Opinioni – Aspettando il giorno No per mister B


image001[1]L’Aquila – Il dr. Carlo Di Stanislao ci invia questa sua opinione: “Nel luglio scorso, prima su Repubblica, poi su MicroMega, Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte Costituzionale, si è buttato in una difficile discussione sulla moralità nella vita pubblica, questione che oggi tocca particolarmente un uomo, Silvio Berlusconi, alle prese con l’affannosa gestione davanti alla pubblica opinione di uno sdoppiamento, tra la realtà di ciò che effettivamente egli è e fa e la rappresentazione fittizia che ne dà, a uso del suo pubblico. alle prese con l’affannosa gestione davanti alla pubblica opinione di uno sdoppiamento, tra la realtà di ciò che effettivamente egli è e fa e la rappresentazione fittizia che ne dà, a uso del suo pubblico. A parte che la storia si ripete e vizi privati e pubbliche virtù appartengono al potere dei diversi periodi (dal basso Impero ad oggi) e a parte che di vizi e vizietti privati non è esente neanche la classe politica avversa al Cavalier B, la questione che rende gli affari (sessuali e di supposta corruzione) di B diversi dal passato e dal presente, è che egli sta riuscendo a tal punto a manipolare le coscienze che oggi si è quasi portati a ritenere di non essere vincolati alla mutua obbligazione al vero, sicchè siamo giunti a ritenere quasi legittima la frode, la menzogna, l’inganno e, infine, che bisogna vivere nell’ostilità e con regimi forti inclini alla sopraffazione. E sebbene in democrazia i cittadini abbiano il diritto di conoscere chi sono i propri rappresentanti, perché questi, senza che nessuno li obblighi, chiedono ai primi un voto e instaurano con loro un rapporto che vuol essere di fiducia; chiunque oggi si provi a fare luce sulle “tendenze” del Grande Capo o dei suoi è tacciato di faziosità, comunismo, disinformazione e moralismo. Pertanto, mentre per Zagrebelsky ed altri la democrazia funziona e si caratterizza attraverso la correttezza e la chiarezza; chi oggi domina e crea opinioni, vuole farci cadere in una doppia possibilità: o nichilismo o indifferenza etica. Non sono così ingenuo da credere sia possibile in un attimo, anche per la debolezza della opposizione presebnte, la creazione di una nazione democratica dalle simmetrie perfette e dalla più perfetta trasparenza, con le sue quattro belle porte in direzione dei quattro punti cardinali, splendente e cristallina come la Nuova Gerusalemme dell’Apocalisse Giovannea e pur tuttavia credo sia da prendendere, almeno; l’immediato recupero dell’esercizio della verità, che non è l’imposizione di una particolare visione del mondo che rimane soggettiva, ma il rispetto della mera verità dei “fatti”. Certamente con le dichiarazioni del pentito e collaboratore Carmine Spatuzza, mafioso di Brancaccio, che il 4 dicembre testimonierà nel processo di appello contro Marcello Dell’Utri, avrà forse inizio la resa dei conti della famiglia dei fratelli Graviano contro il capo del governo che, in agosto, ha detto di voler “passare alla storia come il presidente del Consiglio che ha sconfitto la mafia”. Ora è possibile che i fatti veri siano diversi da come appaiono e fanno apparire certe redazioni (Rai3) e certi giornali (La Repubblica) e che B sia al centro di una macchinazione che vede comuinisti e mafiosi collaborare. Ma è comunque strano che quattro diversi mafiosi abbiano deciso di parlare con i pubblici ministeri di quattro procure (Firenze, Caltanissetta, Palermo, Milano), per contribuire “alla verità”. Forse davvero B è al centro di un complotto; ma allora ha ragione Sergio Romano: rinunci a fare pressioni per l’approvazione di leggi ad personam. Perché delle 18 leggi ad personam che B si è scritto, 8 proteggono e rafforzano i suoi affari, 10 lo tutelano dalla legge. Si è riscritto le regole del processo (i tempi della prescrizione), dei codici, della procedura (il divieto di appello del pubblico ministero per le sentenze di proscioglimento). Ha legiferato per abolire reati (il falso in bilancio), rimuovere i giudici (legittimo sospetto), annullare fonti di prova (le rogatorie). Infine, per rendersi immune (le leggi “Schifani” e “Alfano”). Di fatto da 15 anni B fa così: si tiene lontano dalle aule; arringa al “pubblico” la sua innocenza e le cattive intenzioni di quei “matti” in toga nera; invoca il maglio dell’informazione (che controlla) per intimidirli, umiliarli, screditarli e la manipolazione dei media (che influenza) per distruggere il passato, oscurare i fatti, lasciar deperire – nell’opinione pubblica – la memoria. I blogger che hanno ideato e sostenuto il No B day del 5 dicembre non hanno dubbi: Berlusconi è un tappo per lo sviluppo dell’economia, della ricerca e della cultura ed il suo modello morale ha rovinato un paio di generazioni e disciolto nell’acido della corruzione le istituzioni e il tessuto imprenditoriale. Ma anche in questo caso l’opposizione appare rissosa, irrisoluta e divisa. Così il neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani, dice no aklla piazza e ad Antonio Di Pietro e Pier Ferdinando Casini, affermando che: “il Pd non sta in mezzo ed ha una sua idea di come fare opposizione a Berlusconi, senza farsi tirare per la giacca ma discutendo”. Ma la cosò che più mi incuriosisce in questi giorni, è scoprire quanti aquilani manifesterrano il giorno 5 o quanti, con leale coraggio, diranno che B è un vero leader, un uomo probo ed un salvatore per la nostra città. Questo sì ci interessa, scoprire quanto onestà c’è nelle scelte di quelle che si chiamano “persone comuni”, spesso non migliori di chi li amministra”.


30 Novembre 2009

Categoria : Dai Lettori
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