Cialente e il Sole dell’avvenire


Non è difficile essere d’accordo con il sindaco Cialente che tuona al governo italiano e all’Europa: “Fatela finita con lacci, forbici, tagli, lèsine da avari con le aree colpite da disastri, alluvioni, terremoti”. I patti di stabilità allucchettano risorse, e dietro linguaggi astrusi ed eleusini di burocrati europei, si nasconde (male) solo la subalternità della UE ai dettami da sergente di ferro della signora Merkel.
Fin qui la sacrosanta attenzione agli sfoghi del sindaco aquilano, uno che di tirchierie istituzionali e di grandi sforbiciatori spediti da Roma o dall’Europa ne sa davvero molto. E dei patti di stabilità non ne può più.
Sono cinque anni e mezzo, ormai, che L’Aquila e il cratere si snervano, si sderenano, si prostrano per il riconoscimento di un diritto: quello di esistere. In tanti, in troppi più e più volte hanno di fatto stroncato la rinascita, o l’hanno almeno ritardata, benché oggi – ma finora solo a parole – vengano promesse risorse sufficienti. E visite renziane.
Il sindaco ha ragione, e fa bene ad alzare la voce come sempre a spada tratta contro potenti e protervi interlocutori.
Ma noi cittadini non possiamo chiederci se, insieme con i tirchioni europei e romani, di fatto oranti ai piedi della poco avvenente vestale tedesca arbitra di ogni lèsina, non siano da crocifiggere pure coloro che non puliscono i corsi d’acqua, non stappano i tombini, erigono argini inadeguati, danno allarmi tardivi, impapocchiano la gente con burocratismi ostrogoti, imboscano risorse, non spendono lo spendibile. Insomma la burocrazia invincibile di questo paese profondamente febbricitante. E con l’acqua alla gola, non solo quella delle tracimazioni.
E’ il caso degli alluvionati ai quali Cialente ha dato solidarietà, ma anche il nostro sotto altri aspetti. Distinguiamo tra ottuse politiche europee e balorde inettitudini tutte nostrane. Sono due mali senza i quali vivremmo un’altra vita, in un altro paese, in un mondo migliore. Rompiamo tutto, rifacciamo tutto. Un tempo c’era il Sole dell’avvenire, mai spuntato. Cerchiamolo, che esista ancora? Ci acconteremmo anche di una piccola modesta Luna dell’avvenire.



18 Novembre 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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