Giornalisti, come imporre la mordacchia
Pescara – (di Gianfranco Colacito) – Come si mette fuori gioco in mille piccole realtà la categoria dei rompicoglioni di professione, i giornalisti? Vent’anni, trent’anni fa c’erano le pressioni, gli “interventi dall’alto”, le lusinghe dei potenti ai capi redazione, i quali, alla fin fine, restavano quasi totalmente liberi di ascoltare o non ascoltare il potere politico. Avevano un contratto e uno stipendio, la protezione di editori spesso onesti e forti tanto da poterselo permettere. Tutto sommato, i giornalisti, sempre ammesso che volessero mantenersi tali, potevano essere liberi e lavorare in autonomia. Tutt’al più non facevano carriera. E’ capitato a chi scrive, che però alla pensione ci è arrivato. E oggi non dipende più da editori e padroni di sorta.
Oggi i giornalisti sono una categoria di collaboratori a due soldi ogni articolo, deboli, ricattabili, condizionabili quasi totalmente. Se n’è parlato oggi a Pescara, nel convegno sulle “Identità sospese” con la brava collega Patrizia Pennella, da sempre persona libera e un po’ controcorrente. Il potere negli anni non ha avuto la lealtà (si fa per dire) di cancellare alcune libertà , negandole ma con il “coraggio” di negarle. Vi sono poteri che limitano o sospendono, o annullano, la principale libertà , quella di pensiero e di cronaca, con metodi brutali, ma senza doppiezza.
In Italia il coraggio è merce rara e la politica malsana che oggi ancora di più ci opprime insidia i giornalisti semplicemente costringendo gli editori, sovente complici, a tenerli sulla corda: niente contratti, stipendi da fame, dunque più nessuna libertà , ma giornalismo appecoronato e sviolinatore del potere. Altrimenti il collaboratore non avrà carriera, potrà restare fino all’anzianità un pupazzetto precario fino nel midollo. E questo su scala enorme, perchè i precari del giornalismo (nessuno ne parla) sono migliaia. Di certo, la stragrande maggioranza. Ecco una categoria ridotta allo scalino della chiesa, impoverita, tristemente inadeguata e sgrammaticata, perchè rabberciata e raccogliticcia. Di più i giornali non possono permettersi, salvi gli assegni milionari di una piccola schiera di grandi nomi e di guardiani del santuario del potere, da destra come da sinistra. Gente che, ormai, i milioni li ha fatti e messi al sicuro e qualche volta la voce grossa può permettersela. Aggiungete che una grossa fetta di stampa è nelle mani di grandi potentati e di big politici. Cosa volete di peggio in un paese che ogni anno di più oltraggia la democrazia e si trova a disagio nella democratica Europa?
Di questo si è parlato a Pescara, nel disinteresse generale, anche della stampa stessa. Domani tutti dimenticheranno e i precari della penna (o meglio della tastiera) continueranno a scrivere (qualche volta sotto dettatura) in cambio di due euro e 50, massimo 5, ad articolo. E andrà bene così a tutti, siatene certi: gli italiani hanno bisogno di fare la spesa tutti i giorni, figuriamoci se possono preoccuparsi della libertà di stampa… (Nell’immagine: Le mordacchie in uno stemma)
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