“Non cantiamo vittoria, però speriamo”


L’Aquila – L’ASSESSORE MAZZOCCA SUL GASDOTTO DIROTTATO – (di G.Col.) – Del gasdotto SNAM e del suo tratto centrale tra l’Abruzzo e Fabriano, un gorgogliante serpentone d’acciaio sotto terra lungo centinaia di chilometri, infilzato in alcune delle aree sismiche più nervose dell’Appennino, si parlerà ancora a lungo, sicuramente per tutto il 2015. Ora, infatti, pare possibile “là dove si puote” spostarlo dall’interno verso la fascia costiera. Facile a dirsi, molto meno a farsi.
Nessuno può mettersi l’anima in pace, anzi le incertezze sono ancora molte. “Non cantiamo vittoria - ha detto oggi l’assessore regionale all’ambiente Mazzocca – però speriamo, abbiamo fondate speranze”.
Come è nelle migliori tradizioni italiane, la storia è lunga, anzi lunghissima, assai di più del tubone che dovrebbe approvvigionare gas per scandare e per cucinare. E anche per altri usi. Come è tipico di questo paese dalle mille voci e dalle diecimila grida, si parte da un’evidenza. L’Italia ha bisogno di gas. C’è chi glielo vende ben volentieri, però bisogna intubarlo per portarlo dove serve. Lavori imponenti e annosi, che di solito esegue la SNAM, la quale fa semplicemente il suo mestiere.
Sembrerebbe una storia basata su esigenze, mercato, logica. Niente di più lontano dal costume italiano. Più una cosa è pressante, logica, semplice nella sua impostazione, più c’è il caso che diventi difficile, anzi difficilissima, affogando negli anni e negli aumenti dei costi.
Il gas lo vogliono tutti, il gasdotto nessuno. Spostandoci di poco verso Est, diciamo che il petrolio e gli altri idrocarburi li vogliono tutti, ma le trivelle per estrarlo nessuno. Di diverso avviso la Croazia, che dice: “Noi mentre voi litigate, trivelliamo l’Adriatico, poi vi venderemo gli idrocarburi”.
Benedetto pragmatismo ereditato dai regimi del passato (poche chiacchiere, si fa così e basta). Altro che strepiti e perenni cachinni democratici…
Il gasdotto, per tornare alle cose più attuali, potrebbe essere spostato dall’interno (che è sismico, non lo sapevano?) verso la fascia costiera. La centrale di compressione si potrebbe fare non a Sulmona, ma a Cupello, tanto là sono abituati a petrolio e gas.
Alla fine SNAM e Governo, in un incontro avvenuto ieri (nessun comunicato ufficiale da nessuno, però), presente la Regione Abruzzo, avrebbero messo su carta l’ipotesi dirottamento.
Niente di deciso, anche perchè il progetto dovrebbe essere valutato da una VIA nazionale e non più regionale. E poi è tutto da preparare, disegnare, progettare, bisogna adeguare i costi (più alti, è ovvio), sentire i sindaci e i proprietari di vigne e frutteti, gli ambientalisti, i comitati, i professionisti dello striscione di protesta, i preti, i geologi, i tecnici, le fattucchiere, gli sciamani, gli alti burocrati, le organizzazioni sindacali. Magari anche gli alieni che decenni fa costruirono le loro basi sotto i fondali dell’Adriatico, come è noto agli ufologi e ad altri.
L’elenco sarebbe sterminato. E sarebbe un prodigio (dunque improbabile) se davvero la soluzione ipotizzata (salvare l’interno e spostare tutto sulla costa) arrivasse diciamo entro il 2015.
Mazzocca pare convinto che entro la fine del 2014 se ne debba sapere qualcosa. Ma forse bisogna cambiare anno: forse volevano dire 2024. Se basta.


30 Ottobre 2014

Categoria : Cronaca
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