Sidoti all’incontro sulle mafie


L’Aquila – Questa la relazione introduttiva del prof. Francesco Sidoti, foto, oggi, all’incontro sulle mafie al quale è intervenuto il magistrato Prestipino: “La mafia non è un problema siciliano o italiano. Una rete del malaffare è estesa per tutto il globo, dai Balcani alla Nigeria, da Israele all’India, dalla Cina agli Stati Uniti. C’è dovunque nel mondo una criminalità senza nazionalità e senza confini. Si è sviluppata a livello globale un’economia ombra, impastata di commercio di armi e schiavitù sessuali, traffico di droga e riciclaggio di capitali illeciti. Infatti, giustamente, non si parla più della mafia, ma delle mafie.
In Italia la reazione è stata assai significativa. Il problema c’è dovunque, ma da nessuna parte al mondo ci sono stati i successi che si sono visti in Italia. Superando precedenti passività e complicità (contro le quali è stato determinante il contributo di chi ha chiesto l’ergastolo per un senatore a vita), in Italia c’è stato un magnifico percorso legalitario degli apparati pubblici, rappresentati oggettivamente dall’arresto del capo della mafia Provenzano (latitante da decenni), seguito dalla immediata stroncatura del tentativo di ristrutturazione mafiosa (arresto di Lo Piccolo). Insieme alle vittorie contro i mafiosi, ci sono state le vittorie contro gli alleati economici e istituzionali nella famigerata zona grigia: il maggiore imprenditore siciliano e il maggiore politico siciliano (il presidente della Regione!) sono stati arrestati e condannati. Sono in carcere. Non si poteva fare di più; è stato fatto quel che sembrava i-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e. Quelli che hanno fatto l’impossibile sono seduti a questo tavolo, sono oggi insieme a noi. Almeno i miei studenti e i miei aquilani potranno dire che in questo corso di laurea hanno dovuto (purtroppo?) ascoltare Sidoti, però ogni tanto c’è stato ben di più.
Quando insieme al professor Ciconte abbiamo preparato questo incontro, volevamo semplicemente fare un favore agli studenti, dando l’occasione di ascoltare alcune professionalità che ci fanno orgogliosi di essere italiani. Dopo alcuni recenti avvenimenti, l’occasione è diventata più significativa. Mi riferisco alle vicende che hanno riguardato alcuni rappresentanti delle istituzioni, che pare all’Aquila non abbiano fatto il proprio dovere. Inoltre, è cronaca di questi giorni una dichiarazione del presidente del Consiglio: “nella richiesta per i fondi per la ricostruzione dopo il sisma in Emilia, nei confronti dell’ Europa abbiamo dovuto pagare la mancanza di credito per l’Abruzzo, perché le notizie degli scandali erano arrivati anche a Bruxelles”. Non mi permetterei mai di insegnare qualcosa alla più eminente e qualificata personalità italiana sulla scena internazionale. Offro questa informazione come un deferente contributo. Mi permetto di dire che il Presidente non è stato informato a mio avviso correttamente: infatti, non da ora sostengo che mentre prima del terremoto molte cose all’Aquila avrebbero dovuto essere fatte in maniera diversa da come sono state fatte, invece nel dopo-terremoto c’è stato un impegno straordinario e vincente dello Stato e dei suoi apparati.
Le cricche e le mafie si sono immediatamente affacciate sull’Aquila, ma hanno trovato accoglienza durissima, grazie ad una presenza incisiva dello Stato e delle persone che hanno rappresentato lo Stato, nella magistratura e nelle forze dell’ordine. Errori individuali non modificano questo quadro d’insieme.
Lo stesso presidente del Consiglio italiano, ha sottolineato in altra occasione i vincoli dell’opinione pubblica internazionale: “Il mondo ci guarda … il nostro Paese è attentamente monitorato dagli osservatori internazionali”. Dunque, invece di vergognarci dell’Aquila, bisogna ricordare che c’è un modello aquilano che è stato preso a modello dall’Emilia a Milano. Per quanto riguarda le mafie è doveroso e necessario sottolineare energicamente le vittorie che ci sono state in Sicilia. Pagando un prezzo enorme in termini di vite umane, sono state messe in seria crisi quelle multinazionali italiane che dominavano nel mercato dell’illecito. Nell’ambito internazionale è notissimo questo contributo, basti pensare a come il Commissario EU agli Interni, Cecilia Malstrom, ha elogiato formalmente la legislazione italiana sulla confisca dei beni alla mafia. Lo stesso si può dire per L’Aquila, dove l’azione di contrasto è stata ed è enormemente significativa: una storia di successo. Più che in altre regioni, a sentire quello che è successo in Liguria o in Lombardia.
Da Franco Gabrielli a Giovanni Canzio c’è stato all’Aquila un impegno non comune di persone non comuni. È una storia che continua. Ringrazio i dottori Fausto Cardella, Michele Prestipino, Renato Cortese, Maurilio Grasso: rappresenteranno la sicurezza e la dignità dell’Italia nella Terza Repubblica. Ci permettono e ci permetteranno di essere orgogliosi, come italiani, come aquilani, come cittadini, come esseri umani”.


31 Gennaio 2013

Categoria : Cultura
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