Ater, 60% di edifici a rischio sismico


L’Aquila – Circa il 60% degli edifici e delle abitazioni di Edilizia Residenziale Pubblica di proprietà delle ATER di L’Aquila – Chieti – Pescara – Teramo e dei Comuni ad alto rischio, deve essere messo in sicurezza antisismica, prima che, come per L’Aquila, sia troppo tardi. E’ la premessa di Pio Rapagnà, del movimento Mia Casa.
“Dopo un convegno svoltosi il 14-15 luglio 2003 a Pescara su “La sicurezza sismica dell’edilizia residenziale pubblica” e promosso dalla FEDERCASA Nazionale, in collaborazione con l’ARET – Azienda Regionale Edilizia Territoriale d’Abruzzo – è stato “lanciato” un piano di adeguamento del patrimonio gestito dalle ATER e dai Comuni abruzzesi, a partire da un censimento della situazione, per riprendere il tema della prevenzione antisismica su tutto il patrimonio abitativo pubblico, riallacciandosi alla ricerca svolta dal 1985 al 1994, con il contributo del GNDT (Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti).
Infatti, dopo le nuove classificazioni delle zone di rischio, che estendevano le aree definite sismiche a nuove parti del territorio regionale abruzzese precedentemente escluse, occorreva avviare una nuova indagine sulla consistenza del patrimonio pubblico collocato in zona sismica, che tenesse conto dell’entità del rischio, anche in considerazione delle condizioni derivanti dalla vetustà.
Dal 1999 al 2009 la Regione, le 5 ATER ed i Comuni abruzzesi classificati ad alto rischio sismico hanno avuto a disposizione più di 250 milioni di euro, ma non li hanno utilizzati per la mancanza di “programmi, piani e progetti” esecutivi. Altrettanti milioni di euro potrebbero essere trasferiti dalla Comunità Economica Europea, se debitamente e documentalmente richiesti.
Il Mia Casa, tra l’altro, su proposta della Federcasa subito dopo il 6 aprile 2009, ha chiesto al Governo il trasferimento immediato dei 50 milioni di euro del “Piano casa” spettanti all’Abruzzo a seguito dell’accordo raggiunto il 13 marzo 2009 tra Governo e Conferenza delle Regioni che prevede fra l’altro che dei 550 milioni di euro stanziati per il “Piano Casa”, duecento vengano erogati con la pubblicazione del DPCM di cui all’art. 11, legge 133/2008 ed i 350 nell’anno in corso, con il contestuale trasferimento aggiuntivo di circa 12.388.250 di euro ove ripartiti dal Ministro Infrastrutture di concerto con il Ministro della solidarieta’ sociale.
Il Documento di programmazione economico-finanziario Regionale 2010-2012 approvato dal Consiglio regionale recita semplicemente che: “Nel settore dell’edilizia residenziale pubblica, la necessità di intervenire sul patrimonio edilizio dannegiato e su quello esistente per la messa in sicurezza si incrocia con il processo di riforma del settore e di riordino delle Aziende operanti nel settore (ARET e ATER), attualmente commissariate per compiere ordinaria amministrazione”.
L’articolo 11 del “Decreto-Legge Abruzzo” parla di “Misure per la prevenzione del rischio sismico” e di “Verifiche ed interventi per la riduzione del rischio sismico”. Esso si riferisce esplicitamente alla messa in sicurezza degli edifici e degli alloggi esistenti nelle “zone contigue” ai Comuni colpiti dal terremoto del 6 aprile e attualmente inseriti inseriti nel “cratere” e riporta anche le fonti di finanziamento alle quali attingere.
Per maggiore chiarezza e precisione si riporta il testo integrale dei 3 commi dell’articolo 11:
1. Il Dipartimento della protezione civile e’ autorizzato ad avviare e realizzare in termini di somma urgenza un piano di verifiche speditive finalizzate alla realizzazione di interventi volti alla riduzione del rischio sismico di immobili, strutture e infrastrutture prioritariamente nelle aree dell’Appennino centrale contigue a quelle interessate dagli eventi sismici di cui al presente decreto. La realizzazione delle predette verifiche ha luogo in collaborazione con gli enti locali interessati e puo’ essere realizzata anche attraverso tecnici dei medesimi enti e di ogni altra amministrazione od ente pubblico operante nei territori interessati. A tale fine e’ autorizzata la spesa di 1,5 milioni di euro annui adecorrere dal 2009. Il mancato avvio dei lavori di messa in sicurezza degli immobili pubblici entro sei mesi dagli esiti delle verifiche di cui al presente comma determina l’inutilizzabilita’ dell’immobile.
2. Con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 1, vengono individuate le aree interessate e disciplinati gli aspetti tecnici e le modalita’ operative, nonche’ stabiliti i criteri di priorita’ degli interventi.
3. Le amministrazioni interessate destinano alla realizzazione dei predetti interventi le risorse necessarie anche attraverso leopportune variazioni di bilancio, ai sensi della legislazionevigente. Nel caso di insufficienza delle risorse disponibili, gli interventi predetti sono realizzati a valere sulle risorse previste ai sensi dell’articolo 14, comma 1 (del medesimo decreto-legge).
Uno specifico studio sullo stato “di sicurezza antisismica” delle Case Popolari, è stato elaborato nel 1999 dalla “Commissione Barberi” e in possesso sia della Protezione Civile Nazionale e sia della Regione Abruzzo. Tale studio è stato rivisto, per conto della stessa Regione, negli anni dal 2003 al 2006 dalla Società “Collabora Engineering” e “ampliato” dalla subentrata “Abruzzo Engineering”. Esso conteneva (e ancora contiene!) anche una dettagliata certificazione sugli edifici pubblici con i lavori da eseguire e le spese da affrontare per rendere “normale e sicuro” lo stato del patrimonio abitativo della Regione Abruzzo”.
(Nella foto Puio Rapagnà)


01 Febbraio 2010

Categoria : Cronaca
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