sarà inserito nei Piani di Ricostruzione e più in generale nel programma di governo.
Ha spiegato a tal proposito Sabrina, giovane sindachessa di Fontecchio: ”Il nostro piano di ricostruzione, grazie allo statuto dei luoghi, diventerà un’altra cosa. Una cosa molto diversa rispetto a dove i piani di ricostruzione sono stati fatti dalle Università, e il momento della partecipazione si è ridotto a comunicare cosa si era già deciso per il paese”.

A CURA DI ASSOCIAZIONE MISA aps (PESCOMAGGIORE – L’Aquila)


28 Dicembre 2012

Categoria : Cultura
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