Il nonno dagli occhi vivaci


Non sempre i commiati – neppure quelli definitivi all’insegna del “mai più” – riescono a commuovere. L’uscita di scena di Giorgio Napolitano, invece, coinvolge, spinge alla melanconia, nonostante lo sgradevole teatrino della successione dia il consueto disgusto. La politica non tradisce mai quel senso di sgradevolezza che le è proprio. Il vecchio è appena tornato a casa, il nuovi che aspirano alla sua poltrona scalpitano senza ritegno. Si ordiscono trame, si inzuppa il biscotto nella brodaglia dei retroscena, degli accordi, delle trattative. Direte: non può che essere così, così è sempre stato, anzi ai tempi dell’impero romano si usciva di scena con un pugnale tra le scapole, vibrato da madri, fratelli, cugini, generali, grandi sacerdoti. La storia insegna sempre qualcosa, persino in tempi, come gli attuali, in cui non si studia quasi più.
Napolitano ci lascia a 90 anni: ci mancheranno i suoi occhi rotondi e vivacissimi, quel suo sguardo di persona che ne ha viste (e anche vissute in prima persona) tante e tante ancora. Ma non ha smesso di tenere saldi i suoi valori.
L’ex presidente è stato per L’Aquila un visitatore (Onna, settembre 2009) commosso e partecipe, ai tempi del terremoto, e anche prima. Rispettava i ruoli e le scalette, le procedure e i rituali. Non picconava, ma neppure le mandava a dire. Aveva una sua storia senza cedimenti e mezze misure, da comunista fervente fin dai tempi della gioventù napoletana accanto al suo amico Rosi, che invece socialisteggiava. E’ stato un irreprensibile servitore della Costituzione e delle regole democratiche, con qualche non celata simpatia e – con Renzi – una palese condivisione della voglia di riformare e cambiare il paese più sconocchiato, maldestro, zoppicante della UE, il nostro. Ha commosso gli italiani qualche giorno fa, appoggiandosi – indebolito e stanco – al braccio della Boldrini e ad un bastone da passeggio, comparso di recente. Ha commosso, lui che spesso è apparso commosso, il suo lato umano più vistoso. E’ a casa, contento di esserci. In fondo, la definizione di Re Giorgio non gli dispiaceva. Mica i re sono tutti da cestinare. Continui ad esserci, nonno. Sapesse quanto abbiamo bisogno di vecchi saggi e perbene.



14 Gennaio 2015

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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