Francesco, è simonia, ma non da oggi


(Immagine: la simonia in un dipinto del XII secolo) – Ci mancherebbe pure che microbi del giornalismo come noi si permettessero di colloquiare con il papa. Ma visto che il papa, almeno quello in carica, colloquia spesso con tutti, oseremo. Ieri 21 Francesco è sceso in campo, diciamo, con l’abituale facondia bonaria ma severa, condannando i preti che si fanno pagare le loro prestazioni: matrimoni, funerali, comunioni. Ha fatto eco al pontefice un alto cardinale, evocando la simonia, l’antico peccato del clero che – in sostanza – esige soldi per essere clero. Ti benedico se mi paghi, insomma.
Ebbene, con il rispetto dovuto al monarca assoluto della Chiesa, come ad ogni altro monarca, vorremmo ricordare che nel 1969 su Il Tempo pubblicammo basandoci su informazioni sicure, un’inchiesta su un prete che in un paesino dell’Aquilano, aveva addirittura esposto un tariffario nell’atrio della sua chiesa. Grattando, sapemmo (e riferimmo facendo venire l’orticara al capo redazione) che la stessa cosa accadeva in tante altre chiese, e che addirittura in una si pretendeva che i bambini si vestissero in un certo modo nel giorno della comunione. Il prete era amico o parente di commercianti di abbigliamento…
Caro papa, non scopriamo il mondo, perché quanto denunci nelle tue rampogne, è sempre accaduto, sotto gli occhi di papi, cardinali, vescovi, sindaci comunisti ma silenziosi, e la Chiesa non ne era ignara già dal Medio Evo. E’ bello e giusto che oggi Francesco ribadisca e faccia cazziate in giro, ma non è uno scoop. Magari la Chiesa cominci con il licenziare i preti a tariffa: questa sì che sarebbe una novità. O a chiedere a certi istituti religiosi quanto guadagnano gestendo alberghi e convitti per brave fanciulle. E scuole private.
Insomma, Francesco: sei bravo e ti ammiriamo. Ma nel tuo gregge non c’è niente di nuovo…



22 Novembre 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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