Lingua blu, “ciambani” e malapolitica


Ofena – (Foto: ovini e un moscerino, o “ciambano” in abruzzese) – Scrive Dino Rossi (Cospa allevatori Abruzzo): “È davvero strano quello che accade nei nostri allevamenti, al sud Italia, gli animali li hanno distrutti con i vaccini importati dal Sud Africa, mentre nel nord Italia le mucche le fanno “vivere 83 anni sulla carta”: quali poteri forti si celano dietro a tutta questa ingiustizia?
Recentemente si è tornato a parlare della famosa malattia che colpisce le pecore, la lingua blu e non la blue tongue: per comprenderci conviene parlare come mangiamo! Molti quotidiani online e cartacei, stanno nuovamente trattando questo argomento. Tale malattia infettiva, che non nuoce all’uomo, si esprime come endemica prevalentemente in Sud Africa ed ormai anche nelle nostre isole, in particolare la Sardegna e la Sicilia. Per lo più colpisce gli ovi-caprini , ma i maggiori danni si osservano negli allevamenti ovini. I bovidi ed altre specie sono considerati serbatoi asintomatici del virus.
Gli animali una volta infetti trasferiscono il virus, per il tramite dei “ciambani” in dialetto abruzzese , in italiano moscerino e in lingua scientifica scientifica culicoides , ad altri della stessa specie ed agli animali considerati serbatoio, nei quali per lo più non si osserva alcuna sintomatologia. In questi ultimi il virus permane a lungo, anche più di cento giorni, e permette agli insetti con la stagione seguente di rinverdire l’infezione.
Le pecore in Sardegna, prima del 2001 e prima della tardiva vaccinazione, con i primi focolai tendevano ad immunizzarsi. Si osservavano, i danni agli allevamenti ma questi erano sopportabili. I pastori sardi, mi hanno raccontato, che i loro nonni “in tempo di crisi”, abbattevano le pecore che presentavano una fenomenologia eclatante di questa malattia, segno che la lingua blu non è apparsa per la prima volta in Sardegna. Le bestie infette venivano macellate e destinate all’autoconsumo. I nostri governati su consiglio (pessimo) decisero di vaccinare, con vaccino vivo attenuato, a tappeto tutti gli animali presenti sul territorio, creando così numerosi danni al patrimonio zootecnico locale. Questa politica deplorevole, nonostante le proteste di numerosi allevatori ed esperti del settore continuò fino a quando l’infezione si diffuse anche in Abruzzo.
Fu in quel frangente che iniziò la contrapposizione dell’allora nascente sindacato, Cospa Abruzzo, che si oppose energicamente e con ogni mezzo alle corrispondenti ordinanze ministeriali, supportato in ciò da competenti giudizi scientifici. Infatti, si era contrari all’utilizzo del vaccino vivo attenuato, messo in commercio dall’IZS di Teramo, in quanto, in Abruzzo l’infezione non era endemica e già alcuni IZS avevano manifestato tutte le loro perplessità e dubbi all’uso di questo prodotto immunologico.
Infatti, i virus vivi, in esso contenuti, presentavano una residua virulenza per la quale si correva il rischio di diffusione del virus vaccinale tra gli allevamenti indenni. Inoltre, ci si preoccupava di una possibile ricombinazione genetica dei virus da strada con quelli vaccinali, creandosi, così una grande confusione sul riconoscimento della malattia e di accelerazione della sua diffusione. Di contro si proponeva un vaccino spento di cui il ministero per motivi sconosciuti non se ne era fornito per tempo. Intanto gli allevatori del sud Italia, attraverso il passaparola ci informavano che il vaccino era più dannoso della stessa malattia, tanto che alcuni veterinari, per prevenire il danno personale, nel meridione vaccinavano con l’acqua distillata.
Nel sud dell’Italia ci fu una vera mattanza, gli animali furono vaccinati anche contro le indicazioni del medicinale che peraltro risultavano non correttamente controllati e registrati a norma. I filmati amatoriali girati dagli allevatori del sud Italia erano strazianti, gli agnelli e i capretti appena nascevano, dopo qualche giorno morivano, gli allevatori passavano nelle stalle con le carriole per raccoglierli e distruggerli. I filmati e molti documenti furono consegnati al dott. Guariniello, che a suo tempo aveva aperto un indagine poi astutamente toltagli per incompetenza territoriale e stornata ad altra procura aquilana, dove trovo, nonostante il parere negativo dei tecnici, la grande A= archiviazione!! In Abruzzo, le Asl e l’assessorato alla sanità non aveva nemmeno il foglietto illustrativo da allegare al vaccino e quando fu richiesto all’IZS di Teramo, dietro nostra pretesa, durante un colloquio con il responsabile della veterinaria regionale, tale foglio di accompagnamento, con le indicazioni scritte in inglese, fu mandato via fax!! Una volta tradotto, si scoprì che il medicinale non si poteva usare nei periodi caldi, sugli animali debilitati, nei soggetti maschi riproduttori, perché li rendeva sterili e le femmine gravidi abortivano. Un vaccino che in sudafrica si utilizzava solo sulle pecore.
