L’inarrestabile tramonto dell’informazione cittadina


L’Aquila – (G.C.) – Il tramonto, che non vuol dire solo declino, ma scomparsa, dell’informazione cittadina, è cominciato in Abruzzo molto tempo fa, a L’Aquila ancora molto prima. La città che aveva giornali, radio, tv, si avvia a diventare ben presto provincia dell’impero: l’informazione abruzzese è, per quel che ne rimane, concentrata a Pescara. L’unico vero giornale abruzzese – Il Centro, visto che gli altri sono quotidiani romani con edizioni abruzzesi – è nato a Pescara e lì ha tutto, anche la tipografia. La sede Rai regionale è a Pescara da sempre, ma era nata a L’Aquila, prima di essere estirpata e trasferita sull’Adriatico ai tempi in cui il big politico regionale era il democristiano Spataro.
Niente da dire sulla qualità giornalistica, naturalmente, sia della Rai che del quotidiano: ottime redazioni, ottimo giornalismo, servizio di alto e altissimo profilo nel 2009 durante il terremoto, ma anche quotidianamente.
Il discorso è puramente e semplicemente storico.
Oggi la senatrice Stefania Pezzopane esprime piena solidarietà ai giornalisti de Il Tempo d’Abruzzo, che non sarà più in edicola dal prossimo 13 ottobre, e della redazione aquilana del Messaggero, per cui si paventa una drastica riduzione.
“La chiusura di una testata giornalistica è sempre un vulnus alla democrazia e al pluralismo – sottolinea la senatrice – In più, penalizzare due storiche testata regionali che da anni svolgono un servizio prezioso, equivale ad infliggere un duro colpo ad un territorio già troppo in difficoltà. Dopo l’interruzione delle trasmissioni televisive di TVUNO e il licenziamento dell’intera redazione giornalistica, sono a rischio altri posti di lavoro. È un campanello d’allarme gravissimo che necessita di una rapida riflessione sul ruolo dell’editoria e dell’informazione nella nostra regione e sulla necessità di attrarre finanziamenti privati e di rinvigorire quelli pubblici, sensibilizzando le istituzioni locali, per non privarsi di un patrimonio culturale di grande valore”.
Con la senatrice, va detto che quanto accade è molto più di un vulnus: dalle ferite, infatti, di solito si guarisce, se sono ben curate. Oppure si crepa e in tal caso non c’è altro da dire. Dunque, più che un vulnus, l’incontenibile iter di un fenomeno regressivo senza ritorno. In particolare a L’Aquila, che da 40 o 50 anni non sa darsi un “suo” giornale capace di fungere da foglio cittadino. L’ultimo tentativo è del 2001, quando fu fondato il settimanale L’Opinione 2001, che visse qualche mese, condannato a morte dall’indifferenza della città.
Non riuscì mai a vendere più di 300 copie, eppure aveva una certa qualità e un certo spessore, ricco anche di prestigiose firme. Molti anni prima esisteva L’Aquilasette, che ebbe vita più lunga ma finì con lo scomparire. Ancora dopo aveva tentato di aprire un foglio locale il giornalista Guido Polidoro: la vita di una falena per quella pur valida iniziativa.
Riassumendo: la sede Rai istituita a L’Aquila nel dopoguerra, fu asportata. La redazione regionale dell’agenzia ANSA fu trasferita a Pescara diversi anni fa, e la città non disse una parola: obbedì prona alla volontà politica dominante. Il Tempo d’Abruzzo si accinge a sparire. Il Messaggero sarebbe deciso a cancellare la redazione aquilana. La storica tv cittadina, TvUno, ha spento lo schermo e licenziato i dipendenti. Cos’altro dovrà accadere per capire che l’informazione cittadina (anche in altre città, ma a L’Aquila di più) va sparendo? E magari pensarci un po’ su, visto che, ad esempio negli USA, è inconcepibile che in una città non esista il “suo” giornale.
Sono negli ultimi anni comparsi giornali on line, come il nostro, ma la loro esistenza è precaria e ardimentosa. Viene negata loro, se non si allineano – come ha scelto di fare inabruzzo.com – ogni risorsa pubblicitaria. La vita per un giornale on line, che non beneficia di alcun sostegno o aiuto pubblico. Non sono in molti a scegliere di restare distanti dal potere, non allineati in alcun modo, venendo tagliati fuori, ghettizzati. Questo nostro portale informativo è una mosca bianca. Evidentemente, la città e le istituzioni regionali pretendono testate prone e obbedienti.
Ma anche questo è un altro discorso.
Quello che emerge, oggi, è che svaniscono, o si distanziano, molti pilastri storici dell’informazione, che dopo tanti anni fa parte della storia, cosa che possiamo affermare forse più di altri, avendo lavorato sia al Tempo che al Messaggero quando vendevano circa 2.000 copie al giorno ciascuno. E per la tv ormai muta e spenta. Bisogna rassegnarsi a tutto, ma non è facile, diciamo la verità. E neppure conveniente. La stoffa rinunciataria e autolesionista dell’Aquila prevarrà anche stavolta.


16 Settembre 2014

Categoria : Cronaca
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