Spazio scuola – Liceo Cotugno


L’Aquila – Riceviamo dall’avv. Fabrizio Lazzaro: “CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE quale eco alla lettera aperta dell’Arch. Vincenzo Vivio.
Ho letto le parole dell’Arch. Vincenzo Vivio, racchiuse nella sua
lettera aperta di oggi, già da alcuni pubblicata, e torno sulla vicenda
del Liceo Cotugno.
Premetto che è un piacere ascoltare finalmente una voce fuori dal coro,
dopo avere assistito – come avevo paventato – alla strumentalizzazione
politica di un delicato tema sociale ed alle passerelle di molti
amministratori cittadini che (dopo il mio sfogo pubblico raccolto dalla
stampa) hanno cavalcato l’onda della sicrezza delle scuole, dimentichi
che avrebbero dovuto preoccuparsene, per loro specifico dovere, molto prima.
Mi permetto di aggiungere solo una cosa: siamo già ad aprile; mancano
pochi giorni al fatidico momento in cui il Tribunale Amministrativo
deciderà su ricorso e controricorso che vedono spettatori una manciata
di persone (rispetto alla totalità di famiglie impelagate nel problema);
manca assai poco alla fine di questo anno scolastico e regna ancora la
totale incertezza e la fondata paura di nuovi traslochi.
Ovemai questo dovesse accadare, sono certo che il nuovo viaggio, zaini e
banchi in spalla, avrebbe la destinazione meno auspicabile: il rogo di
un intero anno di apprendimento, che farebbe rimanere solo le ceneri a
perimetro di un buco cognitivo che sarà difficile colmare.
Questa amara vicenda, utilissima ai colorati personaggi che rincorrono
la poltrona di Sindaco, comunque finirà, avrà un epilogo tristissimo e
mai nessuna discussione riuscirà a cancellare i mesi di didattica perduta.
Meno liceali, ma certamente molti più ingeneri dell’ultima ora: su
questo Vincenzo Vivio ha del tutto ragione, così come ha ragione quando
sostiene che piuttosto che affrontare il problema da vicino s’è
preferito andare caccia di colpevoli del malaffare o di fantasmi o di
supertecnici, negando locali e ore di lezione ai ragazzi.
A ben vedere nessuno ancora ha dato certezze per il Cotugno (nè per le
altre scuole cittadine) ma questo non può essere un vago viatico
scioperato per non affrontare responsabilità, specie se pensiamo al
fatto che dal 2009 al 2017 quel plesso è stato quotidianamente
frequentato da moltitudini di persone (anche convegni esterni al
pomeriggio).

Un frate, incontrando un monaco zen e volendolo prendere in giro, gli
disse “senza parlare, spiegami perchè la realtà è dura”.
Il monaco zen gli diede un pugno in faccia. Vincenzo Vivio è il monaco zen.
Noi siamo i frati.
Amen.


02 Aprile 2017

Categoria : Attualità
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