A buon intenditor bordata di strilli


Oggi commercianti e artigiani abruzzesi, scesi a Roma pare in 2.000 (dov’erano tutti gli altri?), hanno urlato al premier incaricato Renzi la propria condizione di gente che, semplicemente, non ce la fa più. Tragicamente, la loro bordata di strilli è stata accompagnata dal silenzio senza risveglio dell’ultimo suicida per crisi, l’onesto edicolante di Catignano impiccatosi ieri. A buon intenditor, sperando che Renzi lo sia, non poche parole, ma un oceano di fischi, urla, slogan, appelli, proteste. A questo punto il premier in pectore sa perfettamente cosa fare e quando farlo.
Lui che come in un quadro futurista sembra muoversi in sempiterna velocità, non deve e non può avere dubbi. Sarebbe, è ovvio, inutile impegnarsi nella riforma di uno Stato che avesse cessato di esistere. Come un medico intento a curare un malato già morto stecchito. Sarebbe superfluo cambiare, fare regole, modificare, democratizzare, se non ci fosse più nessuno a beneficiarne. Dunque, premier, pensi prima di tutto a tirare fuori dalle sabbie mobili chi sta affondando. Se uno sta annegando, la prima e unica cosa che serve è una gomena con ciambella di salvataggio.
Messaggio forte, chiaro, elementare. Se vuoi che io domani ci sia a votarti, a ringraziarti, a giudicarti, non lasciarmi morire. E non dimenticare, attivo premier, che mai ci eravamo ridotti al punto da dover chiedere di non morire. Significherà qualcosa.



18 Febbraio 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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