“I veri munti da anni sono gli allevatori”


Ofena – Dino Rossi (Cospa allevatori contro la Mala Politica) scrive: “Ora si passa alla mungitura delle mucche in piazza dopo aver munto gli allevatori. È patetico da parte della COLDIRETTI il teatrino di qualche giorno fa organizzato in alcune piazze italiane a difesa del latte italiano. Pochi gli allevatori chi vi hanno partecipato, molti personaggi vestiti di giallo sono i dipendenti della COLDIRETTI.
Ci vuole una bella faccia tosta manifestare dopo che le stalle sono state letteralmente massacrate, dalle quote latte e dalla vaccinazione forzata imposta dal ministero della salute, una profilassi ritenuta dannosa e nociva per gli allevamenti italiani.
A quei tempi le OO.PP sostenevano queste scellerate scelte del ministero della salute con la partecipazione dell’ Istituto zooprofilattico di Teramo G.Caporale: non finisce qui! Che dire delle vacche fantasma? Mucche fatte campare sulla carta 82 anni, che per anni sono state oggetto di italianizzare il latte estero e farlo bere agli italiani come se fosse stato prodotto in Italia.
È la stessa COLDIRETTI oggi a divulgare della chiusura delle stalle in Italia, ma i colpevoli chi sono? Vergognaa! Sono sempre le organizzazioni professionali agricole a partecipare sull’accordo del prezzo del latte, si proprio così, gli stessi che hanno organizzato la grande mungitura, siedono ai tavoli delle trattative insieme alle ditte di trasformazione e decidono quanto pagare il latte alla stalla. Sono anni che la zootecnia è al collasso ed il caso di dire: quando le vacche sono fuori si chiudono le stalle!!
L’ultima mazzata è stata data a l’Aquila durante il terremoto. In Italia era rimasta in piedi l’unica centrale del latte, quella dell’Aquila ad essere di proprietà degli allevatori, ma per scelte politiche, come gli interventi per il terremoto sulle attività agricole, ha finito di dare il colpo di grazia ad una struttura che ancora garantiva un prodotto locale agli abruzzesi e soprattutto agli aquilani. Anche questa struttura finita in mano alle multinazionali.
Dopo il terremoto gli aquilani non bevono più il latte locale, i soci produttori della centrale, consegnano il latte fuori regione, alla ditta Del Giudice di Termoli (CB) che dista oltre duecento km, mentre la centrale del latte di L’Aquila è ancora chiusa dal terremoto ed il latte venduto con i marchio “centrale del latte l’Aquila”, viene prodotto non si sa dove, imbottigliato a Perugia. Oggi, dopo i danni fatti alla zootecnia e aver munto per anni gli allevatori, con i corsi di formazione imposti e finanziati dalla UE che agli agricoltori pagano migliaia di euro ogni azienda, i servizi sempre di più cari, per permettere ai dirigenti di percepire un milione e ottocento mila euro all’anno e per mantenere a Roma una sede mastodontica a confine con il Quirinale, si mettono a mungere le mucche in piazza!”.


09 Febbraio 2015

Categoria : Cronaca
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