Preturo, niente riscaldamento e acqua calda – Chi ha montato le caldaie all’aperto?


L’Aquila – CALDAIE COLLOCATE ALL’APERTO SENZA CURARSI DEL CLIMA: CHI HA PROGETTATO E COLLAUDATO? – DE PAULIS: FATTO IL POSSIBILE, PROBLEMA EREDITATO DALLA PROTEZIONE CIVILE – Il Comune sta facendo tutto l’umanamente possibile (lo ha fatto anche ieri 1 gennaio) per ridare il caldo agli inquilini di alcune CASE, in una sessantina di piastre, ma il problema c’è stato ed è stato gravissimo. L’impegno ora è: mai più. Le caldaie collocate all’aperto dovrebbero funzionare anche con il freddo. Dovrebbero… Ma l’umidità e le infiltrazioni provocano danni, oppure le caldaie non sono all’altezza.
Guardando le case della new town di Cese di Preturo, area periferica aquilana con insediamenti abitativi per terremotati, bisogna chiedersi non se siano avvenuti controlli e collaudi, verifiche di rispondenza dei manufatti e cose del genere. Bisogna chiedersi se talvolta chi opera sia molto cretino, moltissimo o in modo smisurato. Infatti, in alcuni edifici detti CASE le caldaie del riscaldamento sono collocate… all’esterno! Sulle scartoffie di garanzia c’era scritto, forse, che erano collaudate anche per il freddo. Si è visto come e quanto!Nessun cervellone di ingegnere, progettista, tecnico, costruttore, impresario, installastore, collaudatore, esperto ha mai trovato strana una simile scelta. C’era attenzione solo a conti e fatture, a prezzi elevati e lucri miracolosi, perchè la protezione civile non badava a spese. Le CASE sono infatti costate somme enormi, rendendo felici molti. Non chi le abita, evidentemente.
Natale e Capodanno senza riscaldamento. Come nella grotta di Betlemme, è chiaro. Per costruire quella, però, allora, non erano stati sperperati mari di soldi.
Qui, niente caloriferi in casa e niente acqua calda. Proprio mentre imperversava il maltempo e di notte si scendeva a -10 gradi. Per diversi giorni, infatti, la temperatura massima a L’Aquila è stata di -4 gradi.
Quelle di Cese di Preturo sono le stesse strutture dalle quali sono caduti balconi e nelle quali si sono riscontrati rischi di stabilità, con urgenti trasferimenti delle famiglie degli occupanti. Che il riscalmento non funzionasse e non potesse funzionare, era evidente da tempo, visto che, appunto, le caldaie sono all’esterno e quindi prendono vento, freddo, acqua, neve e gelo. E saltano. Altro che garantite anche contro il freddo.
Forse l’inchiesta della Procura sui balconi di cartapesta andrebbe estesa e ampliata a macchia d’olio.

IMPEGNO, MA GLI INQUILINI PAGHINO IL FITTO – La dirigente comunale della ricostruzione e patrimonio architetto Enrica De Paulis, senza nascondersi o attendere le parole dei politici, scrive: “Riguardo al problema delle caldaie bloccate in molte piastre del Progetto CASE, non voglio fare polemica né avanzare inutili scuse. Il problema c’è stato, e non si deve ripetere più.
Ha tenuto al freddo molti cittadini durante i giorni di festa, quelli in cui si ha più bisogno di “calore”, ed ha impegnato ininterrottamente il personale del Comune (me in prima persona) e gli operai della Manutencoop dal 30 dicembre ad oggi, e non è ancora finita… Gli operai hanno lavorato 12 ore al giorno, anche il primo dell’anno, e sono intervenuti in più di 60 piastre. Si è fatto il possibile per arginare la situazione, ma ciò nonostante i disagi sono stati forti.
Il problema esiste, le caldaie e le centraline sono tutte esterne e adatte a temperature fino a 10 gradi sottozero. Ma se la temperatura scende, o tira vento forte, si congelano e vanno in blocco.
La risoluzione definitiva di questo problema, avuto in dono dalla Protezione Civile, viene da oggi assunta dal Comune come una priorità.
Mi impegno in prima persona a verificare immediatamente quali interventi possano essere messi in campo per coibentare le caldaie e le centraline, e a quali costi, al fine di reperire le risorse economiche necessarie. Se gli interventi saranno fattibili dal punto di vista tecnico mi impegno ad avviarli prima possibile. Stesso impegno mi auguro venga dagli assegnatari del progetto CASE per il pagamento del canone di compartecipazione, che costituisce una fonte fondamentale per il finanziamento degli interventi di manutenzione.
Perché loro stessi non si trattino come cittadini di serie B”.


02 Gennaio 2015

Categoria : Cronaca
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