Lo sport… sporcato da secoli


Avrei voluto scrivere qualcosa su quello che sta accadendo intorno al gioco del calcio, sulle cause, sui colpevoli e sui mandanti e magari mi sarebbe piaciuto un titolo del tipo: “Il pallone sgonfiato….” ma poi leggendo qui e la ho avuto la conferma di quel che già sospettavo da tempo.
In particolare un’intervista del notissimo giornalista Pasquale Coccia a Roberta Sevieri, docente di letteratura greca all’università di Trento sui rapporti tra politica, corruzione e sport nell’antichità mi ha confermato che i miei sospetti erano più che fondati.
Alla domanda su quale fosse il rapporto tra sport e corruzione nell’antica Grecia, la studiosa risponde che:”…i primi corrotti erano i giudici e che fin dalla prima edizione dei giochi olimpici, nel 776 a. C., per gli atleti, tutti aristocratici, la vittoria era importantissima sotto vari aspetti. I vincitori di una gara, attraverso l’edificazione di una statua o la composizione di un canto, l’epinicio, che celebrava l’impresa sportiva, si garantivano l’immortalità nel ricordo futuro. Inoltre, la vittoria sportiva rappresentava un’occasione di celebrità anche per la famiglia aristocratica cui apparteneva il vincitore, per gli amici delle famiglie alleate, e infine per la città, il popolo. Tutti avevano la loro fetta di notorietà, come avviene oggi…” e aggiunge che”..Pausania (II sec. a.C.), nella sua opera Periegesi della Grecia, una sorta di guida turistica, in visita a Olimpia, ricorda che all’ingresso dello stadio vi erano delle statue chiamate Zanes, costruite con le multe inflitte agli atleti che avevano tentato di corrompere i giudici o gli altri concorrenti per garantirsi la vittoria. Le prime Zanes, sei in tutto, furono costruite nel 338.C., poi a parte alcuni altri episodio di corruzione denunciati pubblicamente, vi fu un vuoto fino all’anno 12 d.C., non perché non vi fossero stati altri casi di corruzione, ma perché corrotti e corruttori si erano fatti più accorti.
Pausania contò circa 200 Zanes edificate a Olimpia, un numero che ci dà il termometro del livello di
corruzione diffuso tra gli atleti e i giudici di gara…”
Ma la cosa che più mi ha colpito è stato il brano dell’intervista nel quale la Prof. Sevieri, al Giornalista che le chiede:”Dallo sport alla politica i corruttori e i voltagabbana non nascono mica oggi?” risponde testualmente:”Certamente, però nell’antica Grecia erano più raffinati, erano più politici. Un esempio è quello di Alcibiade, che alle olimpiadi del 416 a.C. fece correre 7 quadrighe a suo nome, ottenendo il primo, il secondo e il quarto posto. In nome della vittoria olimpica, chiese e ottenne dagli ateniesi di essere nominato uno dei comandanti delle tre flotte, che avrebbero salpato alla conquista della Sicilia, ma la spedizione fu fallimentare. Alcibiade era un politico, che più volte era passato dagli ateniesi agli spartani, per tornare infine con gli ateniesi, un voltagabbana, però i passaggi da un fronte all’altro li faceva con più stile. Oggi mi sembrano tutti un po’ più rozzi.
Impossibile negare che questo accenno al “trasformismo” in politica pare la fotografia dell’Italia, in particolare di quella dei nostri giorni.
Non è cambiato nulla da allora, gli imbroglioni c’erano e ci sono adesso, come la gente che più o meno ignara allora come oggi partecipava al rito della competizione, facendo da indispensabile corollario (immaginiamo una corsa fra bighe su una spiaggia deserta anzichè davanti a “spalti gremiti”).
E come allora anche oggi uno stuolo di personaggi spesso veri artefici di tutto il marchingegno che grazie alla pubblicità di “ritorno” scalano vette impensabili per le loro capacità reali.
Troppo comodo comunque salvarsi in calcio d’angolo ( ero partito col pallone, perdonatemi, e con il pallone vorrei concludere….) dicendo che “è il sistema”, che oramai sono tutti ladri, che è tutta una messinscena per fregare soldi. Certo il doppio gioco c’è, sia nel calcio (moltissimo) sia in politica ( in quantità industriale e sicuramente superiore) ma pur ricordando un aforisma particolarmente attuale del buon Giovanni Trapattoni che affermò che ” il pallone è una bella cosa ma non va dimenticato che è gonfio d’aria.” la speranza è che anche fra cento anni sia ancor più attuale quel che, ad un giornalista che le chiedeva come avrebbe spiegato ad un bambino cos’è la felicità, rispose la teologa tedesca Dorothe Solle, dicendo:” “Non glielo spiegherei..gli darei un pallone per farlo giocare”.


01 Luglio 2015

Categoria : Senza categoria
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