Il nitrito d’oro del cavallo a sei zampe


L’Aquila – (di G.Col.) – COLLEMAGGIO RIMESSA IN PIEDI E A NUOVO, MA NON PRIMA DEL 2016 – L’ENI, ente nazionale idrocarburi, ha messo da parte la (giusta) rabbia per l’incredibile inerzia aquilana di fronte ad un suo progetto di centro di ricerca, nelle campagne tra aeroporto e periferia Ovest, ed ha ugualmente aperto le borse per donare alla città un indelebile ricordo. Un nitrito d’oro e di cuore del mitico cavallo a sei zampe (in realtà nacque come cane a sei zampe, ma cavallo è più altisonante…. Che oggi per gli aquilani più che un cavallo, è un leggendario unicorno. Il simbolo della rinasciata italiana, grazie ad Enrico Mattei (legato a L’Aquila e all’Abruzzo, come abbiamo documentato) al quale sarà intitolato un magnifico parco.
Il recupero e la messa in sicurezza della devastata basilica di Celestino V, con la creazione di una progettata area verde, appunto quella che si chiamerà giardino Mattei, un vero parco del Sole in luogo di quel regno di sterpaglie e rifiuti che è l’attuale parco. Un’indecenza, più che un parco. La firma dell’accordo oggi in Comune, presenti i vertici dell’ente petrolifero e gli amministratori, con il sindaco Cialente che ha ricamanato argute allegorie tra il petrolio e i monumenti. “Collemaggio è il nostro petrolio” ha scherzato, cogliendo però nel segno. Non ha detto “monumenti”, ha detto Collemaggio.
Non solo Collemaggio, ma tutti gli altri monumenti e le aree archeologiche sono il carburante dell’unica ripresa possibile. Certo, Collemaggio è una cosa speciale, con tutto ciò che le gravita attorno, da Celestino ai Templari, ai misteri e alle suggestioni, ai giochi di luce del solstizio e del 15 agosto.
Sui tempi non c’è da farsi illusioni: sono lunghi, si parla di anni. Tutto dovrebbe essere finito nel 2016, anche se una parte della chiesa dovrebbe essere agibile già nel 2015. Occorre una montagna di quattrini, 14 milioni più le tasse. Oltre ai soldi del generoso ente petrolifero, ci saranno altre donazioni e munificenze, per almeno 3 milioni. Per ora promesse e parole.
Spesso le promesse, benchè scese dall’alto, tipo il presidente degli USA Obama Barack e sua moglie Michelle, restano parole: appunto, come quelle del presidente americano che ridendo a 32 denti abbracciò Stefania Pezzopane di fronte alla prefettura distrutta, lasciando credere che sarebbe stato generoso oltre che ridanciano. Ma non scucì un dollaro.
All’ENI, invece, crediamo e credono tutti. E’ una delle poche cose solide, certe e capaci che restano in Italia, dotato anche di cervelli e culture che non pensano solo a trivellare e a spillare metano o petrolio. Oggi è stato per l’ennesima volta spiegato che si dovrà prima progettare l’intervento e il risanamento dell’area esterna, poi ottenere l’ok di tutte le autorità e quindi passare all’azione.
Un anno basterà? Molti, anche noi, hanno tremendi dubbi non sull’ENI, ma su autorità e istituzioni che per acchiappare la loro fettina di gloria, potrebbero muoversi a ritmo di lumaca o infilare bastoni tra le ruote. E’ abitudine, questa, in Italia. Fu così anche per il centro ricerche (con molti posti di lavoro qualificato) che l’ottusità aquilana seppe perdersi, fra ostilità, chiacchiere, scaricabarile, rivalità, ambizioni rugginose, meschinità inenarrabili. L’ENI prese cappello e sbattè la porta in faccia, andandosene. Poi la svolta e oggi i soldi per Collemaggio.
Miracolo celestiniano o grandi interventi di tessitori e personaggi di genio? Diremmo la seconda ipotesi. Comunque, grazie ENI. Useremo più carburanti del cane a sei zampe.
(Ndr: Chi scrive ha lavorato per 24 anni per un’zienda ENI, orgoglioso di averlo fatto, oggi sicuramente di più).


29 Agosto 2013

Categoria : Cronaca
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