L’unico test fu effettuato su alcune vacche che izs di Teramo, acquistò delle mucche in Sardegna, alle quali venne somministrato il vaccino, ma dei risultati ottenuti non si è saputo mai nulla. In seguito le vacche dell’izs furono macellate a Modena, nonostante il blocco della movimentazione predisposta in quel tempo. Anche nelle vacche, in cui il virus da strada non da sintomatologia evidente, si osservavano danni enormi di cui ancora oggi non si riesce a capire. Così non si riuscì a capire Il motivo che spinsero i buontemponi a vaccinare anche i bovini, visto che su di loro non era mai stato sperimentato tale vaccino. L’unico test fu effettuato su alcune vacche che izs di Teramo, acquistate in Sardegna, alle quali venne somministrato il vaccino, ma dei risultati ottenuti non si è saputo mai nulla. In seguito le vacche dell’izs furono macellate a Modena, nonostante il blocco della movimentazione predisposta in quel tempo. Ma forse il disegno era molto grande e diabolico, in quanto le tasche da riempire con le mazzette erano molte e l’unico metodo per ottenere questo era quello di diffondere più velocemente la malattia, al fine di acquistare più vaccini dal Sudafrica. Questo probabilmente fu il motivo per cui si estese la vaccinazione anche ai bovidi (bovini e bufali etc, etc…).
Nel mentre il Cospa Abruzzo invitava gli allevatori abruzzesi a non vaccinare, i soliti lecchini delle organizzazioni sindacali non vollero ascoltare e decisero di vaccinare le loro greggi, ma a Pasqua e a Natale gli agnelli sopravvissuti si potevano contare sulle dita di una mano. Molte risultavano le pecore venute a morte, disseminate sul tutto il territorio delle aree dei quattro parchi presenti in Abruzzo. Oggi si evince dalla pubblicazione dei dati, che quasi mezza Italia è sotto la citata infezione, in realtà tutte quelle regioni che furono interessate dalla vaccinazione.
Comunque, riteniamo superfluo vaccinare in questo periodo, in quanto con l’arrivo dei primi freddi l’attività dei “ciambani” alias culicoides, si interrompe e potrebbe quindi liberalizzare la movimentazione degli animali, come anche il blocco della movimentazione degli animali, visto che nessuno vaccinala fauna selvatica dei parchi come cervi e caprioli, i quali si spostano a loro piacimento diffondendo l’infezione importata dall’izs ti Teramo a suo tempo. Comunque, troviamo anche strano, che la lingua blu non sia arrivata in pianura padana, dove i “ciambani” girano con la Ferrari con i capelli al vento.
Evidentemente li non serve il vaccino per distruggere gli allevamenti? Per distruggere gli allevamenti del nord gli interessi sono differenti e qualcuno ha pensato di far intervenire qualche altro ministero con la storia delle mucche da latte longeve, di 83 anni, per riempire le quote latte italiane con il “latte” dei Paesi dell’Est e per gli allevatori che hanno sforato la Guardia di Finanza sta notificando, proprio in queste settimane, le cartelle. Così finisce la storia degli allevamenti in Italia, la zootecnia che è stata per anni il volano dell’economia italiana”. Tutto questo fu messo all’attenzione dei titolari di indagini, ma purtroppo cadute nel vuoto. Oggi a distanza di dieci anni, quando ormai i danni sono stati fatti e i reati pescritti, spunta un’inchiesta che parte dall’America e vediamo i nostri dubbi diventare realtà. Non basta scrivere, due pagine come queste, sicuramente molte testate giornalistiche le cestinano, con la scusa che è troppo lungo e non hanno spazio perché devono raccontare le cazzate che questa politica ogni giorno spara sulla stampa, ma fino a quando sopporteremo? Chi sa se ci sarà mai un vaccino per sterminare i responsabili di questo disastro zootecnico?”.


17 Settembre 2014

Categoria : Cronaca
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