A cena, coccolati dai maestri cuochi del “caput mundi” Villa Santa Maria


Lanciano – (di Gianfranco Colacito) – Suggestivo l’hotel, il Villa Medici alle porte di Lanciano. Sontuoso tutto il resto, perchè, invidiateci pure, abbiamo pranzato al desco dei maestri cuochi di Villa Santa Maria, caput mundi gastronomico, come dire che di più non si deve pretendere. L’appuntamento era con Domenico Di Nuccio, presidente dell’Associazione cuochi di Villa S.Maria Val di Sangro: la capitale della cucina, il paese che da decenni “sforna” (per restare in argomento) i cuochi per papi e regnanti, magnati e grandi navi turistiche, hotel di mezzo mondo, ristoranti dei cinque continenti. “A New York? Ce ne saranno diversi di cuochi nostri…” ci dice Di Nuccio, non noncuranza, quella di chi è abituato a raccontare verità e fatti davvero non molto consueti in un Abruzzo che, per decenni, ha mandato in giro solo emigranti. Poveri.
La serata al Villa Medici, pianista compreso, era l’adunata annuale dei cuochi e dei ristoratori per il tesseramento: sono migliaia, pare 22.000 nel mondo e in Italia, ed è una forza notevole, una pattuglia sterminata di abruzzesi che “servono” serafici la nostra regione su un piatto d’argento, annaffiata con i migliori vini nostrani, anche loro di grande profilo. Mangiar bene e bere meglio, che volete di più?

Presenti alla cena, elegantemente servita da personale in uniforme gastronomica impeccabile, autorità locali, provinciali, e il sindaco di Villa S.Maria, il giovane Francescopaolo Falconio. Come Domenico Di Nucci, ci conferma ciò che è difficile credere: i giovani diminuiscono nella prestigiosa scuola di gastronomia e arte alberghiera. “Non gradiscono un lavoro faticoso e impegnativo”. Scopriamo che temono di dover sudare troppo togliendo spazio al computer, alla sala da ballo, allo sballo del sabato sera e così via. Ma come, e il bisogno di lavoro?
“Le dirò di più – precisa Di Nuccio – la quasi totalità degli studenti trovano lavoro ancor prima di conseguire il diploma…”. Non ci credetrete, ma è verità. Forse sono da rivedere certe idee sindacali e politiche sulla gioventù che stenta a farsi strada. A trovare un impiego e uno stipendio. La conferma ci viene da un giovanissimo cuoco che ha cucinato per noi: 18 anni. Ribadisce che i suoi coetanei di faticare in cucina non volgiono saperne proprio. Se lo dice lui…

Volete sapere cosa abbiamo gustato? Una serie di piatti creativi, intelligenti, leggeri e serviti a puntino. Farro, pesce, vegetali, pasta (con moderazione), condimenti di sapore, idee e colori. Una bellezza. Altro che il panino con la polpetta e la pizza con la caseina che ti sbattono nel piatto quasi ovunque, a peso d’oro. E naturalmente, vino abruzzese bianco e fruttato, robusto e capace di dare dolcemente, lievemente alla testa, tanto da riflettere sulle cose buone del mondo e di questo suo pezzo che si chiama Abruzzo, pigramente disteso ai piedi della Maiella, dove quasi si bagna le pendici nell’Adriatico, qua nella Frentania.
(Nelle foto Col: Domenico Di Nuccio presidente dell’associazione cuochi Villa S.Maria, il salone del Villa Medici e un primo piatto a base di rigatoni grandi farciti con pesce in un cestello di pasta delicata al forno)


12 Febbraio 2010

Categoria : Cultura
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