Giovani talenti crescono, sogni e realtà


Sambuceto – (ore 0,40) – ERIK DEL GALLO, MEDIANO DI MISCHIA DELLA RUGBY SAMBUCETO A SOLI 17 ANNI GIOCA DA VETERANO E SOGNA – (di Stefano Leone)
Ha compiuto 17 anni non più di due mesi fa, lo scorso novembre. Gioca titolare nell’Under 18 della quale è capitano ma ha già esordito nella Seniores della Serie C1, in pratica la “Cadetta” della Gran Sasso di Villa Sant’Angelo dell’Aquila, formazione che sta sbaragliando le avversarie in Serie A. Arriva all’appuntamento con dieci minuti di anticipo. E’ un particolare non irrilevante. La sua faccia, vestito da “civile” è quella rassicurante di ogni ragazzo per bene di quell’età. Altra faccia quando è in campo. Concentrata, seriosa, accompagnata da uno sguardo severo e arcigno. Si chiama Erik Del Gallo, il 18 novembre 2014 ha compiuto 17 anni. Nacque a Pescara e, forse anche la sua culla era ovale. Da vicino, in abiti “borghesi”, appare timido. A nulla contribuisce quella barba che, come quasi tutti a quell’età, lasciano crescere spinti da un irrefrenabile senso di essere ormai adulti. No, Erik è un ragazzo. Un ragazzo al quale il padre, ex giocatore di football americano a Pescara, un giorno gli fece vedere una palla ovale e gli disse: “…provala, è una bella palla”. Cominciò così la storia fra Erik e il rugby. Si, il rugby e non il football americano, la disciplina che era stata di suo padre. Quel ragazzino, aveva appena 6 anni allora, provò con i suoi coetanei dell’Under 6. Si, proprio quei fantastici bambini pieni di tenerezza, ancora, ma che, con un caschetto e un paradenti, fanno sguardi da duri come volessero mangiare il mondo. Iniziò così la storia fra Erik e il rugby.
- ERIK, PERCHÉ IL RUGBY E NON IL FOOTBALL AMERICANO?
“Perché non volevo fare lo stesso sport che fece mio padre. Allora papà mi portò a provare il rugby. In fondo sempre di palla ovale si trattava, (sorride sornione N.d.r.), mi piacque e continuai”
- COSA RICORDI DEGLI INIZI?
“Che fu abbastanza dura ma la grande voglia di giocare e divertirmi mi fece andare avanti”
La storia di Erik con la palla ovale si snoda così, crescendo nelle varie categorie del minirugby, (U6, U8, U10, U12), poi le giovanili con U14 e U16, fino ad approdare nella categoria Under18, nella quale, lui diciassettenne, ne è ora il capitano. Il suo ruolo è mediano di mischia. D’altronde, il suo fisico ricalca perfettamente le caratteristiche del giocatore di quel ruolo: brevilineo, velocissimo, occhio a capire subito la giocata giusta, movenze tecnicamente impostate già al ruolo e, a dispetto di un fisico non teutonico, una tecnica di placcaggio che difficilmente lascia in piedi l’avversario.
- ERIK, COSA PROVI MAGGIORMENTE PRIMA DI UNA PARTITA?
“Sono sempre molto tranquillo, perlomeno cerco di esserlo. Certo, non nego che una dose di ansia la provo sempre soprattutto se la partita è di una certa importanza”.
E si, perché nella corrente stagione agonistica, 2014/2015, il ragazzino è stato fatto esordire in serie C1, (che è la Cadetta della Gran Sasso Rugby di Villa Sant’Angelo (AQ) che sta dilagando nel campionato di serie A); la copia di tecnici, Gianluca Capone e Marcello Recinella, hanno molta fiducia nel ragazzino che, in campo con gente che ha calcato, (e calca ancora), campi di serie A o serie B, dimostra di avere grande spessore caratteriale senza timori reverenziali.
- COSA PENSI, COSA PROVI QUANDO SCENDI IN CAMPO, PARLIAMO DELLA SERIE C, CON COMPAGNI E AVVERSARI MOLTO PIÙ GRANDI DI TE E CHE HANNO CALCATO CAMPI DI CATEGORIE SUPERIORI?
“Solitamente sono molto concentrato sulla partita, senza tenere conto di fattori che possano crearmi remore psicologiche. Certo, sono consapevole di giocare con gente che ha una esperienza assolutamente superiore alla mia e questo mi fa propendere nell’avere rispetto ma non complessi di inferiorità. Cerco di rubare esperienza e competenza prendendo ciò che di buono posso prendere da compagni e avversari di esperienza superiore alla mia. I miei allenatori, poi, hanno un ruolo importante per me nel darmi i suggerimenti tecnico tattici che aumentino il mio bagaglio di esperienza”.
- QUALE È IL TUO RAPPORTO CON I COMPAGNI?
“Mi piace vivere l’ambiente che c’è fra noi; una squadra lo è quando si sta in campo ma soprattutto quando si sta fuori. Mi piace stare con loro, scherzare, ridere ma anche affrontare insieme impegno, concentrazione e fatica”.
Ecco, tu lo ascolti mentre risponde alle domande e, di tanto in tanto, devi ricordare a te stesso che hai davanti una ragazzino appena diciassettenne che parla come un navigato protagonista del 6 Nazioni. Questa è la caratteristica che fa di un atleta emergente una promessa: l’umiltà nella consapevolezza, comunque, dei propri mezzi. Il ruolo in campo, di Erik, d’altronde ci ricorda che, il mediano di mischia, di solito relativamente piccolo, ha un’ampia visione di gioco, una grande abilità nel rispondere velocemente alle situazioni di gioco e buone capacità nel gestire la palla con le mani e nei calci. Spesso i mediani di mischia sono molto loquaci durante le partite. Anche se è tecnicamente contro le regole, molti mediani di mischia avvertono l’arbitro di falli e infrazioni commessi dalla squadra avversaria. Tutto questo, infatti, lo si trova in questo ragazzino dalle grandi speranze e dai grandi sogni. Come lui, altri giovanissimi sono emergenti, nella società del Rugby Sambuceto 2008. Bisognerà assumere l’impegno di lavorare per loro. Per loro, per il loro futuro ma anche per il futuro di uno sport che fonda le sue radici nel far crescere atleti ma soprattutto nel “costruire” uomini. Allora facciamo si che Erik Del Gallo cresca, cresca con la consapevolezza di avere doti e speranze ma, al di sopra di tutto, facciamolo crescere senza farlo smettere di sognare.


11 Gennaio 2015

Categoria : Sport
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.