Ribaldi in uno Stato inerme e flaccido


Difficile che un cittadino italiano di oggi, specie se informato di ciò che accade, possa ancora stupirsi, men che mai indignarsi. Abbiamo accettato il peggio, abbiamo metabolizzato l’irrisione dei valori e delle regole. Gli onesti sono avvezzi ad essere dileggiati. Lo Stato è flaccido e inefficiente di fronte a ribalderie di ogni tipo. In cui, spesso, i “perbene”, ormai, ci rimettono la pelle. Vengono assassinati.
Ha suscitato comunque sdegno, più che amarezza, o sorpresa, la morte di un architetto di Carrara travolto sul suo SUV da un’auto impazzita lanciata a 200 orari, forse inseguita, lungo la strada tra Pisa e Milano che l’onestuomo percorreva spesso per lavoro. Dalle indagini è spuntato che l’auto inseguita, un’Audi, è intestata ad uno straniero, che aveva sul suo nome 60 auto.
Ovviamente, persino un nostro investigatore fiscale avrebbe dovuto capire e scoprire da tempo che c’era del marcio in quell’individuo. Agli onesti contribuenti viene tartassata una macchinetta, viene inflitto l’oltraggio di carburanti carissimi e autostrade salatissime. Ogni sorta di vessazione fiscale, da occhiuti quanto improduttivi controllori, ma di che? Come sempre, forti con i deboli, deboli o nulli con i ribaldi.
Come è giustificabile che nessuno si accorga di un tizio, oggi anche omicida, che ha 60 auto? Dove sono computer, controlli incrociati, verifiche sugli stranieri, pattuglie stradali, finanza, vigili urbani? Dov’è lo Stato? Dov’è un’Italia in cui sia appena sostenibile abitare, ancora accettabile risiedere e nutrire qualche speranza? Quell’onesto architetto ammazzato sulla strada è stato assassinato non da quel folle che lo ha travolto su una delle sue 60 auto, ma da noi tutti. Dall’Italia in cui voleva vivere onestamente.



15 Giugno 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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