Gli annunci e le sparate, il vizio che i politici non hanno perso


PROGETTI, MILIONI, MJEGACANTIERI, MA NON SE NE VEDE UNO -

L’Aquila – (In foto una specie pregiata di bufala, quella aquilana, che predilige i palazzi istituzionali) - Le incompiute aquilane più famose hanno ormai età veneranda, molti anni di più degli otto trascorsi tra la vita precedente e quella attuale. Sono opere stradali tipo la variante per San Gregorio, il raddoppio della 17, la superstrada per Amatrice, i tronchi di penetrazione urbana sulla 80 o sulla 17. Opere di cui si è persa addirittura la memoria. Il piano di rilancio del Gran Sasso, e tra le ultime balle stratosferiche, il ponte sull’Aterno presso la Mausonia. Una balla dissoltasi nella compiacente smemoratezza della stampa come della politica di opposizione. Che non si è opposta mai a nulla. L’Aquila è una città sonnolenta, arresa, rassegnata. Rimpinzata di rotatorie, è satolla.
Non s’indigna neppure agli ultimi annunci divulgati in rete e su carta: progetto per il parco del Castello e la Fontana luminosa, progetto per la Lauretana. Progetti di sopra e di sotto, e nessuno si accorge della ridicola situazione della Fontana luminosa, che ancora non è pronta e completata. Nessuno si chiede dove sia finito l’auditoro donato dai giapponesi. La città non si pone più domande neppure sui faraonici lavori di Piazza d’Armi, sullo svincolo a Quaianni, su quello al Cermone. Tutti beatamente dimenticano il palazzo della ex Cassa di risparmio, quello della Provincia ai quattro cantoni, il progetto dell’exc prefettura, il recupero di viale Croce Rossa (annunciato tre o quattro volte), la desolante vicenda di Porta Barete. Vogliamo parlare della metropolitana di superficie sul tracciato ferroviario (per pietà lasciamo andare la metro urbana).
Chiedevamo, giorni fa, se qualcuno ci poteva far capire perché i lavori al castello durano da otto anni, e quato dureranno a palazzo Margherita. Naturalmente, nessuno ha risposto a niente. Rimane certo che il solo grande lavoro in corso è Collemaggio, ma perché l’ENI ha cacciato tutti via, e ha detto: “Facciamo noi e paghiamo noi, ma statevene tutti da parte”.
La ricostruzione sarà infinita, ma questo tutti lo sapevamo o lo temevamo. Ci ha detto un ex residente in centro: “Aspetto da otto anni e, giuro, non ne so assolutamente nulla della mia casa da ristrutturare. Aspetto”. Ma gli annunci e i cantieri delle balle hanno davvero stancato. Se è strategia elettorale, fa pena.


05 Marzo 2017

Categoria : Attualità
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