Svincolo Cermone, molte tardive polemiche


L’Aquila – (Foto: incidenti a catena al Cermone, e l’anfiteatro di Amiternum) - Maggio 2014, sui giornali compaiono le dichiarazioni dell’assessore Pietro Di Stefano sull’ok dell’Anas al nuovo svincolo del Cermone, tra la ss.80 e la 260. “Si tratta dei lavori di miglioramento delle attuali condizioni di sicurezza stradale mediante un nuovo svincolo con la strada statale 260 e la strada statale 80. Un tracciato stradale di circa un chilometro che, di fatto, realizza il famoso collegamento con la città di Amatrice senza i pericoli per la viabilità che ci sono adesso all’altezza del Cermone - spiega - La strada di comunicazione L’Aquila Amatrice, che ha già il terzo e quarto lotto coperto da finanziamento, adesso potrà contare sull’ultimo tassello mancante”.
“E’ una vittoria storica per le popolazioni dell’Alto Aterno che avvicina i comuni di quell’area alla città capoluogo attraverso un percorso strategico, caratterizzato da bellezze naturali e protette di invidiabile rilevanza – conclude l’assessore – ed è una vittoria per la città dell’Aquila che può finalmente dare corso ad un altro dei progetti strategici ricompresi nel piano di ricostruzione: la riconnessione dei due poli archeologici nell’area di Amiternum, da sempre colpevolmente divisi dalla statale 80″.

Oggi le cose sembrano essere cambiate e si levano proteste e rilievi – pubblicati anche dal nostro giornale – sul progetto di viabilità ritenuto minaccioso per l’area archeologica di Amiternum. Forse è un po’ strano che tutto avvenga dopo tanto tempo, visto che la notizia degli imminenti lavori risale ad almeno una decina di mesi orsono.
In sostanza, una nuova strada che eviterà il pericoloso svincolo doppio (uno verso Preturo, l’altro alla deviazione tra la ss.80 e la 260, che porta verso l’alta valle dell’Aterno). Un progetto – a dire il vero non molto illustrato all’opinione pubblica – che toglierà di mezzo la strettoia del Cermone tra negozi, locali, pompe di benzina, officine e vecchi insediamenti. Un luogo costellato da incidenti anche molto gravi, privo di un’adeguata segnaletica e di protezioni per i pedoni, dove è micidiale persino attraversare la strada. Come in tanti altri tratti stradali, assolutamente assente ogni segnaletica orizzontale e ogni traccia di passaggi pedonali zebrati. Insomma, una trappola per veicoli, e soprattutto per pedoni.
Previsti anche un raccordo tra viale delle Fiamme Gialle e la provinciale verso Cascina, che si diparte dalla strada principale per Preturo, e una corta galleria di meno di 70 metri.
L’area è di alto valore archeologico, e il progetto, viene spiegato, consentirà anche di omogeneizzare lo spazio dell’area archeologica attualmente spezzato in due dalla 80. Ovvio che tutti ci aspettino tutele e rispetto per gli insediamenti archeologici. Ma forse le cose vanno viste con maggiore realismo. Esiste un progetto di grande viabilità lungo la Valle Aterno, la famosa e annosa superstrada per Amatrice, solo in parte esistente. Un canale di traffico da e per il Cermone, che acutizza i pericoli e le situazioni attuali di grande precarietà per veicoli e pedoni. Inoltre, una serie di centri commerciali e punti vendita già esistenti, che richiamano e producono altro traffico. E la rilevante realtà demografica di Pizzoli, che sfiora ormai i 6.000 residenti inclusi i terremotati aquilani.
Dovrebbe essere chiaro per tutti che il nodo stradale del Cermone va modificato e adeguato alle esigenze. Con degli interventi sulla viabilità, che sono appunto quelli previsti e oggi da alcuni contestati.
La logica e il buonsenso vorrebbero che si esiga la tutela e il rispetto dei beni monumentali e storici, non la improponibile cancellazione del progetto stradale. E soprattutto, non tardive polemiche infruttuose. Con il rischio del solito masochistico braccio di ferro sul sì e sul no.
Del resto, un’area archeologica mal servita, sprovvista di aree di parcheggio, tagliata a metà da strade maggiori e minori, non serve certo alla cultura archeologica. A meno che non si desideri mantenere ciò che è sempre stato: cioè niente scavi, niente valorizzazione di Amiternum, niente di niente in nome del niente tanto caro a conservatori, avvezzi a gettare con l’acqua sporca anche il bambino.


11 Gennaio 2015

Categoria : Cronaca
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