Abruzzo, credito da tirchi e carissimo


Pescara – QUI IL DENARO COSTA PIU’ CHE ALTROVE, CHE NE PENSANO I CANDIDATI POLITICI? – Il credito è davvero da taccagni in Abruzzo: chi dovrebbe garantirlo ed erogarlo lo fa con il contagocce e a costi altissimi, superiori rispetto ad altre regioni. Sono probloermi ben noti ai politici, a chi ha guidato la Regione fino ad oggi, ma non se ne sente parlare e la campagna elettorale veleggia su altri argomenti. Perchè gli abruzzesi debbano essere trattati come straccioni, e per di più insolventi, dovrebberio spiegarlo coloro che si sono gonfiati come pavoni per vantare un progresso che è stato solo regresso.
I depositi crescono, confermando la propensione al risparmio, ma i finanziamenti a imprese e famiglie scendono inesorabilmente. Tutto cio’ mentre in Abruzzo il costo del denaro veleggia con interessi di quasi due punti in piu’ della media nazionale.
E’ quanto emerge da uno studio realizzato da Aldo Ronci per la Cna abruzzese sull’andamento del credito nel 2013. Stando al rapporto, negli ultimi due anni, sono stati sottratti alle attivita’ produttive un miliardo e 163 milioni di euro. “La chiusura dei rubinetti operata dal sistema bancario abruzzese- evidenzia il direttore della Cna regionale, Graziano Di Costanzo -, in realta’, stride con l’andamento dei depositi: nella ‘pancia’ del sistema bancario regionale, infatti, tra gennaio e dicembre dell’anno passato i depositi hanno registrato una crescita record di 781 milioni di euro (con un incremento percentuale del 3,47 per cento, contro una media nazionale del 3.3 per cento), mentre nello stesso arco di tempo il credito a famiglie e imprese ha subito una restrizione di ben 758 milioni”.
A soffrire di piu’ del taglio, sul piano territoriale, e’ stata la provincia di Chieti, ovvero la piu’ forte dal punto di vista produttivo, in condizioni di gravissima sofferenza: all’appello mancano infatti 279 milioni di euro. Ma restrizioni significative, anche se piu’ contenute, sono pure quelle che hanno colpito l’Aquilano (-133), cioe’ il territorio ancora alle prese con i problemi della ricostruzione post-sisma, Pescara (-101) e Teramo (-56). Nelle due province in maggior affanno, i valori percentuali dei tagli sono stati superiori alla media nazionale: con -5,67 per cento, sia Chieti che L’Aquila si attestano al di sopra della media Italia, ferma a qualche frazione inferiore (-5,54per cento).
Male sono andati un po’ tutti i settori produttivi, “Peggio di tutti – sottolinea il curatore della ricerca-se l’e’ passata l’inudstria, con una restrizione di 312 milioni. Ma tagli pesanti hanno subito pure le costruzioni (-168), le micro imprese (-27) e i servizi (-75)”.


22 Aprile 2014

Categoria : Economia
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