Cittadella giudiziaria: la Regione per il Tribunale sede del processo del Vajont


L’Aquila – Il Presidente della Regione Gianni Chiodi ha presentato questa mattina a L’Aquila il piano per la creazione di nuovi spazi e la ristrutturazione di quelli danneggiati, destinati ad ospitare gli sfollati uffici giudiziari aquilani. Secondo la Regione l’obiettivo è la creazione di una “cittadella giudiziaria” attraverso l’integrazione di più edifici, alcuni di proprietà comunali, situati tra il Palazzo di Giustizia di via XX Settembre e l’area di Pile.  Preventivati 30 milioni di euro, stanziati dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) con delibera del 6 ottobre. Oltre agli interventi sul Palazzo di Giustizia di via XX Settembre che prevedono il restauro di parti parzialmente agibili, la demolizione e ricostruzione delle parti irrimediabilmente danneggiate, è previsto anche il recupero, per altro già iniziato nell’ottobre scorso, della vecchia stazione ferroviaria di Pile destinata a sede della Procura Generale della Corte d’Appello. L’ultimazione di questi lavori è prevista per fine gennaio, secondo la Regione. Previsto anche un parcheggio nel luogo dell’adiacente ex mercato ortofrutticolo.

L’edificio di via XX Settembre, sede del Tribunale, sebbene di costruzione relativamente recente è stato largamente danneggiato dal terremoto. Il complesso fu costruito in due fasi, un primo blocco nella prima metà degli anni ’60 e un secondo blocco negli anni ’80. Ulteriori lavorti di ampliamento per un costo previsto di circa due milioni di euro sono iniziati nel 2006 e sarebbero dovuti terminare nel luglio del 2009. Il Tribunale dell’Aquila venne inaugurato nel 1963 da Amintore Fanfani, allora capo del governo. Divenne subito molto conosciuto in Italia, legato come fu ad una altra catastrofe naturale: nel 1968 divenne infatti sede del processo di primo grado per il disastro del Vajont. Processo che dopo un anno, il 21 dicembre 1969, stabilì la responsabilità umana e si chiuse con pesanti richieste di condanna: l’accusa chiese 21 anni per quasi tutti gli imputati per disastro colposo di frana e disastro colposo d’inondazione, aggravati dalla previsione dell’evento e omicidi colposi plurimi aggravati. (Nella foto il vecchio tribunale oggi danneggiato)


19 Gennaio 2010

Categoria : Cronaca
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