Gasdotto, risiamo in alto mare


L’Aquila – RIEMERGE LA INCAPACITA’ DI POLITCA E ISTITUZIONI DI ASSUMERE DECISIONI – I TIMORI SISMICI NON RIGUARDANO SOLO SULMONA MA L’APPENNINO INTERO E ANCHE LA FASCIA ADRIATICA – (Immagini: la sismicità elevatissima dell’Appennino e quella della fascia adriatica abruzzese) – Era azzeccato lo scetticismo con cui abbiamo condito, giorni fa, la “notizia” frettolosa ed euforica della presunta soluzione del problema gasdotto. Il problema, si desume oggi facendo un minestrone di tutte le prese di posizione e dichiarazioni in circolazione, è sempre in alto mare. Secondo una tradizione cara alla politica italiana, alle istituzioni, a molti politici che cavalcano le tigri ma non saprebbero cavalcare neppure un mite asinello, la soluzione non c’è e persiste il tira-e-molla. Da una parte sostanzialmente il governo che agli idrocarburi deve pur pensare, dall’altra i comitati contrari al serpentone di gas interrato in Valle Peligna e verso nord nell’Altopiano di Navelli e nell’Alta Valle dell’Aterno, diretto verso Fabriano. Proveniente da Brindisi. Un’opera imponente per l’approvvigionamento di gas che occorre ai consumatori italiani.
Il governo, in pratica, vuole il gasdotto, la regione Abruzzo improvvisamente panneggiata di verde e divenuta ambientalista con il governo D’Alfonso, dice no; diversi personaggi politici spuntano da ogni parte a garantire la tutela dell’ambiente, a spergiurare di essere contrari. Un inconcludente coro, o coretto a parrocchia, che pare non impressionare la SNAM e le autorità centrali. Dirottare il tubone dall’interno verso l’Adriatico? E chi lo ha deciso, quando, dove? Nessuno.
Rifare tutto da capo e affibbiare la centrale di compressione a Cupello, anzichà a Sulmona, avrà pure dei… costi.
In tanti, in troppi, trascurano diverse esigenze. Prima di tutto quella di gas. L’Italia ne ha bisogno, l’Abruzzo pure, le aree interne (fredde) anche di più. E’ sensato dare ascolto a chi vuole il gas, ma non il tubo, o meglio intende trasferirlo da una zona ad un’altra?
La sismicità è un argomento di ferro. Sismiche (colore viola nelle mappe aggiornate) sono le aree appenniniche dal Molise all’Umbria. Tutte. Parlare di rischio sismico in Valle Peligna è una riduzione del problema, perchè ancora più a rischio terremoti sono l’area del Piano di Navelli, l’area aquilana, e l’Alta Valle dell’Aterno fino a Montereale, nel vicino Reatino e in Umbria. Chi parla forse non ha mai seguito un bollettino sismico: se lo avesse fatto, avrebbe visto che scosse (per fortuna leggere al 99%) si verificano tutti i giorni tra Aquilano, Reatino, Umbria.
Ma sismiche e percorse da faglie sono anche le fasce adriatiche tra Pescara e il Gargano. Qualcuno ha mai sentito parlare di placca adriatica? Del resto, la presenza di giacimenti di petrolio e gas va intesa come una conferma della natura instabile dei fondali marini.
Dunque, andrebbe inteso che, se si badasse alla sismicità come caratteristica del 95% del suolo italiano, non si dovrebbero costruire gasdotti… Contentiamoci di sperare che un gasdotto moderno sia resistente e adeguato al rischio sismico.
Ma ancora di più, auguriamoci che il problema, per quanto ci riguarda, sia risolto senza isterismi, senza infriltrazioni politiche, senza eroi dell’ultimo momento e con decisioni ragionate, ferme, razionali e scientificamente valide. Costruirsi un avvenire o un presente politico abbracciando campagne anti o pro qualcosa è inaccettabile. Ma soprattutto, non convince nessuno: ritarda solo la soluzione dei problemi, e forse è questo che tanti nell’oscurità vogliono.


02 Novembre 2014

Categoria : Cronaca
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.