Non si legge, e non perchè i libri costino…


L’Aquila – Leggere durante l’estate può essere una trovata coinvolgente per grandi e piccini. Magari arricchisce la mente senza spolpare il portafogli, e alla fine qualcosa di utile uno se la ritrova: nel cervello. Ha imparato qualcosa, ha stimolato qualche curiosità, ha tolto di mezzo qualche pregiudizio o qualche errata convinzione. Vai a sapere.
Le librerie, si sa, specie nei centri turistici costieri, chiudono una dopo l’altra, e quelle che decidono di tenere duro hanno vita difficile. Ogni tanto viene fuori qualche scoop letterario, tipo “Le mille sfumature del grigio” o altre cose di questo genere, che spingono la gente a comperare un libro.
Siamo andati a gironzolare per il centri commerciali, nei quali la bancarella con i libri – di questo va dato atto alla grande distribuzione – non manca mai. In qualche centro vendita, esistono addirittura lunghe scaffalature con dei libri riposti in ordine, costole e titolo in vista, e offerte speciali: sì, come per i formaggini e lo yogurth. In questo modo di tentare lo smercio non c’è niente di male, a patto che funzioni. Ma funziona?
In uno dei centri commerciali più noti della costa troviamo, accanto alle bancarelle con i libri, tre ragazzini sui 10-11 anni seduti sul pavimento, tutti con tanto di smart tra le mani. Uno neppure lo guarda, due smanettano febbrilmente. Sono sicuramente molto più abili delle loro madri o dei loro padri nell’uso dell’apparecchio. E poi c’è ormai la mania del selfies, che contagia tutti.
Una cosa è certa: i ragazzini sono stravaccati sul pavimento (chi sa cosa sanno le loro madri delle regole igieniche…), i piedi degli avventori si muovono a pochi centimetri da loro, indifferenti e neppure sfiorati dall’idea che sarebbe meglio sedersi su una panca o una poltroncina. Che quei piedi calzati abbiano calpestato chi sa cosa poco prima, non importa proprio a nessuno.
Aspettiamo un po’. Ai libri non si avvicina nessuno. Passa una ragazza occhialuta dal naso lungo, dà un’occhiata alle copertine, consulta un manualetto di cucina, e se ne va. Non cucinerà mai. E’ attirata dallo scaffale con la riviste di gossip e moda, ma neppure quelle sono, per lei, da acquistare. Tutto quello che leggerà saranno gli sms sul telefonino.
Chiediamo ad un brufoloso addetto del centro commerciale se i libri si vendono. Risponde insospettito, pensa che siamo della Finanza, oppure non pensa nulla. “Pochi, boh… Qualcuno di quelli con le donne nude in copertina“.
Deve avere delle idee ridotte e confuse: pensa forse alle riviste sexy. Ignora cosa sia un libro? E’ come quei tipi che in America, se ti vedono seduto ai giardini su una panchina con un libro aperto tra le dita, ti chiedono: “Ma cosa stai facendo? Perché stai qui?”.
Può darsi, ma non lo sapremo mai: prima che si possa ribattere, è già andato via. Il personale di molti centri commerciali non è il massimo dell’educazione, della preparazione e della cortesia verso i clienti… Tutto cambia. In peggio, è ovvio.
Invece, i centri commerciali svolgono – sotto il profilo libresco, diciamo – un buon servizio. Taluni hanno persino le ultime novità, i best appena usciti, i libri ancora in pubblicità promozionale. Hanno le bancarelle, ma pure, non di rado, una libreria interna: personale impreparato, ci mancherebbe altro, e libri alla rinfusa, ma la libreria c’è. Nel regno dell’inutile ammannito in tutte la salse, c’è anche quel residuo del passato che è un libro.
La verità è che la gente, di leggere, non ne vuol sapere, neppure nelle noie estive, neppure quando c’è maltempo – come questa estate – che sbarra l’accesso alla spiaggia. Non ne vuol sapere e basta, perché la scusa di un tempo (i libri costano troppo, e chi ce li ha i soldi?) è davvero finita al macero. Oggi – sempre nei benemeriti centri commerciali – trovi decine di libri, anche recenti e di buoni autori, a 5 o 6 euro, o anche meno. Sono i soldi che costa – o costerà presto – un pacchetto di stupide sigarette. E allora?
Niente, è la spiegazione di un record becero e negativo di cui l’Italia cafona e smandrappata di questi anni può fregiarsi senza timori di smentite: quello del paese europeo che legge di meno. Meno del 10% leggono un giornale, meno del 9% leggono un libro in un anno. Che melanconia. Sguazziamo nella cialtroneria e nel regresso, felici e inconsapevoli di essere rincitrulliti a forza di selfies, messaggini, slogan promozionali cretini, sguaiatezza e turpiloquio divenuto segno distintivo per farsi notare, per affermarsi e surclassare gli altri. Il medio evo, quello vero, era molto meglio di questo domani che si dissolve nella guazza.


09 Agosto 2014

Categoria : Cronaca
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