Noemi, il ditino che ci accusa


Tra le tante, una foto che ritrae la mano di un neonato. Un ditino teso. Forse non è di Noemi, la piccola abruzzese nota ormai al mondo intero per la vicenda delle cure staminali finora negate. Ma quel ditino infantile ci accusa ugualmente.
Rifiutiamo demagogia e retorica, che sarebbero facili, perchè in questo nostro paese il peggio è ovunque ed è facile accusare tutti o quasi tutti. Politica e istituzioni. Intingere la penna nel veleno. Tanto facile, che alla fine stanca farlo: come sparare sulla Croce Rossa…
Noemi, nonostante quattro pronunciamenti giudiziari (l’ultimo oggi 14 agosto), non è stata ancora curata e tutto lascia pensare che non lo sarà tanto presto. Sulle staminali l’Italia si è comportata come su ogni altra storia seria: male. Confusa, indecisa, contraddittoria, omissiva, schiva di fronte ad ogni responsabilità, farfugliante, bavosa. I soli a parlare chiaro sono i giudici. Ma finora nel vuoto: non ce la fa neppure la giustizia a costringere l’Italia a dire con coraggio, fermezza, lealtà, un sì o un no che siano sì o no. Che esempio tragico diamo ai giovani e al mondo. Che infinita crudeltà di fronte ad un essere sofferente, una “animula vagula blandula” soave.
Beatrice Lorenzini, ministra molto televisiva della sanità, sicuramente in buona fede, ma insussistente in questo caso, non sente un po’ di rimorso per non aver disciplinato una volta per tutte e subito la materia? Noemi, e non solo lei, soffre da due anni. Un paese serio, o almeno umano, su certe cose decide subito. Ci pensi, bionda signora dal nome dantesco.



14 Agosto 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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