Inquinamento e qualità della vita: dati preoccupanti


L’Aquila – (a cura di Flavio Colacito). In Italia sono più di 84 mila i soggetti che, per colpa dello smog, sono deceduti. Un dato che indurrebbe senza indugio a misure drastiche, come la chiusura al traffico delle citta’ per due settimane. E’ quanto mette in evidenza Giovanni Viegi, Direttore facente funzioni dell’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare (IBIM) CNR, Palermo. “L’inquinamento atmosferico – spiega l’esperto – e’ associato a mortalita’ per malattie cardio-respiratorie, tumore al polmone, ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie (compresa la polmonite) e per asma, incidenza e riacutizzazione di asma, rinite allergica, sintomi respiratori (tosse, espettorato, respiro sibilante, difficolta’ di respiro), riduzione della funzione respiratoria. Inoltre, esso causa un incremento dell’assenteismo lavorativo e scolastico, nonche’ la necessita’ di aumentare le dosi di broncodilatatori nei pazienti con patologia ostruttiva cronica. Determina quindi enormi costi socio-economici”. Nel Rapporto dell’Agenzia Ambientale Europea, ricorda Viegi, emerge che la pianura padana ed alcune grandi citta’ italiane sono tra le zone europee piu’ inquinate. Il Rapporto stima anche il numero annuale delle morti premature in Italia: 59500 per PM2.5, 3300 per O3, 21600 per NO2. Recentemente, l’iniziativa Aphekom in 10 citta’ europee (inclusa Roma) ha stimato che vivere vicino a strade trafficate sia responsabile del 15-30% di casi di asma (eta’ 0-17 anni) e di cardiopatia ischemia e di broncopneumopatia cronica ostruttiva (eta’ oltre 65 anni). “La letteratura scientifica negli ultimi anni – sottolinea ancora l’esperto del Cnr – ha mostrato l’efficacia della chiusura dei centri urbani per circa due settimane al traffico privato (da 11 a 41% di riduzione di eventi asmatici acuti durante le Olimpiadi estive di Atlanta 1996 e di Pechino 2008) e l’efficacia della riduzione cronica dei livelli di concentrazione di NO2, PM2.5 e PM10 sui sintomi e la funzione respiratoria, nonche’ l’efficacia del bando all’uso di carbone per riscaldamento a Dublino nel 1990 (riduzione del 15% di mortalita’ per cause respiratorie nei sei anni successivi). Negli Stati Uniti e’ stato stimato che ogni decremento di 10 microgrammi / metro cubo di PM2.5 e’ associato ad un aumento di 7 mesi nell’aspettativa di vita”.


27 Dicembre 2015

Categoria : Attualità
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.