Corte appello, Gatti contro soppressione


L’Aquila – Una giustizia, come quella italiana, ingiusta nel DNA perché negata da lungaggini mostruose, cavilli, rinvii, leggi a migliaia spesso confuse e antiquate, carenze, vuoti, ritardi non sempre giustificabili, dovrebbe diventare anche non fisicamente raggiungibile per un malcapitato cittadino che ne avesse bisogno? A questo pare puntare il recente progetto del Governo di sopprimere alcune corti d’appello, tra le quali quella abruzzese.
CAPRI – “Esprimo grande preoccupazione sulla questione di una eventuale ipotetica soppressione della Corte d’Appello in quanto, se è vero che nel decreto sblocca Italia in discussione nel prossimo Consiglio dei Ministri del 29 agosto non si parla di soppressione della Corte d’Appello dell’Aquila, è pur vero che da indiscrezioni circolate in questi giorni il Governo avrebbe in animo di ridefinire la geografia giudiziaria attraverso la razionalizzazione dei distretti con attribuzione di circondari di tribunali appartenenti a
distretti limitrofi, con rischio per l’Abruzzo”. Lo scrive il consigliere comunale Maurizio Capri.
GATTI – «L’ipotesi di soppressione – furbescamente denominata accorpamento – della Corte di Appello dell’Aquila sarebbe un atto
innegabilmente grave da parte del Governo Renzi. L’Aquila non è una “Corte minore” così come l’Abruzzo non è una Regione minore». Lo afferma il Vice Presidente del Consiglio regionale, Paolo Gatti, in merito alla ipotesi di soppressione della Corte d’Appello abruzzese avanzata dal Governo nazionale.
«Al contrario, l’ufficio, ricostruito in esito al terremoto sotto la autorevole guida del Presidente Giovanni Canzio – ricorda il Vice Presidente Paolo Gatti – si caratterizza oggi per la sua elevata professionalità, unita alla sua cospicua produttività. Secondo l’ardito decreto (o disegno di legge?) del Ministro Orlando, un abruzzese che debba necessariamente impugnare per ragioni sacrosante una sentenza del Tribunale e dei suoi annessi, dovrebbe muoversi, magari da Vasto fino a Roma (circa 270 km) o ad Ancona (circa 230 km), il che evidentemente comporterebbe per il cittadino in cerca di giustizia costi esorbitanti o la scelta – imposta – di rinunciare alla tutela dei propri diritti. In verità – osserva Gatti – si tratta di una proposta scellerata, con la decisione di non seguire il criterio pluriregionale, ma quella di colpire le Regioni del sud (Abruzzo, Molise e Sardegna), senza che si possa comprendere come e quanto potrebbe valere una riduzione da 26 a 23 delle Corti d’Appello e quanto potrebbe incidere sull’efficienza.
In realtà, anche questo sulla Giustizia appare un mero riordino scritto a tavolino da pregevoli tecnici ministeriali che ignorano la vita quotidiana, trascurano le caratteristiche dei territori e la struttura degli uffici. Da ultimo, e non per ultimo, non va sottovalutato
che L’Aquila vive ancora in una condizione difficile e precaria anche a causa dei Governi nazionali; sopprimere la Corte d’Appello sarebbe il segno definitivo di abbandono della città al suo destino.
Per queste ragioni – conclude Paolo Gatti – al prossimo Consiglio regionale presenterò insieme ai colleghi una risoluzione affinché sulla base di un deliberato unanime dell’Assemblea, il Governo regionale si attivi urgentemente con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con il Guardasigilli affinché l’ipotesi di soppressione venga scongiurata, anche per il tramite di un impegno deciso da parte di tutti i Parlamentari abruzzesi».
(Ndr) – Chiara la presa di posizione di Gatti (mentre molti altri politici tacciono forse storditi dall’ozio ferragostano), al quale tuttavia va ricordato sommessamente che esiste un argomento d’acciaio per fermare le sciocchezze governative: a L’Aquila è stata costruita e non molto tempo fa inaugurata (anche se al momento pare inutilizzata) una adeguata sede della Corte d’appello, costata molti soldi dei cittadini. Se lo Stato soffre di Alzheimer, si faccia curare. O almeno ci provi. A chi può venire in mente di costruire la sede di un ufficio che si vuole sopprimere? Oppure a Roma i burocrati che lavorano per i ministri sforbiciatori ignorano tutto ciò, come ignorano che uno di San Salvo dovrebbe fare 300 chilometri per ricorrere in appello contro una sentenza?


23 Agosto 2014

Categoria : Politica
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