Benedetto XVI abbraccia Celestino V


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Il papa tedesco abbraccia il papa molisano, e da oggi più di un legame casuale e impreciso unisce Benedetto XVI a Celestino V. Da stasera i due pontefici saranno i dimissionari più famosi della storia della Chiesa di Roma. Non è certo privo di significato il dono del pallio, deposto da Benedetto XVI sull’urna con le spoglie di Celestino durante la sua storica visita a Collemaggio. Accadde molto tempo fa, e nessuno vi lesse un presagio. Ancora una volta la storia passa, in qualche modo, dalle nostre parti e un simbolico ma forte legame si rinsalda.
A leggere bene fatti e persone, L’Aquila ha “qualcosa” di misterioso e di enigmatico per i papi. Celestino V vi fu incoronato e vi riposa, Giovanni Paolo II amava le nostre montagne, sostò a Collemaggio, più e più volte scelse la terra aquilana per le sue passeggiate di silenzio, di preghiera e di meditazione. Benedetto XVI donando il pallio – gesto non casuale, forse, nella sua mente già da allora – manifestò particolare, profonda attenzione per il papa del “gran rifiuto”. Che, come oggi ammettono studiosi e dantisti, fu ben altra cosa. Le dimissioni del papa tedesco rafforzano questa interpretazione. Non si “lascia la croce”, ma ci si fa da parte quando vengono meno le forze e le energie per portarla, o forse quando ci si rende conto della complessità e della vastità dei problemi della Chiesa e del governo della Chiesa.
Benedetto è visibilmente, vistosamente stanco e lo si legge sul suo volto in queste ultime ore. Celestino V aveva forse un residuo di energia e di fisicità, ma non sentiva le sue forze adeguate per governare una Chiesa riottosa, attenta ad altri clamori diversi da quelli di una spiritualità pura ed essenziale. Lasciò troni, onori e vesti solenni, e l’anello piscatorio, per tornare al saio.
Dopo secoli, la storia si assomiglia nell’intimo e nel profondo. E c’è da meditare, in un periodo del mondo dagli orizzonti sguaiati, cupi e dagli scenari inquietanti. Mentre in Vaticano troppi tornano a rinnovare intrighi e manovre di potere per conquistare il soglio pontificio, indifferenti ai silenzi e al travaglio del dimissionario. Come ai suoi ammonimenti. Esattamente come dopo Celestino V, perchè non c’è mai nulla di nuovo sotto il Sole. Neppure quando illumina San Pietro. Benedetto XVI abbraccia Celestino V e gli si avvicina, in nome della “ecclesia spiritualis” che è tuttora, e più di prima, un lontano miraggio tra clamori e conventicole, che continueranno nella Cappella Sistina.


28 Febbraio 2013

Categoria : Cronaca
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.