Abruzzo: la ripresa… in giro, di chi è la colpa?


L’Aquila – (di G.Col.) – CATASTROFE NEL COMMERCIO, PERSI 9.000 POSTI DI LAVORO – (Foto inabruzzo.com, cittadinonline.it, repubblica.it) – Da un paio di mesi esistono – ci garantiscono – sintomi (flebili) di ripresa nell’economia italiana. Il fatto è che gli italiani non se ne sono accorti, perché nella loro esistenza quotidiana niente è cambiato: aumenti, più tasse, meno lavoro, più precari, più aziende in crisi, più cervelli costretti a fuggire, più pensionati che muoiono di fame, più imprenditori che si suicidano o più spesso fuggono delocalizzandosi all’estero.
I dati sul commercio nel 2013 sono allucinanti, perchè parlano solo di chiusura e morte di aziende commerciali, a migliaia, con la perdita di almeno 9.000 posti di lavoro.Il direttore della Confcommercio, Celso Cioni, parla di totale mancanza di attenzione alla crisi, di lontananza dai problemi reali del mondo produttivo, di inconsapevolezza da parte di istituziuoni e politica, soprattutto della Regione. Il dramma è doppio a L’Aquila e nel cratere sismico, dove centinaia di aziende commerciali hanno chiuso nel 2009 e non ha più riaperto. Difficile farlo, anche a causa di affitti altissimi. Inutili anche sconti e saldi, il commercio sta arretrando inesorabilmente.
In alcuni casi, pur rivelati dal nostro giornale, l’indifferenza e i silenzi sono criminosi: parliamo della inattesa e significativa chiusura del Ristò all’Iper di Colonnella. Un ristorante di buona qualità e a prezzi davvero bassi e onesti.
Appena fuori dall’Italia, tutto va meglio: minore costo del lavoro, costi dell’energia inferiori del 60%, minori tasse, niente burocrazia, politici che di solito mantengono le promesse, meccanismi che funzionano e così via. Cioè proprio l’esatto contrario di come si vive in Italia. In queste condizioni, viene meno l’amore per la propria terra, la voglia di restarci nonostante tutto. Te ne vai e dopo un anno altrove, hai dimenticato il cosiddetto Bel Paese. Hai un’altra vita, in un mondo che sostanzialmente funziona e magari ti premia se sei bravo. I meriti che in Italia sono spinte verso l’invidia e il disprezzo, altrove sono titoli di credito per poter andare avanti, se vali qualcosa.
Non sarà un caso che in Inghilterra un ex cameriere italiano laureato in Inglese, insegna inglese e letteratura inglese a Cambridge, che non è esattamente l’Università di Roccacannuncia. Solo perché è bravo e ha superato prove e valutazioni alquanto severe.
Questa è la premessa, e non temiamo certo di aver esagerato. Anzi, diremmo di aver sorvolato su molti altri problemi.
E in Abruzzo? Niente va meglio, all’inizio del 2014. E’ in atto, dicono i sindacati, una deindustrializzazione strutturale. Per parlare in modo meno astruso, le industrie non si ridimensionano, ma chiudono o se ne vanno. Alcune spariscono sfrontatamente, come la Pittini da Celano, licenziando la notte di Natale. Altre ci sono, come la ex Micron, ad Avezzano, ma solo con contratti di solidarietà. Mentre, sempre ad Avezzano, la cartiera taglia e manda a casa.
Sono solo i casi più recenti, perciò li citiamo, senza occultare le vicende scandalose e strazianti come quella della Golden Lady a Gissi.
Un dato che riassume tutto: gli occupati in Abruzzo scendono a meno di 500.000, mai accaduto negli ultimi due decenni.
La cassa integrazione va oltre le stelle, quella straordinaria è gigantesca. La disoccupazione giovanile è spaventosa, da dopoguerra. Per chiuderla qui, saltiamo alla risposta della gente, inclusa quella che lavora: spese ridotte, Natale magrissimo, saldi a vuoto. Chiudono centinaia di negozi. La grande distribuzione ha il fiatone. All’Iper di Colonnella, fatto senza precedenti, spegne le cucine il notissimo Ristò. Neppure una parola di commento da sindacati e sindaci, politici e pavoneggianti rappresentanti delle istituzioni. Quando l’argomento scotta, non ci sono mai. Specie durante le vacanze natalizie, che loro osservano meticolosamente. Altrimenti qualche sciocchezza di circostanza l’avrebbero anche detta…
Di tutto questo, gran parte di colpa la porta sulle spalle la Regione, che si accinge a chiederci il voto a maggio. Lentezze, fondi e risorse fermi da mesi o anni, spesa farraginosa e impastoiata, burocrazie micidiali, mancate risposte, indecisioni, tensioni politiche, partiti alla rissa continua tra loro e dentro di loro. Inettitudini e inerzie. Basterà ricordare che a Roccaraso si è rischiato uno sciopero della neve a Natale, perché da due anni la Regione non rispondeva a legittime richieste. Poi alla notizia dello sciopero, tutti si sono svegliati di soprassalto farfugliando spiegazioni e promettendo magiche soluzioni immediate. I palazzi regionali restano emblemi e lividi monumenti all’inefficienza, che giganteggia nel brodo di coltura di politiche malsane.
Infine, il malessere e lo stato comatoso delle zone terremotate e della ricostruzione aquilana. Anche qui, un solo dato. In Emilia Romagna, terremoto 5,8 Richter come a L’Aquila, la ripresa c’è e si vede nelle aree colpite. Ci sono norme e leggi, ci sono stati interventi, sono state incaricate persone più efficienti. Da noi, dopo cinque anni di inedia, di frantumazione territoriale, tolgono uno che ci capiva, Magani, e lo mandano a Pompei. Da una Pompei all’altra, quella più antica.
Zuccherino nel thè: la Regione annuncia la riedificazione di 88 strutture di edilizia residenziale (leggi case popolari, dopo quasi 5 anni), si dimentica e ignora Pio Rapagnà (al quale dovrebbe comunque dire grazie per il suo tenace impegno di stimolazione), e continua a tacere senza pudore sulla mancata elaborazione e approvazione della legge regionale sulla ricostruzione. Che, ormai, spetterà al prossimo consiglio regionale edizione 2014. Agli aquilani appare già chiara la prospettiva del futuro: pochi soldi per ricostruire e chi sa cosa ci vorrà per averne un altro po’ nel 2014. Nessuna certezza, nessun automatismo, nessun meccanismo sicuro da azionare per la “quota” dell’anno a venire. Compiacente e silente, naturalmente, la Regione.
Si chiedono i partiti e i candidati (o aspiranti tali) come la penseranno, ad esempio, 58.000 elettori aquilani e tutti gli elettori dei 55 comuni del cratere? Hanno progetti sulle promesse elettorali e su quanto oseranno venire a raccontare alla gente? Mai, nella storia repubblicana, una campagna elettorale sarà stata tanto strenua e impervia. Ma nessuno si illuda di poter venire a raccontare che è colpa di altri. Chi ha lavorato e cosa ha fatto, lo sappiamo, e lo ricorderemo a chi non lo sa. Tanto, l’elenco sarà davvero conciso e brevissimo. E la sacca con i pomodori e le uova marce per tirare al bersaglio, molto gonfia.


06 Gennaio 2014

Categoria : Economia
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