Tutte le banalità e le esagerazioni sul maltempo


L’Aquila – LA FRASE PIU’ RIDICOLA E DEMENZIALE: “L’ITALIA IN UNA MORSA DI GELO” – (Foto: seggiovia Fontari il 22 dicembre scorso) – Come è melanconica consuetudine, la normalissima ondata di tempo invernale – maltempo lo chiama qualcuno chi sa perchè – che sta interessando peraltro quasi tutta l’Europa, ci ha già inflitto una serie di scene ridicole, esagerate e televisivamente sgrammaticate. Infatti, imbattersi in un cronista che parli semplicemente un italiano piatto ma corretto, è diventato improbable…
Ieri mattina Mediaset mandava in onda un’inviata che dallo studio di Milano aveva “raggiunto” piazzale Loreto: una giovane vestita da abiti griffatissimi, in postura da area artica, che raccontava di una temperatura di… zero gradi! E salutava lo studio come un’esploratrice in procinto di partire per l’ignoto, dicendo: “Noi continuiamo qui a ibernarci in questo freddo davvero polare…”. Povera ragazza, che foglia al vento.
Al ridicolo con c’è mai limite e ormai televisione e internet ci danno di più e di peggio. Due gradi sotto zero diventano un “clima polare” (nessun cronista sa cosa significa clima?), qualche fiocco di neve fa notizia, “forte nevicata” diventa una spolverata bianca che si scioglie in poche ore. Inutile riferire ciò che avviene su strade e auostrade che portano ai luoghi turistici: inenarrabili scene di ridicolo assoluto, di inettitudine, di incapacità di affrontare qualsiasi minima difficoltà come montare le catene, di accettare qualche minimo disagio, prevedibile se si parte con il maltempo.
Il linguaggio dei cronisti – specie in tv – è sempre approssimativo, esagerato, spesso allarmistico, composto da frasi fatte ripetute all’infinito senza chiedersi cosa significhino. “La morsa di gelo che stringe l’Italia con temperature in picchiata” sarebbe qualche modesta nevicata caduta ieri. La forte ondata di maltempo annunciata sparando allarmismi per il giorno 26 in Abruzzo con neve anche al mare…
Siamo ben oltre e, per ora, solo oggi su l’Aquilano e parte della Marsica, è scesa una spolverata modestissima di neve: tanto poca che ne manca anche sui tetti di Assergi, a ben alta quota…
Approssimazione, ignoranza tipica di questi anni, esagerazione, piattume di linguaggio, ricorsi all’iperbole, voglia di dare sensazioni forti, di essere bravi trovandosi in luoghi difficili. Tutto un minestrone riscaldato che fa piangere non il buon giornalismo (che è morto da anni e anni), ma quello appena corretto e minimamente professionale.
Questa mattina il top: una conduttrice in studio voleva sapere dall’inviato se il disastrto del traghetto in fiamme (foto) nel canale di Otranto “era avvenuto in Adriatico o in Mediterraneo”.
Non è elegante riferire ricordi privati e personali, ma facciamo uno strappo. Giovanissimi e con un’auto scassata comperata con un mucchio di cambiali alto come un vocabolario, andavamo a insegnare in luoghi come Campotosto (precari e supplenti, ovvio…), dove c’erano 10 gradi sotto zero (dentro la scuola, però) e un metro di neve ghiacciata da novembre in poi. Il ghiaccio in strada era però una fortuna, altrimenti saremmo sprofondati nel fango e nelle pozzanghere da 20 cm lungo la provinciale tra la ss.80 e il paese sul lago.
Tutto questo per 95.000 lire al mese fino a giugno. Ma altri stavano peggio: per esempio i poveri ragazzini di 13 anni che arrivavano a piedi ogni mattina dalle frazioni, guance e mani color viola. E avevano la forza di sorridere, perchè nella scuola dai vetri istoriati dal gelo, per loro, faceva caldo e si stava bene. E con appetito verso le 10 azzannavano i loro panini con coppa e salumi del posto: si alzavano alle 5 o alle 6, lavoravano in casa o all’aperto, e poi in cammino verso la scuola…
Che pena quella cronista televisiva griffata che parlava ieri di ibernazione con zero gradi e qualche fiocchetto di neve.


28 Dicembre 2014

Categoria : Cronaca
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